Politica

La mente umana è facilmente "hackerabile": ecco come ci riescono i politici

di Alfredo Tocchi

Che cos'è la "Finestra di Overton" e perché questo metodo di manipolazione del pensiero si applica a qualsiasi categoria

La mente umana è facilmente hackerabile

Negli ultimi tempi, si sente spesso l’affermazione “La finestra di Overton”. Pochi, tuttavia, hanno compreso correttamente di cosa si tratti e, soprattutto, che la teoria che porta il suo nome è stata elaborata da un brillante avvocato e politico statunitense, Joseph Paul Overton (4 gennaio 1960 – 30 giugno 2003), prematuramente scomparso a causa di un incidente di volo.

Attivista libertario, Overton ha descritto la sua teoria in una sorta di piccolo saggio che spiega come sia possibile orientare l’opinione pubblica in un dato arco temporale. Faccio un esempio di facile comprensione: il matrimonio tra coppie omosessuali. Si possono ipotizzare cinque tipi di opinioni. Partendo da quella meno libera per terminare con la più libera, esse sono:

inconcepibile (unthinkable)

estrema (radical)

accettabile (acceptable)

ragionevole (sensible)

diffusa (popular)

legalizzata (policy)

Grazie alla propaganda, la politica può progressivamente orientare l’opinione pubblica verso il risultato auspicato (che, quale libertario, per Overton era la legalizzazione). Così, nel corso degli ultimi cento anni, il giudizio sul matrimonio tra coppie omosessuali è passato da inconcepibile a legalizzato. Per raggiungere questo risultato, occorre propaganda e un lasso di tempo adeguato. Al politico capace spetterà il compito di comprendere in quale momento storico l’opinione pubblica sia pronta a passare allo stadio successivo.

La teoria di Overton dimostra quanto affermato da Yuval Noah Harari: l’essere umano è un animale hackerabile. Oggi, grazie alla pervasività della propaganda e all’utilizzo di strumenti di personalizzazione del messaggio quale la profilazione, è ragionevole affermare che il lasso temporale si sia abbreviato. L’uomo, si sa, elabora la realtà e articola il proprio pensiero in parole. Così, non mi stanco di sottolineare la centralità dell’opera di falsificazione del linguaggio condotta dai media. Il primo passo è cessare l’utilizzo di termini che connotino negativamente la condotta che il politico desidera legalizzare. 

Un pedofilo, ad esempio, è non soltanto un essere umano che abusa di un minore, ma un criminale colpevole di un reato particolarmente abbietto. Il primo passo della propaganda verso il traguardo della legalizzazione dovrà quindi essere l’abolizione del termine pedofilo. Una volta giunti alla legalizzazione, il criminale non sarà più il pedofilo, ma chi utilizzi nei confronti di un’altra persona il termine denigratorio di pedofilo (o, nel caso del matrimonio tra coppie omosessuali, uno dei tanti termini denigratori con cui venivano chiamati i gay). Così, sotto i nostri occhi, i media incominciano a indicare come MAP (minor attracted person) il pedofilo.

Il prossimo stadio, sarà una campagna pseudo scientifica che convinca l’opinione pubblica che i MAP non sono criminali, ma persone che vivono esperienze sessuali estreme. Poi, nel giusto arco temporale, si incomincerà a descrivere la pedofilia come accettabile (acceptable), ragionevole (sensible) e diffusa (popular), tutte tappe verso il traguardo della legalizzazione.

Al termine del processo, chiunque sia contrario alla pedofilia verrà bollato come un reazionario e, ancora una volta, senza che la massa si renda conto di essere stata manipolata, il criminale non sarà più il pedofilo, ma chi utilizzi nei confronti di un’altra persona il termine denigratorio di pedofilo.

L’affermazione di Yuval Noah Harari (l’essere umano è un animale hackerabile) sposta ancora più in là le possibilità della propaganda politica. Tutti i giorni la profilazione fa sì che noi riceviamo sui nostri strumenti informatici connessi alla rete pubblicità mirate. Se per caso vado a visitare il sito di un’azienda che vende materassi, per giorni continuerò a ricevere pubblicità di materassi. Di questo bombardamento neppure siamo consapevoli. Eppure, da anni ormai non siamo più in grado di riconoscere i nostri bisogni primari perché fuorviati da bisogni indotti dalla pubblicità sempre più invadente. Naturalmente, la politica utilizza le stesse tecniche della pubblicità. Il caso del nostro Signor Presidente del Consiglio Giorgia Meloni è emblematico: la sua elezione è stata preparata dall’agiografia Io sono Giorgia, esattamente come l’apparizione di un nuovo prodotto sugli scaffali del supermercato viene preceduta da una campagna pubblicitaria (del resto, si usa la locuzione campagna elettorale).

Ma l’affermazione di Harari non si limita a questo, va letta in prospettiva. Presto (probabilmente nei prossimi dieci anni), assisteremo all’impianto di modem nei cervelli umani. I messaggi non saranno più inviati a un dispositivo esterno, ma al singolo essere umano. Telefonare senza un telefono o leggere una voce Wikipedia senza alcun dispositivo può senz’altro apparire auspicabile e magnifico a qualcuno, ma se per leggere quella voce io devo accettare di essere hackerato, la cosa assume contorni distopici.

Così, torniamo alla finestra di Overton: in un arco temporale di pochi decenni, la propaganda ha fatto percorrere passi da gigante alla nostra percezione del concetto di intelligenza artificiale. Se all’inizio del secolo scorso sembrava inconcepibile (unthinkable), che una macchina potesse essere più intelligente dell’essere umano, in un arco temporale ridotto siamo stati indotti a pensare che l’ipotesi fosse estrema (radical), poi accettabile (acceptable), ragionevole (sensible). Oggi è opinione diffusa (popular) della maggioranza delle persone che l’intelligenza artificiale sia superiore a quella umana. Il prossimo passo sarà affidarle l’amministrazione della giustizia. Peccato che si tratti di una mistificazione, perché l’intelligenza non è soltanto potenza di calcolo ma, soprattutto, intelligenza emotiva e consapevolezza.

Eppure, i transumanisti come il Professor Klaus Schwab ci avvertono, entusiasti, che: “Molte diverse categorie di lavoro, in particolare quelle che comportano un lavoro manuale meccanicamente ripetitivo e preciso, sono già state automatizzate. Molti altri seguiranno, poiché la potenza di calcolo continua a crescere in modo esponenziale. Prima di quanto si preveda, il lavoro di professioni diverse come avvocati, analisti finanziari, medici, giornalisti, contabili, assicuratori o bibliotecari potrebbe essere parzialmente o completamente automatizzato”. Io, avvocato e autore di questo articolo, sono molto meno entusiasta.