Pnrr, 2,5mld all'Ue per il dissesto idrogeologico. Ma l'Italia non li ha spesi

L'Europa ha già destinato quei fondi, validi fino al 2026, ma non è stato presentato alcun progetto valido per "sbloccare" quei miliardi di aiuti

Economia

Pnrr, il controsenso dell'Italia: i fondi ci sono ma non li sa spendere

La tragedia della frana di Ischia, costata la vita a undici persone e con una ragazza che risulta ancora dispersa, ha fatto tornare d'attualità il problema climatico e del dissesto idrogeologico, una piaga che affligge l'Italia da sempre. Ma si scopre - si legge sul Corriere della Sera - che l'Europa aveva messo già da tempo a disposizione del nostro Paese risorse per prevenire drammi come quello di Casamicciola, ma i governi quei soldi non li hanno mai toccati. L’Europa ha destinato all’Italia per questo tipo di interventi un finanziamento di circa 2,5 miliardi da qui al 2026. Fondi in capo al ministero dell’Ambiente, risorse «a chiamata» in base ai progetti presentati dalle regioni che a loro volta li destinano pro-quota ai Comuni una volta individuate le priorità.

Pnrr, il "tesoretto" e i mille progetti frammentari chiusi nei cassetti

Interventi sofisticati che - prosegue il Corriere - presuppongono una pianificazione puntuale. Parliamo di opere ingegneristiche di contenimento come le vasche di laminazione, le casse di espansione, il dragaggio di fiumi, il contenimento dei cigli franosi, che richiedono strutture tecniche iper-specializzate che gli enti locali raramente hanno. Il «tesoretto» accumulato negli ultimi anni destinato ad interventi di mitigazione del rischio contro alluvioni e frane è però ben più cospicuo. Supera i 10 miliardi, di cui circa 8 miliardi di estrazione nazionale: i cosiddetti «piani-stralcio» destinati alle emergenze e altri 1,5 miliardi dei fondi Ue di coesione e sviluppo utilizzati dalle regioni solo per meno della metà dell’ammontare nel periodo compreso tra il 2014 e il 2020. Annunciati dai governi, ma mai spesi. Persi in mille rivoli, disseminati fra progetti che hanno il vizio della frammentarietà.

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