Transizione energetica, Agici: come mutano le strategie degli operatori
Carta (Agici): “Le imprese, spinte dai governi, mirano ad accrescere gli investimenti nelle rinnovabili e quelli nell’efficienza energetica"
Transizione energetica, Agici Finanza d'Impresa analizza i mutamenti delle strategie degli operatori nell'attuale contesto socio-economico
L’attuale panorama energetico europeo richiama la grande attenzione di governi e imprese sullo sviluppo di strategie decisive in materia di transizione energetica. L’evoluzione della legislazione europea relativa alle fonti di energia rinnovabili ha infatti subito importanti accelerazioni negli ultimi anni: gli obiettivi fissati portano la riduzione del 55% delle emissioni di CO2 al 2030 rispetto al 1990 e il raggiungimento della neutralità climatica al 2050. Obiettivi ambiziosi che richiedono il celere adeguamento di tutti gli operatori del settore, in quanto non si parla solo del benessere del pianeta, punto focale del processo di transizione ed evoluzione in atto, ma anche della stessa capacità e potenza industriale dell’Unione Europea.
Questo aspetto è stato infatti esacerbato prima dalla situazione pandemica e poi dallo scoppio del conflitto russo-ucraino, che ha scatenato la recente crisi energetica, portando la Commissione Europea alla definizione del Piano REpowerUE al fine di rendere l'Europa indipendente dai combustibili fossili russi prima del 2030 (il Piano è basato su quattro focus: risparmio energetico, diversificazione approvvigionamento, passaggio a fonti rinnovabili, investimenti e riforme strategiche).
Questi grandi temi al centro del dibattito odierno, richiedono sempre più incontri tra attori del settore e istituzioni per mettere in atto piani efficaci capaci di rispondere alle esigenze emergenti. In Italia, si riscontra come le imprese abbiano sviluppato consapevolezza rispetto al tema e come si siano mobilitate per creare strategie osservabili nei Piani Industriali presentati, fortemente orientati ai nuovi focus legati alla transizione energetica.
Ne abbiamo parlato con Marco Carta, Amministratore Delegato di Agici Finanza d’Impresa, in occasione dell’evento organizzato da Elettricità Futura, principale Associazione del settore elettrico italiano, che alla Fiera K.EY Energy Summit ha posto al centro le criticità legate al mondo delle rinnovabili, focalizzandosi in particolare sulla situazione in Italia. Nel dettaglio, il contributo di Agici Finanza d’Impresa, centro di ricerca che si occupa dell’analisi delle strategie delle imprese, dei mutamenti legislativi e regolatori nei settori dell’energia e dell’ambiente, si concretizza, spiega Marco Carta, “nella realizzazione di studi di settore e momenti di confronto tra le imprese e l’ecosistema in cui esse si muovono, dalla finanza, alla regolazione, alla politica, nonché il mondo delle associazioni e tutto il mondo della filiera industriale italiana”.
L'intervista di affaritaliani.it a Marco Carta, Amministratore Delegato di Agici Finanza d'Impresa
La recente crisi energetica derivante dallo scoppio della guerra russo-ucraina, spiega l'Amministratore Delegato di Agici Finanza d'Impresa, Marco Carta, ha messo mai come prima in evidenza tutte le fragilità del sistema energetico europeo, ancora troppo basato dalla dipendenza di combustibili importati spesso da paesi politicamente instabili e che usano l’energia come arma. Le imprese, spinte dai governi, si sono attivate tutte in una medesima direzione, cioè accrescere gli investimenti nelle rinnovabili e gli investimenti nell’efficienza energetica.
"Le competenze non sono un problema, la finanza non è un problema perché mai come ora vi è la disponibilità degli investitori a supportare piani di investimento green e sostenibili nel lungo periodo. C’è una tematica che è stata evidenziata sia da Elettricità Futura sia da altri panelist nel corso del convegno, sia dal nostro studio presentato, legata alle autorizzazioni e alla burocrazia che è ancora troppo farraginosa e con tempistiche incompatibili con i target che ci siamo dati, che appunto non sono solo target ambientali, ma sono un elemento di competitività e sicurezza del nostro sistema economico ed industriale”.
Considerate le evidenti problematiche presenti nel nostro Paese, viene da chiedersi come si legga il confronto con altri Paesi europei: “Il panorama delle utility italiane rispetto alle europee non registra una sostanziale differenza”, spiega Marco Carta, “in quanto in Italia abbiamo alcuni tra i leader a livello europeo e anche mondiale, quindi le capacità ci sono ma purtroppo l’Italia è il fanalino di coda per quanto riguarda le tempistiche autorizzative che sono molto lunghe, senza contare tutti gli interventi che servono per massimizzare la produzione delle rinnovabili esistenti. Questo è ciò che cambia, non tanto nella capacità o nell’ambizione delle imprese”.