Intesa Sanpaolo: presentato il quindicesimo Rapporto sui Distretti Industriali

Gros-Pietro (Intesa Sanpaolo): "Queste imprese hanno dimostrato di aver resistito a Pandemia e guerra, con le difficoltà di produzione che hanno comportato"

di Sofia Gabbanini
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Intesa Sanpaolo, i Distretti Industriali pronti per la ripartenza: a Milano la presentazione del Rapporto 2022

Si è tenuto oggi, presso la sede di Intesa Sanpaolo a Milano, in Piazza Belgioioso, l’evento di presentazione del Rapporto annuale "Economia e Finanza dei Distretti Industriali", giunto ormai alla sua quindicesima edizione. Il panel, moderato dal Responsabile Media and Associations Relations Intesa Sanpaolo Matteo Fabiani, ha visto l’intervento di Gregorio De Felice, Chief Economist Intesa Sanpaolo, e Fabrizio Guelpa, Responsabile Industry & Banking Research, Studi e Ricerche Intesa Sanpaolo. Le conclusioni sono state affidate al Presidente di Intesa Sanpaolo Gian Maria Gros-Pietro.

Attraverso l’analisi dei bilanci di più di 90 mila imprese, il Rapporto evidenzia il recupero post-pandemico di 22.302 imprese appartenenti a 159 distretti industriali, nel confronto con 68.377 imprese non distrettuali specializzate nelle produzioni distrettuali. Ciò che emerge è una migliore dinamica delle imprese distrettuali che in termini mediani già nel 2021 hanno registrato un fatturato del 5,2% superiore ai livelli del 2019, due punti percentuali in più rispetto alle aree non distrettuali. Anche la redditività si è rafforzata: l’EBITDA margin nei distretti è salito al 7,7%, tre decimi di punto in più rispetto al 2019.

La complessità del contesto macroeconomico ha accentuato le distanze tra chi è più competitivo e chi è più in difficoltà: in gran parte dei settori è aumentata la quota di imprese con EBITDA margin negativo, ed è salita l’incidenza delle imprese con margini unitari superiori al 20%. È stato premiante il posizionamento strategico: tra le imprese distrettuali con brevetti, l’EBITDA margin è salito al 9,9% nel 2021, dal 9,1% nel 2019; si è così ampliato il divario rispetto alle altre imprese, salite all’8,1% dal 7,8%.

Nel Sistema moda le imprese fortemente inserite nelle filiere del lusso nel 2021 hanno mostrato una marginalità unitaria decisamente più elevata rispetto a quella dei fornitori marginali o non continuativi (9,4% vs 7%). La distanza si è ampliata nel triennio 2019-21. Nel 2022 la crescita dei distretti è proseguita: l’export ha toccato la cifra record di 153 miliardi di euro, 25 miliardi in più rispetto al 2019 (+19,9% a prezzi correnti), mentre il fatturato, secondo le stime di Intesa Sanpaolo, ha registrato un aumento del 16,7% in termini mediani, mostrando una dinamica migliore rispetto al complesso manifatturiero (+15,2%). 

Per il 2023-24 la crescita nominale del fatturato stimata è ancora superiore al manifatturiero (+3,3% vs +0,9%). Quest’anno ai primi tre posti della classifica dei migliori distretti italiani per crescita, export, profitti e solidità finanziaria, si posizionano la Gomma del Sebino Bergamasco, il Prosecco di Conegliano Valdobbiadene e i Vini e distillati del Friuli.

Per quanto riguarda le risposte delle imprese all’aumento dei costi dell’energia, soprattutto nelle aree ad alta intensità distrettuale prevalgono le azioni dirette a rivedere l’offerta per ridurre i consumi di energia, ad avviare oppure potenziare l’autoproduzione di energia, a rimodulare i turni. Molte imprese hanno già apportato soluzioni che riducono l’impatto dei costi energetici.

Per il primo quartile della distribuzione ciò che è stato rilevato è un lieve calo degli importi pagati (-3%), mentre i pagamenti risultano più che raddoppiati per il quartile maggiormente impattato (+118%). Inoltre, le imprese distrettuali che hanno installato almeno un impianto per la produzione di energia rinnovabile hanno una marginalità più elevata (9,8% vs 8,1%). Le imprese piccole e micro sono quelle che traggono i maggiori vantaggi.

In ultima istanza, il Rapporto si sofferma sulle priorità da affrontare: emergono in particolare i temi legati a tecnologia e innovazione, capitale umano e ricambio generazionale.                                 

Le imprese distrettuali continuano a mostrare forte impegno sul fronte dell’innovazione. Da un’analisi su 423 imprese localizzate nel Triveneto, in Emilia- Romagna e nelle Marche, in gran parte attive in settori ad alta intensità distrettuale come Meccanica, Agro-alimentare e Legno-arredo, tra le imprese 4.0 emerge la miglior dinamica dell’EBITDA margin, che si è rafforzato tra il 2019 e il 2021. Ma le differenze maggiori si osservano per le imprese più piccole: nel 2021 quelle 4.0 hanno registrato un EBITDA margin pari al 14%; il resto delle microimprese si è fermato all’8%.

I ritorni della tecnologia dipendono fortemente dalla qualità del capitale umano inserito in azienda. Le imprese, con l’obiettivo di attirare e trattenere competenze, possono adottare mirate politiche di welfare aziendale, che possono contribuire anche a risolvere, almeno parzialmente, le difficoltà incontrate dalle donne con figli in età scolare nel conciliare lavoro e famiglia. L’analisi di un campione di circa 2.000 imprese evidenzia come nei distretti vi sia un’intensità lievemente superiore nell’adozione di misure di welfare (lo scostamento rispetto alle aree non distrettuali è pari a due punti percentuali).

Il divario supera addirittura i dieci punti percentuali quando si considerano le microimprese. I ritorni dall’adozione di politiche di welfare sono evidenti: nei distretti le imprese che hanno adottato misure di welfare nel 2021 hanno raggiunto livelli di produttività per addetto pari a 69.400 euro, con una differenza dalle altre imprese che è salita a oltre 18.000 euro, il doppio rispetto al divario del 2019.

Un’altra area di miglioramento riguarda la governance. La capacità delle imprese di rinnovare e potenziare le proprie competenze e aprirsi con più facilità alla transizione tecnologica e green può anche passare attraverso il passaggio generazionale. L’analisi dell’evoluzione del board per classe d’età evidenzia che nell’ultimo quadriennio si è verificato un invecchiamento degli amministratori. 

È necessario accelerare i processi di ringiovanimento del board: le imprese con almeno un under 40 nel board sono cresciute di più in termini di fatturato nell’ultimo triennio e risultano più innovative e attente agli aspetti ambientali (il 25,1% ha certificati ambientali vs il 9,7% delle imprese con il board composto solo da over sessantacinquenni).

Le dichiarazioni di Gian Maria Gros-Pietro, Presidente Intesa Sanpaolo, ad affaritaliani.it

 

Il Presidente di Intesa Sanpaolo Gian Maria Gros-Pietro ha dichiarato: "Dal quadro che emerge, queste imprese hanno dimostrato di essere state capaci di resistere al periodo pandemico e alla guerra, con le difficoltà a livello di produzione che questi fenomeni hanno comportato. Soprattutto, queste imprese si sono rafforzate sotto l'aspetto digitale e tecnologico e a livello professionale. Il capitale umano si sta dimostrando la componente essenziale per il loro successo. Le piccole imprese sono in grado di accrescere il potenziale umano e di trattenerlo. Noi, come Banca, intendiamo aiutarle, offrendo competenze per la formazione". 

Gros-Pietro ha poi aggiunto: "Il PNRR ha destinato all'Italia 209 miliardi: noi li abbiamo praticamente raddoppiati. Abbiamo messo a disposizione delle famiglie e delle imprese 410 miliardi, di cui 270 esclusivamente per le imprese. Inoltre, investendo sul nostro capitale umano, abbiamo sviluppato l'attività di consulenza". 

"Sono circa 250 le filiali dedicate alle imprese: questo è il segnale che Intesa Sanpaolo vuole trascinare tutto il sistema economico italiano lungo la rotta del PNRR", ha concluso il Presidente della Banca. 

Il commento di Gregorio De Felice, Chief Economist Intesa Sanpaolo, ad affaritaliani.it

 

Gregorio De Felice, Chief Economist Intesa Sanpaolo, a margine dell'evento ha sottolineato quelli che sono gli aspetti principali che emergono dal Rapporto annuale Economia e Finanza dei Distretti Industriali: "I punti essenziali sono che le imprese distrettuali crescono di più rispetto a quelle non distrettuali: lo abbiamo visto su un campione complessivo di 90mila imprese, di cui 22mila distrettuali e circa 68mila non distrettuali. L'export delle imprese distrettuali è particolarmente forte. Inoltre, la capacità di innovare paga. Abbiamo condotto un'analisi granulare che ci dice che tutte quelle imprese che hanno più brevetti, certificazioni ambientali e certificazioni di qualità, vanno meglio delle altre. Il Rapporto, infine, dimostra la dinamicità, la forza e la capacità di reagire delle nostre aziende". 

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