La "tempesta perfetta" sui bond. In corso la maggior svendita della storia
Il tutto si sta riversando sulle tasche dei risparmiatori. Ecco perché i Paesi più indebitati come l'Italia subiscono il colpo maggiore
Bond, la svendita: anche i prezzi di Paesi solidissimi crollano. L'analisi e l'allarme
Sui mercati finanziari è in corso un cambiamento epocale e a farne le spese sono soprattutto i Paesi più indebitati come l'Italia. Si é ormai attivata quella che gli analisti definiscono la "tempesta perfetta" sui bond: la maggior svendita di titoli di Stato della storia. I titoli di lunga durata - si legge su Il Fatto Quotidiano - proposti da emittenti solidissimi, che pochi mesi fa valevano anche il 40% in più del loro valore di rimborso, vedono le loro quotazioni crollare anche a metà della parità, con prezzi che in altre situazioni indicherebbero altissimi rischi di default. Un uragano la cui forza si è caricata per un quindicennio e che ora investe investitori grandi e piccoli. Ma come si è arrivati a questa situazione? La vendita di obbligazioni riduce i prezzi, per cui quando i tassi e i rendimenti salgono, le quotazioni delle obbligazioni scendono: conviene vendere i vecchi titoli che non rendono nulla e comprarne di nuovi che rendono di più.
Leggi anche: Usa, mercato del lavoro boom, a settembre 336.000 nuovi posti di lavoro
Leggi anche: Cern, nasce lo Science Gateway firmato da Piano: Stellantis primo sostenitore
Questo - prosegue Il Fatto - ha innescato il crollo dei titoli di Stato e dei bond privati. A differenza di tre anni fa, oggi non è impossibile vedere obbligazioni a lunghissimo termine (con scadenze 2050-2070) anche di Paesi considerati solidissimi trattati a prezzi inferiori a 50. Gli analisti prevedono che i tassi resteranno stabili o caleranno molto lentamente non solo nel prossimo anno, ma anche nel 2025 e 2026. Un problema per chi, come l’Italia, è alle prese con il pagamento degli interessi sul debito: il grande successo della seconda emissione del BTp Valore, che nei giorni scorsi ha raccolto ordini per 17,2 miliardi, è stato sostenuto da interessi crescenti sino al 4,5% annuo nel 2028. Costi pagati dai contribuenti.