Iliad pronta a fare shopping in Italia, Reynaud verso una jv con WindTre

Sarebbe vicino un accordo di condivisione della rete in joint venture paritetica tra il colosso francese delle Tlc e WindTre.

di Marco Scotti
Economia
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Iliad, l'accordo dovrebbe riguardare 7.000 siti mobili e poco più del 60% del territorio italiano

Iliad Italia chiude il 2021 a quota 8,5 milioni di clienti e una quota di mercato, per la prima volta, superiore al 10%. Da quanto emerge dalle informazioni diramate oggi, il dato più significativo è però un altro: lo scorso anno è stato raggiunto un Ebitda positivo, a 80 milioni di euro, con un fatturato in crescita del 19% a quota 802 milioni.

Ora però c’è un’ulteriore notizia, cioè che Iliad e WindTre sarebbero vicini a un accordo di condivisione della rete in joint venture paritetica. Lo ha affermato il ceo globale dell’azienda, Thomas Reynaud. L’accordo dovrebbe riguardare 7.000 siti mobili e poco più del 60% del territorio italiano. La rete, d’altronde, rimane il punto attorno a cui si muovono le più grandi difficoltà per gli operatori, che hanno vista facile nelle grandi città, ma non possono permettersi di spendere per portare il 5G in quelle zone più complicate da raggiungere. Da qui la necessità di partnership.

Il vero punto che rimane ancora da scoprire è che cosa intenda fare Iliad sulla rete fissa. È lì che si sveleranno le carte e che qualche colosso inizierà a tremare per davvero. Oggi la fibra di Iliad è presente nelle aree nere, con un’offerta a un prezzo competitivo (15,99 euro per chi è già cliente e 23,99 per tutti gli altri) ma non clamorosamente più basso. Ma quello che appare evidente è che si sta allestendo la strategia “Amazon”: conquistare il mercato con la leva del prezzo e poi garantire una differenziazione dell’offerta e servizi premium.

È l’uovo di Colombo: la compagnia di telecomunicazioni francese, fondata da Xavier Niel, ha completamente cambiato lo scenario competitivo delle telecomunicazioni, rendendo la rete una sostanziale commodity, con un effetto simile a quello portato da Ryanair nel mondo dell’aviazione civile. Non è un caso che la riduzione dei margini sia uno dei più grandi grattacapi per le aziende del settore. Così come non lo è neanche il fatto che Tim abbia provato – con Dazn – a uscire dal suo settore per provare ad ampliare l’offerta. E sappiamo tutti com’è andata.

Tra l’altro, Iliad era stata al centro delle cronache finanziarie nelle scorse settimane, quando aveva avanzato un’offerta da 11 miliardi per rilevare il 100% di Vodafone Italia. La stessa cifra, tra l’altro, è quella messa sul piatto da Kkr per rilevare Tim. E molti azionisti avevano fatto il “tifo” perché l’offerta venisse accolta dall’azienda guidata da Aldo Bisio per poter avere un benchmark e alzare le richieste.

Ma la trattativa non è andata in porto e Tim si trova a dover negoziare un’opa da 0,505 euro per azione mentre il titolo ne vale 0,3 e con la necessità – soprattutto per Vivendi – di vendere almeno a 65,7 centesimi. Nelle scorse settimane, infatti, la azienda che ha il 23,68% dell’ex-Sip ha dovuto svalutare la sua partecipazione per 748 milioni portandola, appunto, a 0,657.

Vodafone Italia ha rifiutato, ha detto il ceo di Iliad “nonostante l'offerta fosse buona, totalmente in cash, con un premio importante e nonostante Vodafone avesse detto di volersi consolidare in Italia”. La parola d’ordine, dunque, è sempre quella: consolidarsi. Lo fanno le banche, lo fanno a maggior ragione le aziende di telecomunicazioni che devono per forza trovare un modo per aumentare la marginalità ora che il Pnrr ha sancito la definitiva spinta del digitale per la ripresa.

Per questo motivo non stupisce che Reynaud abbia comunque annunciato che “se dovesse presentarsi un’opportunità di consolidamento, se uno dei nostri concorrenti dovesse essere messo in vendita” Iliad sarebbe interessata all’acquisto, rimarcando che l’intenzione è quella di aumentare la propria presenza in Italia.

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