Patto di stabilità, l'Ue rivede gli accordi dimenticandosi di Bce e inflazione

Rispettare il dogma del 3%, ridurre il debito e riportarlo nell'alveo del 60% rispetto al Pil: le proposte di modifiche Ue sono troppe ambiziose

di Ezio Pozzati
Economia

Patto di stabilità Ue, come al solito i nostri Commissari non hanno guardato con lungimiranza agli scenari economico-sociali futuri. L'analisi 

In economia esistono due parole pianificazione e programmazione per raggiungere un obiettivo. La prima è come un atleta che deve camminare su un asse e se sbaglia a mettere il piede sulla retta o perde l’equilibrio cade a terra, la seconda è come il funambolo che cammina sulla corda e segue l’oscillazione della stessa per raggiungere la pedana finale (cioè l’obiettivo).

Ora, con l’ultima uscita del nostro Commissario Europeo per gli Affari Economici e monetari, Paolo Gentiloni Silveri, è ricorso un’altra volta, minacciando sanzioni, al Patto di stabilità e Crescita (?) Europea sostenendo che tutti i Paesi dell’Unione avranno circa 4/7 anni di tempo per allinearsi al dogma del 3%, oltre a ridurre drasticamente il debito pubblico, che dovrebbe essere riportato nell’alveo del 60% rispetto al Pil. 

Domanda: ma lo sa Gentiloni che siamo in una fase di recessione con una inflazione al 9,7% e che la Banca centrale Europea, non sapendo cosa “inventarsi”, continua a rialzare i tassi d’interesse, nel vano tentativo di portare l’inflazione al 2% con rapidità, e che con queste premesse si crea un ulteriore debito pubblico dove i titoli a tasso variabile e di nuova emissione avranno un saggio spinto al rialzo? Con queste considerazioni sarebbe come chiedere di coltivare mais (che ha bisogno di tanta acqua -€-) in una zona dove non piove da anni e probabilmente continuerà ad essere così se non ci saranno interventi mirati. Nella mia convinzione di Europa c’è sempre stato spazio al pensiero di un’economia liberale e comunque di un concetto di programmazione concordato.

Purtroppo i nostri Commissari sino ad oggi non hanno guardato con lungimiranza agli scenari economico-sociali futuri e la conseguenza è che ogni volta che c’è da pendere una vera decisione si rimanda dall’oggi al domani con non “chalance” (distaccata indifferenza) e come esempio ultimo propongo la presa di posizione per quanto concerne il prezzo degli idrocarburi che doveva essere risolta già ai primi di settembre. Dato che il nostro parere, come al solito, viene surclassato chiudo con un suggerimento: per favore leggete “I budget” di Glenn A. Welsch (Franco Angeli Editore). Se non lo trovate posso prestarlo, dato che fa bella mostra da oltre 50 anni sul mio comodino.

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