Rete Tim, perché l'offerta di Cdp scalda il mercato ma non Vivendi
Nel weekend è arrivata l'offerta di Cassa Depositi e Prestiti che valorizza meno FIberCop e garantisce più liquidità. Ma per i francesi ancora non ci siamo
Rete Tim, perché l'offerta di Cdp scalda il mercato ma non Vivendi
La montagna ha partorito il proverbiale topolino? Con l’offerta recapitata nel weekend da Cassa Depositi e Prestiti a Tim per l’acquisizione della rete si chiude un cerchio. E si apre un bel problema, ora, per l’azienda. Inutile girarci intorno: se l’offerta di Kkr è stata considerata poco “allettante” da parte dei francesi di Vivendi, è facile pensare che anche questa non lasci granché soddisfatti i francesi. Il consiglio di amministrazione di Tim si riunirà il 15 marzo e al momento non sono previsti altri momenti d’incontro. Tradotto: non c’è fretta, lasciamo che la polvere si sedimenti prima di prendere qualsiasi decisione.
L’ex Telecom aveva già chiesto agli americani di Kkr di migliorare la loro offerta, soprattutto perché la valorizzazione di FiberCop, cioè la rete secondaria che dagli “armadi” in strada arriva fino alle case. La critica è semplice: in quell’asset gli americani possiedono già il 37,5%, mentre Tim è l’azionista di riferimento e Fastweb ha una quota marginale. Maggiore è la valorizzazione di FiberCop, minore è il cash che viene corrisposto a Tim. Gli americani però ricordano che due anni fa la partecipazione è stata pagata 1,8 miliardi e che da allora sono stati profusi degli investimenti che giustificano la valutazione.
Ma il problema vero sono i francesi di Vivendi. Fonti accreditate riferiscono ad Affari di una certa irritazione dell’azienda che detiene il 24% di Tim. Ci si aspettava che da parte di Cdp arrivasse un’offerta decisamente migliorativa – cosa che è stata però percepita dal mercato visto che il titolo ha chiuso in aumento di oltre il 3%. Ma, a quanto ci risulta, non c’è stata analoga sensazione in Francia. Prima di tutto perché, dalle parti di Parigi, sono convinti che si stia giocando al massacro: la Serco, cioè l'azienda senza più la rete, varrebbe 15 miliardi compreso il Brasile, ma si troverebbe gravata da una montagna di debiti che non potrebbe più ripagare percé avrebbe perso uno degli asset più interessanti. Insomma, a quanto risulta ad Affari, Vivendi non ci pensa neanche.
Che cosa può succedere? Se il cda dovesse dare il via libera a una o all’altra offerta, si potrebbe arrivare a un’assemblea molto tesa in cui ci potrebbero essere ricorsi e controricorsi. Il governo al momento tace, ma a quanto trapela sembra che ci sia stato qualche mugugno dopo aver letto l’offerta di Cdp: ci si aspettava qualcosa in più che però non è arrivato. Anche se i mercati hanno premiato Tim, non sembra che da Palazzo Chigi siano arrivati particolari entusiasmi. Anche perché non si capisce molto quali siano le garanzie occupazionali. C’è chi sostiene che siano contenute nelle offerte, chi ritiene che non si faccia cenno e che si rischino esuberi.
Rimane oltretutto la possibilità della cordata tra Cdp e Kkr, un’ipotesi che Francesco Mele, ceo di Cdp Equity, ha in qualche modo avallato. Ma che non si sa se e come potrebbe andare avanti adesso. Il governo teme oltretutto che questa situazione metta gli uni contro gli altri possibili compratori che in altre occasioni sarebbero stati possibili partner. Il mercato scommette che l’operazione, alla fine, si farà. Anche perché una rete a controllo pubblico che aiuti a sviluppare i progetti del Pnrr è non solo auspicabile, ma necessaria. Dunque, bisognerà trovare una quadra. Ma i francesi non sembrano disposti a scendere sotto i 31 miliardi di valutazione della rete. Perché? Perché ritengono di essere i venditori e, di conseguenza, di dover essere loro a fare il prezzo e non i possibili compratori.
Il problema è che nessuno sembra voler arrivare a questa valutazione. Ci si ferma intorno ai 18-20 miliardi, un po’ più di quanto era trapelato in estate (15 miliardi circa) e delle valutazioni di Cassa Depositi e Prestiti. Il problema impasse è dietro l’angolo: siamo arrivati al muro contro muro. Entro la fine del mese (entrambe le offerte scadono il 31 marzo) si dovrà capire che cosa si vuole fare. Dalle parti di Palazzo Chigi iniziano a temere che la rete unica possa trasformarsi in un boomerang clamoroso. Perché Cdp non vuole spingere più di tanto sull’acceleratore e Kkr non vuole deprezzare il suo investimento in Fibercop. In Via Goito sono sicuri di aver fatto il massimo, ma qualcuno fa notare: il mandato di Dario Scannapieco scadrà il prossimo anno. Che cosa potrebbe succedere se non si riuscisse a concretizzare una sinergia che il governo definisce strategico ormai da tempo?