Il 52% della spesa mondiale sulle armi: l’assurdità economica della guerra

Tutti gli armamenti sono fatti per essere usati e questo per la convergenza di due interessi: quelli delle lobby e quelli dei vertici militari

di Redazione Economia
Guerra Russia-Ucraina, raid ucraino su palazzo governo a Donetsk
Economia

La guerra è un assurdo economico

Con questo scritto intendo dimostrare che la guerra è un assurdo economico. Cominciamo con l’esposizione del teorema: “Usare risorse per distruggere, e poi per ricostruire, è uno spreco delle stesse. Meglio usarle direttamente per tutelare chi ne ha poche, garantendone nel contempo a chi non ne ha, ottenendo lo stesso risultato della guerra e della ricostruzione ma con un risparmio delle stesse”.

Tutti gli armamenti sono fatti per essere usati, e questo per la convergenza di due interessi. Non è complottismo, ma logica degli affari e militare. L’industria degli stessi, che vuole che vengano rinnovati altrimenti non ci guadagna, e i vertici militari, desiderosi di coprirsi di gloria. Naturalmente a spese di chi subisce morte e distruzione. Nel 2017, furono spesi 1,739mld di dollari a questo scopo: U.S.A. 610mld, Cina 228mld, Russia 66mld e 300mln. Se ho fatto bene i conti, il 52% delle spese mondiali del settore. Per non parlare dei costi per garantire la cosi detta sicurezza, spese necessarie per una opzione militare.

Questo è il primo aspetto del carattere anti economico di un’economia di guerra. Quanto costano un ospedale, una scuola, un’università? Quanti progetti di sostegno ad un’economia di benessere si possono finanziare, educazione alimentare e produzione degli stessi comprese, con questo denaro? Questo rende le spese militari un doppio costo: l’acquisto degli armamenti, e i danni causati dalla mancata implementazione delle spese alternative. Il fatto che le persone non possano curarsi e studiare per i continui tagli a sanità ed istruzione, rende le loro potenzialità nascoste inutilizzabili, perché non potranno emergere. E perché non ci crederà nessuno. E chi potrà permettersi di pagare privatamente, dovrà toglierle ad altri consumi. Quanti posti di lavoro sono a rischio, e quanti lo saranno, con questa politica? Si parla di crescita, che non potrà mai essere infinita se si regge su produzione e consumo di beni materiali, ma la crescita si ha se il denaro viene messo in circolo. Se si taglia, cosa si mette in circolo?

Non è detto che tutte le spese militari siano segnate come tali. Le missioni militari all’estero possono essere segnate sotto il ministero degli esteri, e non apparire come tali. Ma i costi vi sono ugualmente, sottratti ad altri usi. Mi rendo conto che è impossibile che le spese militari in blocco, o la maggioranza, siano immediatamente sostituite con questa tipologia di investimenti. Si potrebbe cominciare a scegliere tra due opzioni. Una riduzione delle spese militari del 5.00% annuo, 86.95mld di dollari se i valori di spesa fossero sempre come quelli del 2017. Oppure una tantum del 15.00% che sono 260.85mld di dollari. Metterebbero in circolo il denaro in maniera più produttiva, investendo in salute ed educazione delle persone, queste persone avranno la capacità fisica e conoscitiva per dare il loro contributo al benessere. Più che le persone che lavorano nell’industria degli armamenti. Che possono essere impiegate in quei settori, e nei settori che si avvantaggerebbero di questa politica, nel caso di perdita del lavoro.

Se non sanno come operare la riduzione di cui parlo più indietro, mi permetto di dare un suggerimento. Si cominci con eliminare tipologie di armamenti il cui mantenimento è molto costoso, anche per le implicazioni sociali nei paesi che sono tenuti ad ospitarli, in base ad accordi militari. Gli armamenti nello spazio, quegli elettrici e a frequenza (MUOS compreso), e quelli nucleari (Implementare un trattato, firmato all’ONU il 07/07/2017, che li mette al bando). Si possono poi inserire alcuni punti negli accordi militari, provando ad immaginare il risparmio annuale e il valore delle risorse recuperate.

Le basi sono territorio europeo, e pagano tutto fino all’ultimo centesimo, restituendo soldi, sconti, facilitazioni finora ottenuti. A partire dall’implementazione avvenuta, alle basi Nato sarà dato un contributo di €5mld/anno da ripartire tra le stesse.

In attesa della loro totale eliminazione, tutte le armi nucleari, nello spazio, a frequenza ed elettriche, lascino l’Europa. Ogni tentativo di farle attraversare il territorio via acqua, aria, terra andrà trattato come un atto di guerra. Anche le grandi opere sono parte di un’economia di guerra. La tratta ad alta velocità Torino Lyon, ad esempio. Guerra all’ambiente, per cominciare. A pagina 3 di Torino Cronaca, ora Cronaca qui, del 07 gennaio 2006, in un articolo a firma Luigi Paonessa, così si legge: “Sulla vicenda tav la presenza di amianto, l’aumento del traffica pesante e l’inquinamento atmosferico nei pressi di cantieri e discariche non sono solo un’invenzione di giornali o un dubbio dei cittadini ma dati concreti che riempiono pagine di atti ufficiali della Regione e della Commissione Tecnica sul progetto di alta velocità Torino Lione che ha dicembre ha pubblicato una corposa relazione sullo stato di avanzamento dei lavori sulla tratta….” .

“A questo si aggiungerebbe un lavoro di esame delle problematiche inerenti l’escavazione, trattamento e lo stoccaggio dei materiali pericolosi (rocce contenenti amianto e minerali caratterizzati da radioattività naturale) oltre al monitoraggio continuo di fattori ambientali (aria, acqua, rumore), poche righe che sintetizzano come la paura amianto non sia infondata”.

Guerra alle finanze pubbliche, con solo una parte dei costi che va ai costruttori materiali. In che tasche va il rimanente? A chi dice che così non si fa mai nulla, rispondo che, una volta, un atteggiamento simile sarebbe stato definito mafia. Ma una volta non c’era il Pendolino, treno ad assetto variabile che viaggiava sulla linea strica in Valle Susa, arrivando a raggiungere anche 200/250 km orari?

Passiamo alla ricostruzione post bellica. Dopo un conflitto, convenzionale o meno, si dovrebbe avere la ricostruzione. Come nel caso delle guerre in Medio Oriente, si ha un’occupazione del territorio, con i costi dovuti alle persone che indossano una divisa alla manutenzione del materiale. E poi la ricostruzione. Un doppio costo da aggiungere a quelli della fase precedente, che parte con le spese militari e continua con l’azione militare vera e propria.

Ecco perché la guerra è un’assurdità economica. Tempo e risorse sprecati, in quanto si potevano risparmiare entrambi. Ma questo ragionamento non basta. La guerra è un gioco non cooperativo, dove le parti in causa vogliono la vittoria su chi viene definito nemico. Per ottenerla devono avere una strategia per ognuna delle possibili situazioni in cui si possono venire a trovare, anche se non si verificasse, per non trovarsi spiazzati al possibile verificarsi della situazione.

Questo desiderio di vittoria porta a non considerare l’aspetto anti economico della belligeranza. Ma non bisogna solo dimostrare che la guerra è un assurdo economico. Bisogna anche dimostrare che vi è un’alternativa ad essa, e più efficace. Una prova ulteriore della sua assurdità. Un dilemma è il seguente: la guerra si tratta di una contrattazione fallita, o di una contrattazione rifiutata (opzione di chi la vuole a priori)? Sempre una strategia è, ma chi vi ricorre deve aver valutato prima le vere forze in campo. Giusto per non avere sorprese, ritrovandosi poi tra gli sconfitti per avere creduto alle stesse notizie non vere che si diffondono. Una situazione del genere sarà anche una sconfitta economica, in quanto i vincitori si prenderanno tutto.

Ma che cosa è una contrattazione? Ne Il problema della contrattazione, John F. Nash Jr scrive ’Una situazione di contrattazione a due persone coinvolge due individui che hanno l’opportunità di collaborare in più di un modo per ottenere un reciproco benefico. Nel caso più semplice, che è quello considerato in questo lavoro, nessuna azione intrapresa da uno dei giocatori senza l’assenso dell’altro può danneggiare l’altro. Le situazioni di monopolio opposto al monopsonio, di un rapporto commerciale tra due nazioni e di negoziati tra datore di lavoro e sindacati possono essere considerati come problemi di contrattazione…..’

‘In questa teoria il concetto di “aspettativa” è importante. Questo concetto viene in parte spiegato mediante esempi. Supponiamo che Mr Smith sappia che domani gli daranno una nuova Buick. Possiamo dire che ha l’aspettativa di una Buick. Analogamente, potrebbe avere un’aspettativa di una Cadillac. Se lui sapesse che domani sarà il lancio di una monetina a decidere se gli toccherà una Buick o una Cadillac, possiamo dire che ha un’aspettativa di metà Buick e metà Cadillac. Vale a dire che l’aspettativa di un individuo è una situazione di attesa che può comportare la certezza di alcune circostanze, nonché numerose probabilità su altri fatti contingenti….’

La negoziazione è un comportamento che i giocatori tengono per la soddisfazione dei loro desideri, aspettandosi un risultato per loro positivo. Il risultato che loro ritengono positivo, può essere A oppure B. Oppure possono decidere che va bene uno dei due, non importa quale. Ma come evitare di non ottenere nessuno dei due? Serve una strategia principale, più delle alternative, nel caso l’altro giocatore indovinasse il piano che stai attuando. Se uno dei due giocatori riesce a capire che una delle sue aspettative non danneggerebbe l’altro giocatore, ma gli lascerebbe un certo grado di soddisfazione, allora dovrebbe puntare su quell’aspettativa. A meno che non voglia lasciare l’altro giocatore totalmente umiliato. Chi sceglie questa strada deve capire che, ad una partita successiva, l’altro giocatore potrebbe avere in mano carte migliori delle tue. E lasciarti allo stesso modo in cui lo lasciasti te.

Vale la pena correre il rischio? Meglio tentare di negoziare, anche considerando quanto precedentemente scritto sulla valutazione delle forze in campo. Ma ecco cosa scrive Nash ‘…. Ora, dal momento che la nostra soluzione dovrebbe consistere di aspettative razionali di guadagno per i due contendenti, queste aspettative dovrebbero poter essere realizzate per mezzo di un adeguato accordo tra i due. Dovrebbe quindi esistere un’aspettativa che fornisca a ciascuno il livello di soddisfazione che si aspetta. E’ ragionevole pensare che entrambi, essendo razionali, si accorderebbero su questa aspettativa o su una equivalente…..’

Questo tipo di accordi, che consentono situazioni di equilibrio soddisfacenti per ogni giocatore, fanno parte della partita della convivenza. Il funzionamento della medesima altro non è che un procedimento matematico. Se si riesce ad ottenere, si ha la vittoria, in caso contrario si ha la sconfitta, possibile in caso di giochi non cooperativi (il titolo della tesi di dottorato del 1950 di John Nash).

Perché si possa parlare di convivenza come alternativa alla guerra, e così dimostrare che la stessa è un assurdo economico, bisogna vedere quali modelli possono funzionare. Sperimentati, bisogna trovare le risorse per estendere il modello. Ma esistono modelli di convivenza che funzionano? A Riace, in Calabria, c'era un modello che funzionava. Invece di tenere le persone in un centro a carico dello stato tramite chi gestisce la cosa, aveva scelto un'altra strada. Le persone arrivate in Italia erano inserite nel tessuto produttivo, in coppia con una persona italiana, che si stava riprendendo anche se si era agli inizi. Il ministro degli interni fece arrestare il sindaco di Riace per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Assolto, gli fu impedito di rientrare a Riace per non reiterare il reato. Cosa significa il comportamento del ministro degli interni, che blocca un modello che funziona?

Riprendo quanto scritto in altra sede sul funzionamento della convivenza, così si può decidere come sperimentare l’adattamento del Modello Riace alle realtà locali. Un’equazione è un’operazione con il quale, sommando o moltiplicando un termine noto con un’incognita, si ha un dato risultato. il termine noto è la situazione attuale, l’incognita come si reagisce ad essa (la causa che mettiamo), il risultato è l’effetto. Ma non pensate sia così semplice. La causa che mettiamo è anche causa di risposte altrui. Il risultato finale è un nuovo termine noto che spingerà a mettere ulteriori cause. Si chiama simultaneità di causa ed effetto.

Ora cerchiamo di capire quali elementi entrano in gioco e cosa significano. Degli elementi della teoria dei giochi, le dispense di economia di M. Fontana e R. Balconi ne indicano quattro. Ma quali sono questi elementi? 1-I giocatori, che sono i popoli e le culture; 2-Le azioni cioè l’insieme delle mosse a disposizione dei giocatori; 3-l’informazione, che può cambiare le decisioni dei giocatori; 4Le strategie, cioè l’insieme dei possibili piani d’azione: una strategia, dunque, specifica un’azione per ognuna delle situazioni in cui il giocatore può essere chiamato a decidere ( indipendentemente dal fatto che poi venga effettivamente a trovarsi in quella situazione ); 5-I play – off, (o le vincite), gli esiti del gioco per ciascun giocatore: la sconfitta, cioè rifiuto totale, assorbire gli altri, farsi assorbire gli altri, e la vittoria, cioè la convivenza. Questo per la partita iniziata. Ma esiste un altro elemento precedente ad essa. La fonte di ispirazione, che spinge a partecipare alla partita.

Fornendo la determinazione ad andare fino in fondo. La situazione attuale della convivenza, o termine noto, sono tutte le incomprensioni e accuse reciproche. Nessuno di noi è totalmente innocente o colpevole nel campo dell’odio e della discriminazione. Per citare una canzone, siamo tutti vittime e carnefici. Noi popoli di questo pianeta siamo i giocatori. Sta a noi prendere in mano la partita, cogliendo l’attimo. Cerchiamo di capire che tutto ha una causa, che agisce sulla situazione di partenza producendo un effetto.

Quindi, a seconda dell’azione che mettiamo, ci troveremo con un dato effetto. Che non si scappa da esso, perché appena si presenta una causa esterna esso appare. La convivenza è un gioco cooperativo dove l’interesse dei giocatori non è quello di sopraffare gli altri. Anche dal punto di vista economico ha la sua utilità, perché l’essere comunità significa anche solidarietà organica. E visto che economia vuol dire governo della casa, economia vuol dire benessere. Cosa che non ha nulla a che fare con le politiche di acchiappare le risorse altrui. Ne con la teoria della specializzazione secondo cui alcuni paesi si devono specializzare in materie prime. Perché se vendi le materie prime a un dato prezzo, devi comprare i prodotti finiti ad un prezzo più alto. Quindi come potrà mai trovare le risorse per crescere secondo la teoria dello sviluppo continuo? Bilancia commerciale in deficit, e non solo quella. Una teoria che contraddice se stessa. Anche considerando giusto lo sviluppo continuo, che non tiene conto che le risorse non sono infinite, non è meglio investire in beni e servizi invece che in morte e distruzione?

Ma come avere lavoro e benessere senza crescita, intesa come materiale? E se si puntasse su cultura e turismo? Musei e monumenti esistono già, così come le bellezze naturali (sempre che non vengano distrutte). Le strutture ricettive ci sono. Servono tutele per il personale che lavora nel settore, anche chi è facchino o cameriera ai piani, che non riguardano solo la paga ma anche le condizioni di lavoro. Anche per garantire un servizio di qualità che chi è sottoposto a determinate condizioni, fossero anche per risparmiare, non potrà mai garantire. Si tratta quindi di puro interesse da parte delle strutture del settore.

Non vi è solo la cultura intesa in senso tradizionale, che è di per sé lodevole. Servono eventi che parlino di convivenza e giusti e retti rapporti tra noi umani e le sorelle e i fratelli dello spazio. perché non sono brutti, sporchi e cattivi, come vengono dipinti dai film. Non è che c’è la mano dei militari in questa descrizione? Qualcuno non proprio spiritualmente evoluto e per nulla ben disposto verso di noi, che magari ci considera da sfruttare o da togliere di mezzo, ci sarà. Anche se questo considerarsi superiori ad altri, mi ricorda qualcosa….

Non bisogna solo pensare agli abitanti di altri pianeti ed ai loro veicoli per una questione tecnologica. Sono esseri viventi che hanno una coscienza e dei sentimenti anche loro. Sarebbe meglio darsi da fare per attivare la connessione del cuore, lasciando perdere la tecnologia. Per ora. Avete presente cosa significa convivere? Non doversi preoccupare che qualcuno ti dia delle gravi difficoltà, che ti derubi o attenti alla tua vita? Non si vive solo più tranquilli, così ci si può veramente godere le proprie risorse.  Si risparmiano le risorse destinate alla sicurezza.

La giornalista – scrittrice Giuditta Dembech diffuse anche la conoscenza del Wesak, utile ad abbattere i muri tra le religioni con il dialogo. Ma che cosa è, esattamente? Il principe Siddharta, dopo avere condiviso la sua illuminazione, lasciò il corpo fisico e si trovò sulla soglie del Nirvana. Ad attenderlo i Maestri, esseri che si evolsero così tanto da andare oltre la fede di origine. Si voltò e vide la sofferenza degli esseri viventi. Fece voto di non entrarci fino a dopo l’ultimo degli esseri umani. E promise che, una volta l’anno, avrebbe portato la Sua benedizione. Nel 1081, Torino fu la prima città dell’occidente a renderlo pubblico. Giuditta lo condusse fino al 2014, poi si fermò. Ora tocca a noi.

Ricardo Gonzalez è un contattato del Perù. I suoi contatti vengono dal pianeta Apu, ma non in questo tempo. Vengono dal nostro futuro, il loro presente, per avvertirci di cosa ci capiterà se non invertiamo la nostra rotta. Fatta di indifferenza se non di odio. Per il pianeta e per la razza umana. Saremo costretti ad emigrare su un altro pianeta, su cui gli apuniani ci accoglieranno perché vissero questa esperienza prima di noi. Alcuni hanno origini del nostro pianeta.

Ricardo è contattato da Antarel e Ivika, quest’ultima con antenati di questo pianeta. Ad un incontro sul monte Shasta, California del nord, partecipò anche la giornalista italo – americana Paola Leopizzi Harris. Che ebbe anche lei un contatto, e contribuisce a diffondere il messaggio degli apuniani riguardo ai cambiamenti necessari per evitare il disastro di cui noi siamo responsabili. Ma qual è questo messaggio?

Dal sito di Paola Harris ‘“Come nel film Incontri ravvicinati del Terzo Tipo, cosi sono stata invitata”.

Questo film dell’anno 1977, ha dato inizio alla mia vita come ricercatrice del fenomeno ufo. In seguito a tale film, sono andata a cercare il “padre dell’ufología”, l’ astronomo Dr. J Allen Hynek, ed ho lavorato con lui per 6 anni, fino alla sua morte. Per questo, tale film ha avuto un “seguito” con l’invito a prendere parte ad un contatto reale, 34 anni dopo, il 20-21 settembre del 2014. L’anno scorso, stavo conducendo alcune ricerche di contatto con gli extraterrestri umanoidi, quando ho incontrato Ricardo Gonzalez del Perù. Così l’ho intervistato per la mia rivista italiana XTIMES. L’essere che lo contatta è un cosmonauta di aspetto atletico, alto tre metri, proveniente dal sistema di Alfa Centauri. Dice di chiamarsi Antarel’.

Riprendo parte dell’intervista che Paola fece a Ricardo. Uno spezzone più grande si trova nell’elaborato nato come mia tesi triennale (Contatto, quali implicazioni?). P.H.: Parlami del messaggio…

R.G.: «L’ho studiato per anni, confrontandolo con quello di altri esseri che lo hanno trasmesso tramite altri testimoni. Nel mio caso, sono in contatto con un gruppo di extraterrestri che non vengono con finalità negative. Sono una specie di sociologi e antropologi cosmici. Per questo hanno scelto di contattare la popolazione dell’America Latina… Se avessero contattato persone in Europa o Stati Uniti, forse avrebbero una prospettiva del contatto diverso, meno aperta perché si tratta di una cultura diversa ».

P.H.: In America Latina è possibile una sorta di “connessione del cuore”?

R.G.: «Sì, è molto importante avere una connessione del cuore anche per questi esseri, perché ne hanno bisogno. Non sono interessati solo a un contatto mentale o tecnologico, ma anche emotivo. Questo tipo di contatto emotivo è ciò che maggiormente permette loro di crescere. Noi in questo modo li aiutiamo a crescere e, viceversa, loro aiutano noi a evolverci. La cosa complessa del contattismo è che nell’universo c’è di tutto, e hanno agende diverse. Credo che siamo tutti fondamentalmente d’accordo che il nostro mondo si trovi in una situazione di quarantena e sotto osservazione. Ma ovviamente sappiamo che ci sono interessi che stanno cercando di confondere la gente e promuovere un aspetto pauroso del contatto. Per questo, a mio modesto parere, il fenomeno dei rapimenti, i Grigi e l’intervento militare sono stati esagerati. È diventato un commercio…»

Perché ci sia un’economia alternativa a quell’assurdità che è la guerra, bisogna prima che il cambiamento inizi dentro di noi. Dobbiamo attivare la connessione del cuore, per connetterci con il pianeta e con il resto della razza umana che la abita. Perché, per citare un detto buddista, se accendi la lampada per il tuo vicino questa illuminerà anche il tuo cammino. Ma dipende da noi. Così come ci costruimmo il destino che viviamo ora con le nostre azioni, così con le azioni che compiamo ora ci costruiamo il destino che avremo nel futuro.

Connessione del cuore vuol dire capire che ognuno di noi è legato alle altre persone e al resto del pianeta. Vuol dire capire che se capita qualcosa al nostro vicino, capita anche a noi. Come scrisse John Donne nella sua poesia Nessun uomo è un’isola, Non mandare a chiedere per chi suona la campana. Essa suona per te. Se non cambiamo noi per primi, qualunque cambiamento esteriore non produrrà effetto duraturo. Sempre che non finisca per degenerare.

Sono giunto alla fine. Spero di essere riuscito a dimostrare il mio teorema iniziale. Il cambiamento interiore, che svilupperò in un altro lavoro, è un elemento fondamentale per capire che vi è un’alternativa. E che questa alternativa dipende da noi. Perché anche se accettaste che la guerra è un’assurdità economica, bisogna anche convincervi che esiste una via alternativa.

Ricordiamoci del detto di Mao, il leader della rivoluzione cinese “Un lungo cammino inizia con un piccolo passo”. Iniziare il percorso di cambiamento è importante, così non solo si capisce che vi è un’alternativa. Ma la si mette in pratica. Con tutti i vantaggi da essa derivanti.

Certo, chi si beve tutto ciò che dicono gli esperti più quotati e titolati di me non crederà a quanto scritto. Impossibile, diranno. Non vi è alternativa efficace per avere benessere. Io rispondo loro con due frasi. Einstein disse: ‘Tutti sanno che una cosa è impossibile, finché arriva un idiota che non lo sa e la realizza’. Napoleone disse ‘Impossibile è una parola che esiste solo nel vocabolario degli stupidi’.

Auguro buona riflessione a chi leggerà questo testo.

Ringraziamenti e fonti

–Le associazioni per il disarmo per aver indicato l’uso che si può fare con le risorse ottenute rinunciando anche solo a parte delle spese militari.

–La campagna ICANW, vincitrice del Nobel per la Pace nel 2017, per il suo contributo alla firma del trattato, e i rappresentanti dei piccoli paesi che firmarono, resistendo alle pressioni degli stati nucleari e dei loro servitori.

–Torino Cronaca, ora Cronaca Qui, del 07 gennaio 2006 , per avere confermato la presenza di amianto ed uranio nelle montagne interessate dai lavori della tratta ad alta velocità.

–Riviste, dispense, libri, sito di Pro Natura Torino e delle varie componenti del movimento NO TAV.

-John Nash, matematico e genio, vincitore nel 1994 del Nobel per l’economia per quanto esposto nella sua tesi di dottorato sui giochi non cooperativi.

– Libri, conferenze, sito internet di Giuditta Dembech.

–Libro e conferenze di Ricardo Gonzalez (www.legadocosmico.com).

–Libri, conferenze, sito internet di Paola Leopizzi Harris.

 

 

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