Mps fa utili e il Tesoro frena la cessione. Bankitalia e l'Ue hanno altre idee

Palazzo Koch insiste per il matrimonio con Unicredit ma l'ad Orcel è freddo sul tema. Bruxelles vuole il disimpegno del governo entro il 2024

di Redazione Economia
Luigi Lovaglio, ad di MPS (Imagoeconomica)
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Mps, il braccio di ferro tra Bankitalia e il governo. Il tempo imposto da Bruxelles per la cessione sta per scadere

Tra i dossier sul tavolo del governo Meloni c'è anche quello relativo a Mps, una questione ancora non risolta ma che a breve dovrà essere definitiva come imposto dall'Europa. Ma per il matrimonio del Monte dei Paschi di Siena potrebbe servire più tempo del previsto. Anzi, dipendesse dal governo - si legge su La Stampa - la cessione del controllo dell’istituto di credito non dovrebbe proprio avvenire o andrebbe collocata ben più in là di quanto atteso dal mercato. Il paradosso è che invece per Banca d’Italia Mps necessita di un Cavaliere bianco in tempi rapidi e non a caso negli ultimi giorni è tornato d’attualità il pressing di Palazzo Koch su Unicredit, anche se a quanto risulta l’ad Andrea Orcel è ancora molto freddo sul dossier.

Un braccio di ferro a distanza tra Via Nazionale e governo che al momento - prosegue La Stampa - sembra abbia un chiaro vincitore e cioè l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni. Da qualche tempo a questa parte la banca senese ha iniziato a registrare performance confortanti e lo confermano le previsioni per il 2023 di Mps, al netto della tassa sugli extraprofitti che ovviamente non è piaciuta nemmeno a Siena. In ogni caso, non c’è più alcuna fretta di trovare un nuovo azionista di riferimento per la banca guidata da Luigi Lovaglio. Tutto perfetto salvo un particolare e cioè che Palazzo Chigi ha preso degli impegni formali con Bruxelles per un'uscita di scena entro il 2024.

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Lo scenario diventa quello di una Mps che balla da sola, padrona della sua sorte. Scenario che però evidentemente non piace molto a Bankitalia dove invece vedrebbero di buon occhio una fusione all’interno di Unicredit. Dal punto di vista formale, la banca guidata da Orcel ha tutte le carte in regola per digerire l’istituto senese. Peccato che al momento il ceo non ne voglia sapere di un matrimonio con Siena, a meno che quest’ultima non venga servita su un piatto d'argento con tanto di cospicua dote, ipotesi inverosimile alla luce dei risultati dell’istituto.

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