Inflazione al 7,5% a gennaio negli Usa. E Fed vista sempre più "falco" a marzo
L'inflazione Usa ai massimi da 40 anni. Crescono i timori del mercato su una stretta monetaria aggressiva da parte della Fed. Sale a 160 lo spread Btp-Bund
Il presidente della Fed Bullard apre al rialzo dei tassi di mezzo punto, primo dal 2000
L'inflazione americana corre e a gennaio segna un aumento del 7,5%, volando ai massimi dal febbraio 1982. Una galoppata destinata a proseguire nei prossimi mesi, quando i prezzi sono attesi registrare nuovi record. Per la Casa Bianca di Joe Biden la volata è una doccia fredda che fa temere per la tenuta della ripresa economica: la corsa infatti erode il potere di acquisto degli americani - in media di 250 dollari al mese -, oltre a mettere a rischio l'incerto futuro del piano economico da 2.000 miliardi fortemente voluto dal presidente ma gia' bocciato dal Senato.
"Le attese sono per un allentamento dell'inflazione per la fine del 2022", afferma Biden assicurando l'impegno dell'amministrazione a combattere per "vincere la sfida dei prezzi".
Pur ostentando ottimismo il presidente americano è consapevole dei rischi politici della fiammata dei prezzi, soprattutto in vista delle elezioni di meta' mandato e delle sue difficolta' nei sondaggi. Gli americani infatti gli attribuiscono la colpa del carovita, mentre per i repubblicani la corsa dell'inflazione è una prova del fallimento delle politiche economiche dei democratici. Anche se in presenza di una crescita forte, di un mercato del lavoro che avanza e di un aumento dei salari, il caroprezzi - è la tesi dei conservatori - si mangia i guadagni e lascia gli americani con i portafogli svuotati.
Dietro al +7,5% dei prezzi in gennaio, l'aumento maggiore da 40 anni, si cela una corsa generalizzata che va al di la' dei soli settori piu' colpiti dalla pandemia. I prezzi delle auto usate sono schizzati del 40,5% rispetto a gennaio dello scorso anno, mentre quelli degli alimentari hanno segnato un aumento del 7%, spingendo al rialzo i prezzi dei ristoranti e dei fast-food, rincarati dell'8%. I prezzi dell'energia sono invece saliti dello 0,9% rispetto a dicembre e del 27% su base annua. La lotta all'inflazione della Casa Bianca si intreccia con quella della Fed. La lettura oltre le attese dell'inflazione americana di gennaio alimenta i timori del mercato su una stretta monetaria aggressiva da parte della Federal Reserve.
I numeri hanno spinto il presidente della Federal Reserve di St. Louis, James Bullard, a dichiarare di essere favorevole a un rialzo dei tassi d'interesse di 50 punti base già a marzo, che sarebbe il primo dal 2000, e di un intero punto percentuale entro l'inizio di luglio, in risposta alla più alta inflazione in 40 anni. Bullard, che quest'anno e' un componente con diritto di voto sulla politica monetaria, ha poi detto di essere favorevole a dare inizio alla riduzione del bilancio della Fed - arrivato a livelli record per sostenere l'economia durante la crisi provocata dal Covid-19 - nel secondo trimestre dell'anno.
Secondo gli economisti di Commerzbank “il primo rialzo dei tassi di interesse della Fed a marzo è suggellato con ogni probabilità”. La volata dei prezzi gela Wall Street, dove i listini sono in calo anche se con perdite contenute. Anche le piazze finanziarie europee hanno reagito inizialmente male di fronte al balzo dell'inflazione sopra le attese. Ma si è trattato di uno spavento passeggero. Dopo aver girato in negativo le principali borse europee, fatta eccezione per Parigi, hanno chiuso con rialzi di misura con Piazza Affari in rialzo dello 0,23% nonostante uno spread prima a 162 punti e poi a 160 nel finale.
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