Enasarco, il cda si spacca: alzare le pensioni vuol dire rischiare il tracollo

La grande cassa previdenziale privata in consiglio di amministrazione deve decidere sul tema spinoso della perequazione delle pensioni. L'analisi

di Arturo Stella
Alfonsino Mei, presidente di Enasarco
Economia

L'Enasarco in consiglio di amministrazione: in ballo il destino della rivalutazione delle pensioni

L’Enasarco arriva alla prova della verità. La grande cassa previdenziale privata alla quale circa 220 mila agenti di commercio di tutte le categorie affidano i loro contributi pensionistici - e quindi la possibilità di una vecchiaia serena - si misura sulla serietà dei conti e lo fa domani, in un consiglio d’amministrazione decisivo sul tema spinoso della perequazione delle pensioni. Era inevitabile che il confronto ci fosse, ora si vedrà se la nuova maggioranza che dopo decenni ha da un anno – e finalmente – rappresentato un’alternativa alla storica gestione Confcommercio-Uil, fa sul serio o se è minata da infedeltà intestine.

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La sostanza è presto detta: si deve decidere se rivalutare o meno il fattore di retrocessione dei contributi ai pensionati. Chi rivendica il massimo vantaggio per gli iscritti, chiede una valutazione dell’8,1%, pari a 76 euro lordi l’anno, pur sapendo che quest’incremento destabilizzerebbe i conti Enasarco. Chi ha invece a cuore la stabilità della cassa, che le garantisca di poter ancora pagare le pensioni per i prossimi cinquant’anni, sostiene che quest’incremento semplicemente non possa essere concesso, non oggi, appunto per non far saltare i conti. Il fronte della spesa è guidato dall’Usarci, che pure, avendo governato per vent’anni la Cassa, sa che quell’esborso sarebbe una batosta sui conti. E c’è poi una posizione di minoranza che propone un contentino dell’1,6% di rivalutazione, appena 15 euro lordi all’anno: tanto poco quanto niente. Come andrà a finire? Dipende dagli equilibri decisionali in consiglio.

Oggi ai comandi della cassa, in un consiglio di 15 membri, siedono 8 consiglieri insediati dalla lista che ha vinto le elezioni due anni fa, cioè la lista “FarePresto!”, creata su iniziativa dell’Anasf – l’associazione fra i consulenti finanziari italiani – con l’adesione della Fiarc-Confesercenti e di alcune componenti minori ma attive come la Federagenti. Sulla carta, le decisioni del consiglio dovrebbero essere blindate da questo sia pur risicato margine di 8 a 7 a favore dei consiglieri di maggioranza. Ma non c’è pace nella storia di Enasarco.

Le liste sconfitte, innanzitutto la potente Usarci e poi la Confcommercio e la Confindustria, all’apertura delle urne scatenarono una dura battaglia di carte bollate contro i vincitori, che persero perché le ragioni dell’opposizione all’esito elettorale si rivelarono pretestuose. Insediato il nuovo consiglio, si profilò uno scenario imprevisto di permanente unanimità: cioè i consiglieri di minoranza hanno finora votato sempre insieme alla maggioranza. 

L’Anasf ha espresso il presidente, nella persona di Alfonsino Mei. Alla Confesercenti spettava indicare il direttore generale, e l’ha fatto a novembre scorso nella persona di Antonio Buonfiglio, ex sottosegretario all’Agricoltura nella sedicesima legislatura, area Alemanno. Ma sulla condotta della direzione degli uffici, il Collegio sindacale ha espresso formalmente numerose riserve.

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Nel frattempo, com’era ovvio che accadesse, tra i consiglieri si è iniziato a registrare un certo gioco di posizioni, che è andato oltre la convergenza sul voto unanime delle prime votazioni.  Un consigliere di provenienza Confapi, Leonardo Catarci, si è spostato verso la maggioranza: auspicabilmente, nell’intento di allargarla; ma non manca chi osserva che alargare una maggiornza non deve comportare diluirne la coerenza strategica e programmatica.

Un altro consigliere, Luca Matrigiani, eletto in quota Ugl, è anche consigliere indipendente di Next Re (com’è stata ribattezzata la ex NovaRe di Valter Mainetti, ceduta a un investitore straniero, che ha un partner essenziale in Dea Capital, a sua volta gestore immobiliare importante di Enasarco): dunque la vicinanza di Next Re a Dea Capital e di questa a Enasarco è oggettiva, il che solleva un punto interrogativo sull’indipendenza del consigliere. Nel frattempo, in un’ormai lunga serie di occasioni e anche di incontri pubblici, Confesercenti e Usarci – ex avversari elettorali - hanno gestito insieme incontri e dibattiti sui temi della previdenza complementare degli agenti.

Insomma, dentro un unanimismo sospetto dopo una campagna elettorale feroce e una furiosa battaglia legale sull’esito del voto è facile vedere il tentativo di rimescolare le carte. Cosa accadrà sul tema spinoso della percentuale di retrocessione? Vincerà una nuova maggioranza populista o si confermerà la linea seria di quella espressa dalle urne elettorali?

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