Levorato: “Le coop sono finite. E anche a sinistra comanda solo la finanza”

I nuovi Belzebù e il potere invisibile che paralizza l’Italia. L’ultima guerra a sinistra prima della fine. L’intervista esclusiva a Claudio Levorato

di Antonio Amorosi
Economia

Sinistra, potere, economia, cooperative, istituzioni, trame segrete e strategie, il Belzebù invisibile, i moderati con la Meloni... . Quello che non si può dire in Italia

Claudio Levorato è da decenni a capo del principale player italiano di servizi ad immobili, territorio e attività sanitarie, prima Manutencoop, oggi Rekeep. E’ uscito dal mondo della cooperazione rossa e con circa 28.000 dipendenti è oggi un colosso che contende il mercato agli altri player a livello europeo. Levorato: “Il mondo su cui ho investito buona parte della mia vita è il peggio del peggio”. 

“A un certo punto della nostra storia siamo finiti in una maree di inchieste. Non avevo spiegazioni, facevamo sempre le stesse cose di sempre, eppure...

Eppure?

“Per me in un caso hanno addirittura chiesto l’arresto. In realtà a partire dal 2007-2008, per un certo mondo, sono diventato il nemico da annullare e spazzare via. E l’effetto collaterale è stato che qualsiasi cosa facesse l’azienda diventava oggetto di più attenzioni, in alcuni casi legittime, anche se sei sottoposto a processi che durano anni con tutti gli effetti e i disastri immaginabili, in altri casi no”

Che intende dire?

“Che il mondo cooperativo, seguendo l’idea dell’ex capo di Unipol Giovanni Consorte, avere un polo bancario per ricevere credito, è finito a fare altro e chiunque si opponesse e questo ‘altro’ finiva in un tritacarne generale”

Ma si sta descrivendo come un perseguitato

“Non dico questo. Dico invece che un certo mondo di sinistra e della cooperazione, di cui facevo parte, è finito a volere il potere per il potere e che chiunque si opponesse a quel tipo di disegno doveva essere eliminato, sostituto, finito. E’ capitato a noi e a me per alcuni anni e con azioni molto violente. Si dovevano fare acquisizioni, scalate, cessioni e scaricare altre cose considerate inutili, dove però c’erano vite umane. Con Consorte si litigava anche duramente ma c’era sempre un progetto sociale, un motivo superiore che veniva prima del denaro per il denaro e il potere fine a se stesso, com’è diventato poi”

Cioè?

“Le dirò una cosa: il mondo su cui ho investito buona parte della mia vita è il peggio del peggio”

Addirittura...

“Questo perché è un mondo che si è finanziarizzato. Oramai quello che conta vive per la finanza e risponde alle sue regole spietate, anche per la sinistra, anche per la cooperazione. La gente non lo sa, neanche percepisce come si muove il potere sotterraneo che pesa davvero in Italia e le sue tattiche fini. Dico solo che per un caso mi sono trovato a intralciare questa strada”.

E i giornali e i giornalisti?

“L’informazione gira su se stessa e riempie il vuoto pneumatico che c’è in giro con le peggiori cose, fondamentalmente distraendo anche se ci sono rare eccezioni”.

E dove nasce questo modo di pensare della sinistra?

“Dal mito di entrare nella stanza dei bottoni. Questo concetto ha creato un disastro e un deserto sociale, in alcuni casi dei veri Belzebù. Andreotti è stato soprannominato così, secondo me ingiustamente, io ne vedo ben altri oggi”. 

Faccia i nomi

“Non si può, altrimenti vivremmo in un Paese diverso. Voglio dire che l’indipendenza, l’autonomia, la libertà di pensiero sono incompatibili con chi ha il potere in questo Paese, che è principalmente la finanza, e chiunque pensi di poterle esercitare ne pagherà un prezzo più o meno alto”.

La finanza...

“Bisognerebbe creare degli anticorpi per capire come queste devianze della finanza possano essere comprese ed evitate”.

Lei che avrebbe dovuto fare invece?

“Il motto dei miei colleghi nella cooperazione è: meglio sbagliare con il partito, pardon, adesso si dice con le istituzioni, che da soli”.

Cioè ci sta dicendo che le istituzioni dello Stato hanno sostituito il partito? Hanno sostituito il vecchio PCI stalinista con il quale non c’era discussione, il partito decideva e i sottoposti eseguivano?

“E’ accaduto questo con l’entrata nella stanza dei bottoni. Si sono saldati una certa finanza e il nostro mondo, e questo è avvenuto anche dentro le istituzioni. Quello della cooperazione è, al di là della retorica vuota, un mondo praticamente finito. Ma c’è un problema”. 

Quale?

“Volevamo entrare in quelle stanze per cambiarle, non per diventare come il potere e la finanza italiana”.

Siete diventati uguali?

“Pure peggio di quella di una volta. Ci vorrà tempo per vedere qualcosa di nuovo in Italia. E’ la selezione della specie. La distruzione è fondamentale per avere modo di costruire di nuovo. Ma di fronte a varie crisi economiche molto serie per avere di nuovo dei ‘costruttori’ bisognerà attendere”.

Come vede la sinistra?

“Dietro la decadenza dell’egemonia della sinistra c’è un cambio del tessuto sociale e la cooperazione è un sistema di coesione sociale che è venuto completamente a mancare, con l’impoverimento generale che vediamo. Si è squagliata rispetto alla società. Guardi ad esempio le coop di consumo, i supermercati, che sono la spina dorsale del sistema. Vivono di pubblico risparmio, i soldi che la gente presta loro anche se non non sono delle banche. Si può fare? Credo di no. Ma si fa lo stesso. In Italia è così. Senza il pubblico risparmio sono morte”.

E la destra, come la vede?

“Meloni ha avuto il voto dei moderati. E si capisce come si muove, non mettendo a rischio alcuni asset, sennò in Europa la mettono in croce. Capisco le sue mosse ma una cosa la voglio dire: sui diritti civili va data una risposta anche alle famiglie arcobaleno. Poi abbiamo bisogno di immigrazione perché non facciamo più figli per vari motivi. Anche chi è agiato ne fa pochi. In Francia hanno creato misure di favore per chi fa figli, non come noi. Anche qui bisogna agire: con il declino demografico avremo anche un declino economico e della qualità della vita. L’Italia è sempre un Paese paradossale”.

Mi ha detto due cosa e perché l’Italia è un Paese paradossale?

“In Italia chi crea la ricchezza è l’unico che non può guadagnarci.

Il Pil è fermo, per questo gli stipendi non crescono da decenni se non arretrano. Salario minimo? Va bene, ma non risolve i problemi veri. Se non si creano le condizioni per gli aumenti della produttività non cambia nulla. Se aumenti la produttività e dai spazio a chi la produce, gli dai delle possibilità, allora avrai ricchezza più diffusa. Ma lo Stato invece di favorire la crescita fa altro, è incistato dalla gestione potere”.

L’Italia come dovrebbe creare ricchezza?

“Attraverso attività regolatorie dello Stato. Dovrebbero ordinare socialmente dei processi, favorire la concorrenza e chi crea, non tartassare e perseguitare chiunque produca qualcosa. Invece leggo ancora che si investe in povertà. Mi chiedo come sia possibile che lo Stato non abbia ingegneri per gestire i miliardi del PNRR. Deve assumerli. Invece poi assorbe il lavoro povero, il bidello, con tutto il rispetto per i bidelli. Ho letto che il sindaco di Roma Gualtieri vuole internalizzare la Multiservizi di Roma. Il Comune si mette sulle spalle della roba così? Ma ha senso? E’ così che aumentiamo la produttività? Questo è un piccolo esempio per capire le condizioni in cui ci tocca vivere, giorno per giorno”.

Siete quasi praticamente usciti da quella stagione...

“Io personalmente, la mia azienda e i nostri manager siamo usciti puliti da tutte le indagini. Poi anni fa abbiamo lanciato un bond per molti milioni di euro. Nel 2018 siamo anche usciti da Legacoop e abbiamo cambiato nome in Rekeep. Noi, in quella stagione, abbiamo perso 2,5 miliardi di appalti. Non so se rendo l’idea di quanto ci sia costato il tutto. La sentenza di morte c’è l’hanno data tanti ma siamo sopravvissuti a tutto”.

Lei parla di persecuzione e tartassamento di chiunque produca qualcosa in Italia. Ma dire questo non era di destra?

“(ride) E’ la nemesi della sinistra, purtroppo. Se vuoi essere di sinistra in modo da difendere gli interessi della gente che lavora, compresi anche gli imprenditori e i lavoratori alle dipendenze, sono questi i problemi. Per la sinistra è la sua nemesi”.

Non erano i contesti economici, politici di destra ad essere senza scrupoli. Lei mi sembra dia un‘altra descrizione del potere in Italia. A sinistra c’è gente senza scrupoli...

“Anche loro sono senza scrupoli, con una finezza e pervasività che neanche si percepisce lontanamente”.

Eravamo abituati a guardare alla sinistra come a quel potere che faceva economia con il mutualismo, dove ci si metteva insieme per gli ultimi, i deboli...

“Il potere scolora… le bandiere. Toglie alle bandiere tutti i colori. In democrazia al potere ci si affeziona (ride)... ed ha bisogno di, uso un termine improprio, ‘comprare’ il consenso, quindi il potere si autoconserva non facendo niente, non facendo alcuna riforma. La mia più cocente delusione è questa, averci creduto, pensare che si potessero fare. La sinistra era storicamente fatta dai partiti delle riforme. E’ la storia d’Italia. Togliatti tra la fine degli anni ‘50 e l’inizio dei ‘60 del secolo scorso parlava di riforme di struttura. Dove c...o sono le riforme di struttura? Quando si sono mai viste? Ancora le sto aspettando”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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