Mps, il terzo polo si avvicina: ecco con chi potrebbe fondersi. Inside

Il ceo di Monte dei Paschi è convinto: la banca, dopo anni di sofferenza, ha tutti i requisiti per diventare partner di un altro istituto di credito

di Marco Scotti
Economia

Mps, obiettivo terzo polo

Si è già sentito altre volte in questi anni, ma - come si dice - questa potrebbe essere la volta buona: Giorgia Meloni ha benedetto, incentivato, sponsorizzato la nascita del terzo polo bancario, che per anni è stato una sorta di chimera. Al momento gli schieramenti sono chiari: Intesa Sanpaolo, gigante soprattutto in Italia che, dopo l'acquisizione di Ubi, è stra-leader del mercato; UniCredit, che ha interessi - tanti, anche se meno rispetto a un tempo - fuori dai nostri confini e che rappresenta l'unico rivale credibile di Ca' De Sass. 

Poi ci sono tutti gli altri, da Banco-Bpm a Bper. E poi c'è Mps. L'istituto di credito senese, la banca più antica del mondo, è stata al centro di numerosissime vicende che sembrano ora aver trovato una quadra con l'aumento di capitale da 2,5 miliardi - andato a buon fine, anche se per qualcuno la commissione alle banche, 125 milioni, è stata un po' eccessiva - e con il via libera agli oltre 4.000 esuberi. 

Mps banca pronta per il salto di qualità? Presto per dirlo, ma certo il bilancio del quarto trimestre 2022 sarà l'ultimo che vedrà gli oneri straordinari a gravare l'ultima riga del conto economico. A febbraio, con ogni probabilità, si vedrà l'ultimo bilancio "pesante" di Monte dei Paschi di Siena. I primi nove mesi si erano chiusi con un utile - ante oneri - di circa 500 milioni. E da quest'anno si avranno circa 300 milioni di euro di risparmi grazie agli esuberi, cioè poco meno della metà dell'utile previsto dal piano industriale al 2024.

C'è di più: fonti accreditate riferiscono ad Affaritaliani.it che Mps non avrà bisogno di ulteriori aumenti di capitale, grazie anche a una congiuntura economica particolare con aumento dei tassi e, quindi, dei margini sulle operazioni. D'altronde, Rocca Salimbeni è un istituto di credito che ottiene buona parte delle sue revenue proprio da queste attività. E può contare su un Npe/ratio contenuto, il che significa che non sarà necessario mettere mano al portafoglio ulteriormente.

Lo si è già detto altre volte, per carità. Ma questa potrebbe essere quella definitiva. Ed è per questo che Giorgia Meloni, dopo che il Mef ha tirato fuori di tasca propria 1,6 miliardi di euro per l'aumento di capitale, ha spinto per la creazione del terzo polo. C'è da dire, tra l'altro, che Mps oggi - nonostante i rally degli ultimi giorni - vale meno di tre miliardi di euro, una capitalizzazione inferiore a quella di soggetti analoghi che potrebbero essere i target migliori per una integrazione.

Dunque, con chi potrebbe sposarsi Mps? Con Unicredit sembra difficile. Non perché Andrea Orcel non voglia più la banca senese, ma perché dovrebbe poi spiegare agli azionisti perché ha deciso di non acquistarla sostanzialmente gratis lo scorso anno. BancoBpm continua a negare categoricamente la sua intenzione di puntare sul Monte. Però qualcosa potrebbe muoversi una volta che Giuseppe Castagna sarà definitivamente confermato dopo il rinnovo dei vertici. Al momento Piazza Meda ha altre urgenze, in futuro si vedrà. Poi c'è Bper, che ha però appena completato l'acquisizione di Carige ed è difficile credere che possa lanciarsi in una nuova avventura. Quello che è certo è che il terzo polo si può fare solo se si fondono soggetti dimensionalmente simili, che possano davvero diventare alternativi a Intesa e Unicredit.

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Manager delle partecipate

Direttori delle Agenzie Fiscali

Quello che è certo è che il Mef, prima o poi, dovrà liberarsi della sua quota in Mps. Quando? I termini dell'accordo con l'Europa sono sempre stati oscurati dagli "omissis", ma non si dovrebbe sbagliare di molto se si pensa alla metà del 2024. Rimane la curiosità su quale sarà il manager pubblico che gestirà l'operazione. Il logoramento costante su Alessandro Rivera - il quale ha commesso errori nel dossier Ita, ma su Mps si è mosso bene, tanto che l'aumento di capitale è andato a segno nonostante una congiuntura complicatissima - fa pensare che non ci sarà lui e che si stia cercando di farlo desistere da qualsiasi desiderio di rinnovare la propria candidatura. Ma chi al suo posto? Qualcuno scommette su Antonio Turicchi, attuale presidente di Ita. Il tempo però stringe, perché entro la fine del mese bisognerà indicare il nome.

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