Arbolia e Università della Tuscia: un nuovo modello per assorbire la CO2

Tanteri (Arbolia): “In un mondo così evoluto tecnologicamente, piantare un albero è ancora l'azione più efficace per ridurre le emissioni di CO2”

di Alice Cubeddu e Francesca Biasone
Matteo Tanteri, Amministratore Unico di Arbolia
Corporate - Il giornale delle imprese

Arbolia e Università degli Studi della Tuscia, la riforestazione urbana per "restituire ossigeno" ai territori: presentato un nuovo modello di calcolo per l’assorbimento della CO2

È fissato al 2050 il raggiungimento degli obiettivi Net Zero a livello europeo: il piano per contrastare il cambiamento climatico, contenere il riscaldamento globale e mitigare i fenomeni estremi, che è possibile osservare con frequenza sempre maggiore, chiama a partecipare tutti gli attori della società. Il punto focale degli interventi in atto, coinvolge certamente le aziende che, operando sui territori, sono chiamate a investire in modo significativo nello sviluppo di soluzioni in grado di limitare il loro impatto sull’ambiente. La ricerca di soluzioni ad hoc è continua e in crescita, sostenuta da investimenti e iniziative a livello nazionale ed europeo: ma così come ora occorre intervenire su larga scala, è possibile sviluppare soluzioni su misura destinate a espandersi e divenire un modello di riferimento.

Proprio da questi concetti, ha preso il via in Italia lo studio promosso dalla società benefit Arbolia e condotto dall’Università della Tuscia (recentemente presentato dai Professori Riccardo Valentini e Tommaso Chiti, dalla Dottoressa Maria Vincenza Cinzia Chiriacò e dall’Amministratore Unico di ArboliaMatteo Tanteri), che propone un nuovo modello di calcolo per l’assorbimento della CO2 negli interventi di forestazione urbana del Paese. Nel contesto del concetto di “net zero”, che prevede la possibilità di compensare alcune emissioni di CO2 attraverso azioni capaci di assorbirle in egual misura, lo studio si sviluppa su dati esclusivamente nazionali. Questi, provengono da progetti di forestazione realizzati negli ultimi 20 anni e prendono in considerazione un ventaglio di 24 specie arboree maggiormente diffuse sul territorio italiano (tra cui acero campestre, leccio, bagolaro, carpino, farnia, frassino).

L’assunto di partenza è semplice e potente: “in un mondo così evoluto tecnologicamente, piantare un albero è ciò che di più efficace ed efficiente possiamo fare per ridurre le emissioni di CO2”, ha spiegato Matteo Tanteri, Amministratore Unico di Arbolia.

Lo studio con l’Università degli Studi della Tuscia sull’assorbimento effettivo della CO2 da parte degli alberi è stato pubblicato nel mese di maggio”, prosegue Tanteri. “Le aziende possono ridurre le loro emissioni grazie alle energie rinnovabili, migliorando i loro processi, ma, in alcuni casi, ci sono delle emissioni che non possono essere compensate: in questo caso esistono dei meccanismi che vengono chiamati di ‘compensazione volontaria’. Piantare alberi è uno di questi meccanismi ma, affinché sia efficace, dobbiamo sapere in primo luogo quant’è la CO2 che viene assorbita da parte degli alberi”.

 

Il nuovo strumento di calcolo per l’assorbimento della CO2 è già stato applicato con successo a tutti i 30 impianti boschivi urbani realizzati da Arbolia in Italia, in oltre dieci Regioni negli ultimi due anni, consentendo di individuarne i rispettivi benefici ecosistemici e l’apporto in termini di biodiversità. Secondo il nuovo modello, ogni singolo albero può assorbire mediamente tra i 5 e 15 Kg di CO2 all’anno su un arco temporale di 20 anni e dal momento della sua piantumazione, a seconda della specie e del luogo di impianto.

Lo studio risulta particolarmente rilevante per il suo carattere unico e perché sviluppato su base nazionale, mirato alla sua sistematizzazione e all’integrazione nel Sistema Paese, condizione che porterebbe all’affermarsi di uno standard di riferimento a livello nazionale, riducendo la variabilità dei valori attualmente in uso nei diversi progetti di forestazione. Non solo, centrale è la coesistenza tra pubblico e privato, chiamati ad agire sinergicamente per un obiettivo comune, con chiari vantaggi per i territori: “Il punto di partenza è il mercato delle compensazioni volontarie, un mercato che già oggi in Europa vale 2 miliardi e che si stima in futuro possa arrivare a un valore simile a quello dei mercati di compensazione obbligatoria di 1000 miliardi”, spiega ancora Matteo Tanteri.

“È stata presentata a fine novembre una proposta della Commissione Europea per far in modo che anche attività come la riforestazione siano riconosciute tra le fonti che possono generare questo tipo di carbonio e lo Studio della Tuscia ci dà un punto di partenza su cui poi speriamo si possano basare anche il Governo Italiano, le commissioni parlamentari e le istituzioni collegate per definire uno standard italiano. Questo può essere importante per stabilire un meccanismo che faccia effettivamente partire la piantumazione di molti più alberi in Italia”.

A distinguere l’operato della società Arbolia, facente capo a Snam, è la volontà di operare in perfetta comunione con i territori, “restituendo” a questi, attraverso le operazioni di riforestazione urbana, la qualità dell'aria, la bellezza ma anche il concetto di comunità e socialità che la creazione di un nuovo spazio verde è capace di offrire.

Matteo Tanteri, Amministratore Unico di Arbolia e Senior Vice President Sustainability and Social Impact di Snam, racconta così la Società benefit: “Arbolia è nata per tre motivi. Il primo quello di contribuire al tema della riforestazione urbana: gli alberi nelle città servono per tanti motivi, non solo per catturare la CO2 ma anche per ridurre le temperature e contribuire alla bellezza dei nostri luoghi. Per Snam, Arbolia è stata anche un modo, come si usa dire in inglese, di ‘give back’, cioè restituire qualcosa ai territori su cui operiamo e il punto di partenza è stato semplice ma un po’ rivoluzionario: ancora oggi in un mondo così evoluto tecnologicamente piantare un albero è ciò che di più efficace ed efficiente possiamo fare per ridurre le emissioni di CO2”.

Arbolia finora ha realizzato 31 boschi in 24 città, dove è stata fondamentale la collaborazione con i comuni. Ha un modello di business fortemente basato sulla collaborazione fra pubblico e privato: il pubblico, quindi i comuni, sono coloro che mettono a disposizione i territori, le aree dove fare questo tipo di operazioni, e i privati sono coloro che collaborano con Arbolia e sponsorizzano i boschi, guidati dal desiderio di contribuire ai territori e di rendere qualcosa sui territori. Piantare alberi nelle città e curare quelli già in vita sono azioni determinanti che garantiscono significativi benefici ecosistemici per l’ambiente: oltre ad assorbire CO2 e PM10, gli alberi proteggono il suolo, riparano dai rumori e mitigano le temperature. Le aree verdi realizzate in contesti urbani, inoltre, possono essere di supporto alla regolazione climatica degli edifici e permettono di assorbire acqua durante gli eventi di pioggia, fungendo anche come sistema di filtraggio delle acque piovane.

Un recente esempio di riqualificazione di aree verdi è rappresentato dal bosco urbano di circa 2.000 piante nel Comune di San Giuliano Milanese: l’iniziativa è stata resa possibile grazie anche al contributo di Valvitalia Group, società attiva nella progettazione, produzione e fornitura a livello globale di apparecchiature e componenti destinati all’industria dell’energia, e ANICTA, associazione di categoria che raggruppa le aziende italiane che operano nel settore delle coibentazioni industriali termiche e acustiche.

Nell’area individuata sono state poste complessivamente 1.942 piante di differenti specie arboree (acero campestre, olmo campestre, farnia, carpino bianco) e arbustive (biancospino, viburno lantana, rosa canina). Il nuovo bosco urbano consentirà di assorbire fino a 332 tonnellate di CO2 in 20 anni e fino a 338 Kg di PM10 all’anno. L’iniziativa prevede anche la manutenzione dell’area verde per i primi due anni a cura di Arbolia e successivamente da parte del Comune.

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