L'inflazione è l'incubo di Ue e non solo, come combattere l'acerrima nemica

L'inflazione continua a mordere Europa e non solo: ecco perché, madame Lagarde, non è molto saggio continuare ad aumentare i tassi d'interesse

di Ezio Pozzati
Economia

Inflazione, dall'Argentina all'Ungheria: è l'incubo di tutti i Paesi del mondo. Ecco come combatterla 

Una notizia di carattere finanziario è passata in sordina a causa degli ultimi eventi nel medio oriente ed è l'innalzamento degli interessi su un titolo emesso con scadenza a 15 mesi del 50%, si avete letto bene 50%. Cosa significa? Attualmente il tasso d'interesse ufficiale è del 30%, ma una nota va posta per quanto riguarda il cambio attuale, per comprare 1 euro occorrono 27,9 lire turche e se andiamo a ritroso nel tempo scopriamo che 5 anni fa per 1 euro erano sufficienti 6,50 lire turche. Per quanto riguarda il tasso d'inflazione questi ha raggiunto il 61,53% con un PIL al 3,4%.

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Con questi numeri forse potremmo dire alla Presidente della BCE Lagarde che non è molto saggio aumentare i tassi d'interesse perché poi va a finire che arriva la recessione. Il fenomeno dell'inflazione tocca anche un'altra nazione, l'Argentina, che ha privatizzato in maniera selvaggia tutte le sue aziende chiave sia nel settore degli idrocarburi sia in quello dei trasporti e/o dei servizi, tutto ciò sotto l'egida del FMI e a quasi 20 anni di distanza ancora non si è risolto il problema anzi è peggiorato portando l'inflazione al 138%, nuovo record. A battere l'Argentina ci sta pensando il Venezuela con una inflazione incredibile: tenendo presente che la sua economia fa affidamento sul petrolio. L'elenco a livello mondiale sarebbe veramente un po' lungo quindi, per rimanere in Europa, ecco il quadro a marzo del 2023 dell'inflazione:

Inflazione, quali sono i 10 paesi europei dove è più alta? Secondo WSI (Wall Street Italia) attualmente è scesa al 5,9% e pare ancora in diminuzione. Un dato però ha attratto la mia attenzione un bond austriaco, con scadenza a 100 anni, che ha con un rendimento del 10%, meglio dei titoli italiani i quali si fermano ad un “modesto” 5%. A proposito il rapporto debito pubblico/PIL austriaco si è attestato nel 2022 al 78,4%.

In Europa per non farci mancare niente abbiamo una Nazione, l'Ungheria, che ha un'inflazione pari al 25,6%. Il quadro a livello mondiale non è dei più idilliaci, basti pensare agli imminenti default di grosse compagnie immobiliari cinesi e non ultime quelle della Germania (tanto per stare a casa nostra) e se vengono coinvolte le aziende a vocazione immobiliare significa che anche il mercato finanziario, banche comprese, sarà coinvolto per l'erogazione dei capitali e, probabilmente non vedremo risolti questi problemi con le ristrutturazioni dei debiti, almeno nel breve periodo.

La fotografia non finisce qui perché le banche centrali insistono nel voler, a tutti i costi, diminuire l'inflazione a discapito dei consumi delle famiglie, che si sono ulteriormente ridotti, dei mutui stessi che creano difficoltà nell'essere onorati e poi ci sono le aziende che non investendo e non avendo ritorni economici interessanti, virano verso il licenziamento dei dipendenti e la riduzione tout court dei costi. Dulcis in fundo i tassi d'interesse elevati provocano negli Stati un aumento degli interessi passivi con la conseguenza di limare i vari bilanci mettendo mano a tagli non previsti e alla sospensione di investimenti.

Domanda: c'è rimedio? Il rimedio ci sarebbe con una ricetta molto semplice che permetterebbe di risollevare le sorti economiche in un arco temporale di 5 anni e lo si potrebbe fare con carte di credito utilizzabili per:
    1.    far acquistare alle famiglie prodotti e non servizi, all'interno di ogni nazione, il tutto a fondo perduto;
    2.     da rilasciare anche alle aziende per pagare i debiti contratti e/o per fare investimenti, da rimborsare in 10, 20 o 30 anni; gli importi potrebbero variare da nazione a nazione. Per l'Italia, al momento, sarebbero sufficienti 500 miliardi che non faranno parte del debito pubblico per un piccolo escamotage da me ideato; dai dati attuali si evince che genererebbero PIL “aggiuntivo” per un importo di circa 6.578 miliardi. Domanda di chiusura: chi glielo dice alla BCE o ai governi che è possibile farlo?
 

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