I conti di Microsoft e Google annunciano l'arrivo della crisi economica
Gli scambi a borse chiuse fanno registrare un calo teorico per entrambi i titoli di oltre il 6%: ecco perché
Microsoft e Google: conti ok ma la Borsa non apprezza
Il sistema capitalistico della Silicon Valley è in crisi? L’idea di una crescita esponenziale, sempiterna, costante è entrata definitivamente nel dimenticatoio? Secondo gli analisti aziende come Meta stanno iniziando un percorso di trasformazione lungo, per certi versi doloroso, ma che le consacrerà come imprese stabili e non più come la versione pompata delle garage company. Però quando a presentare i conti sono le sorelle maggiori della galassia fondata da Mark Zuckerberg, la solfa cambia radicalmente. Alphabet – la holding che racchiude le azioni di Google e YouTube – è stata aspramente criticata (e oggi probabilmente ne pagherà lo scotto in borsa) per aver presentato, nell’ordine: ricavi in rialzo, raccolta pubblicitaria in rialzo, utile netto di 13,91 miliardi.
Roba che se una qualsiasi azienda della old economy si fosse presentata ai mercati con queste cifre si sarebbe sentito il rumore dei tappi di champagne fino all’Italia. E invece no. Gli analisti tentennano, sono delusi, rimbrottano il povero (si fa per dire) Sundar Pichai per risultati al di sotto delle attese. E allora vediamoli, questi conti così “drammatici”: Alphabet ha registrato ricavi pari a 69,09 miliardi di dollari nel secondo trimestre dell'anno fiscale (terminato il 30 settembre 2022), in aumento rispetto ai 65,12 miliardi di dollari dello stesso periodo del 2021. Secondo i dati Refinitiv, gli analisti prevedevano in media un fatturato di 70,58 miliardi di dollari.
Le entrate pubblicitarie di Google sono state di 54,48 miliardi di dollari, rispetto ai 53,13 miliardi di dollari dell'anno scorso, e sono state inferiori alle aspettative degli analisti. L'utile netto è stato di 13,91 miliardi di dollari, in calo rispetto ai 18,94 miliardi di dollari di un anno fa. L'utile per azione è stato di 1,06 dollari, in diminuzione rispetto agli 1,40 dollari del 30 settembre 2021. Le attese del mercato erano per 1,25 dollari.
Il problema è duplice: da una parte Alphabet ha ridotto la crescita dall’incredibile 41% dello scorso anno al più modesto 6% del secondo trimestre. Dall’altra, la riduzione delle entrate pubblicitarie su YouTube del 2% rappresenta il primo campanello d’allarme di una possibile frenata dell’economia globale. I venti di crisi soffiano forte sulle economie occidentali, e le aziende corrono ai ripari tagliando gli investimenti in adv.
Uno scenario che si è visto anche con Microsoft. Qua parlare di azienda della Silicon Valley sarebbe decisamente riduttivo, trattandosi di un’impresa che nel 2025 compirà il mezzo secolo di storia. Ha fatto arricchire i suoi tre fondatori (Bill Gates, Steven Ballmer e Paul Allen) in modo quasi vergognoso. E oggi rimane nel ristrettissimo novero delle “trillion company”, aziende con una quotazione in borsa superiore ai 1.000 miliardi di dollari (in compagnia di Apple, Alphabet e Amazon).
Il problema della crisi economica imminente, però, si fa sentire anche nei conti di Microsoft. Che sono migliori delle attese, ma che scontano un calo di cinque punti percentuali nelle previsioni di business di Azure, il cloud per le imprese di Redmond che rappresenta un ecosistema al cui interno si trovano tutti gli applicativi (da Office a Sql) e tutte le feature necessarie per il business. Microsoft non ha mai divulgato dati disaggregati sulla performance economica di Azure, ma certo un calo del 5% rappresenta un brusco stop e un campanello d’allarme per le imprese.
In dettaglio, Microsoft ha registrato entrate pari 50,1 miliardi di dollari nel suo primo trimestre dell'anno fiscale (terminato il 30 settembre 2022), in aumento dell'11% (+16% a valuta costante) rispetto allo stesso periodo del 2021. L'utile operativo è stato di 21,5 miliardi di dollari ed è aumentato del 6% (+15% a valuta costante). L'utile netto è stato di 17,6 miliardi di dollari ed è diminuito del 14% (in calo dell'8% a valuta costante). L'utile per azione è stato di 2,35 dollari ed è diminuito del 13% (in calo del 7% a valuta costante). Il mercato, secondo dati Refinitiv, si aspettava in media un utile per azione di 2,30 dollari su ricavi per 49,6 miliardi di dollari
"Questo trimestre le entrate di Microsoft Cloud sono state di 25,7 miliardi di dollari, in aumento del 24% (in aumento del 31% a valuta costante) anno su anno - ha affermato Amy Hood, vicepresidente esecutivo e chief financial officer di Microsoft - Continuiamo a vedere una forte domanda nelle nostre attività commerciali, incluso un altro quarto di solide prenotazioni mentre offriamo un valore convincente per i clienti".
La società ha affermato che prevede che l'attività di Intelligent Cloud registrerà ricavi da 21,25 miliardi a 21,55 miliardi di dollari nel secondo trimestre, leggermente al di sotto delle stime degli analisti di 22,01 miliardi di dollari. "Prevediamo che la crescita dei ricavi di Azure sarà sequenzialmente inferiore di circa cinque punti a valuta costante", ha detto la CFO durante la call con la comunità finanziaria. Le entrate del trimestre in corso dell'unità di personal computer sono state previste tra 14,5 miliardi e 14,9 miliardi di dollari, al di sotto delle stime di 16,96 miliardi di dollari.
Alla luce dei dati, gli scambi a mercati chiusi delle azioni di Alphabet e Microsoft hanno visto un calo teorico del 6,6%, dopo che nei giorni scorsi gli stock erano cresciuti con l’avvicinarsi delle comunicazioni sui dati finanziari. È la fine della Silicon Valley economy? Ovviamente no. Ma è naturale che alcuni paradigmi inizino a mostrare la corda. E Meta, che dall’inizio dell’anno ha perso il 60% della sua capitalizzazione di Borsa; Snap, che ha ceduto l’80% della sua valutazione sono la riprova che qualcosa si è inceppato. L’unico a correre è Twitter, ma lì ci sarebbe lungamente da discutere sull’opa quantomeno corsara di Elon Musk, gran furbacchione e precursore di tendenze.