Economia

Esclusivo/ Passera ad Affari: "Il governo sbaglia sul tetto al contante"

di Marco Scotti

Il banchiere in una lunga intervista racconta la sua esperienza a 360°: "Rimango al timone di Illimity almeno fino al 2025. E non ci saranno tsunami di Npl"

Passera ad Affari: "Non mi aspetto tsunami per gli Npl"

“Questa recessione si può ancora evitare se si agirà con determinazione, restando uniti a livello europeo”. Corrado Passera, amministratore delegato di illimity e in passato Ceo di Intesa Sanpaolo e di Poste oltre che ministro dello Sviluppo Economico e delle Infrastrutture durante il governo Monti, racconta in esclusiva ad Affaritaliani.it che 2023 dobbiamo attenderci, sia per quanto concerne il panorama nazionale, sia per quello che concerne le imprese. Partendo dall’assunto che il sistema bancario è solido, che il 2008 (e il 2011) sono lontanissimi e che quindi la nuova ondata di credito deteriorato, se ci sarà, potrà essere affrontato con relativa serenità. Ma senza dimenticare la situazione politica attuale, con un governo “che gode di una maggioranza ampia e larga” ma che su alcune partite, come nel caso del tetto al contante o del ponte sullo Stretto di Messina, ha sollevato diverse critiche.

Passera, venti scuri si addensano sull’Italia e l’Europa e fanno pensare che una recessione sarà inevitabile: lei che ne pensa?
Penso che la recessione possa essere evitata. L’Italia chiuderà il 2022 con economia ed esportazioni in crescita grazie alla dinamicità delle nostre aziende, che stanno mostrando grande resilienza. Dovremo però mantenere la barra dritta sugli investimenti pubblici e privati e creare quindi le precondizioni per l’aumento della produttività. Il Pnrr, se usato in maniera saggia, può rappresentare un motore di crescita e l’Europa, se mantiene quell’unità mostrata durante il Covid, può garantire un supporto decisivo. Oltretutto molti indicatori dell’inflazione hanno cambiato verso negli Stati Uniti e credo che analoga dinamica si vedrà in Europa.

Ci sono molti “se” nella sua risposta…
Con il Covid abbiamo avuto la dimostrazione che l’Europa sa operare anche in maniera coordinata per evitare recessioni e mi auguro che nei prossimi anni vedremo investimenti pubblici e strumenti federali, come gli eurobond, anche a supporto della crescita. A livello nazionale dovremo da un lato gestire il crescente disagio sociale attraverso attente politiche di welfare e, dall’altro, sostenere la crescita economica, investendo in produttività e premiando fiscalmente le imprese virtuose che investono, si capitalizzano, assumono e si aggregano.

Ecco, a proposito delle aziende: soffriranno molto? Vi aspettate uno tsunami di Npl?
Oggi i crediti in “osservazione” nei bilanci bancari, ovvero i cosiddetti “Stage 2”, sono pari a circa 300 miliardi e dobbiamo aspettarci che una parte di questi si trasformino in utp e in parte in Npl. Ci sarà quindi sicuramente un incremento dei crediti deteriorati, ma non mi aspetto uno tsunami e il sistema è comunque pronto a gestire la situazione: la forza patrimoniale delle banche è oggi ampiamente in grado di assorbire questo incremento e negli anni si sono affermati diversi operatori specializzati nella gestione dei crediti più complicati. Se sapremo gestire questi utp in tempo utile mettendoci la professionalità adeguata, in molti casi potranno tornare a essere performing. Qui giocano un ruolo importante operatori come illimity.

Come è cambiato il mondo bancario?
Le banche italiane hanno fatto un lavoro enorme. C’erano 1.000 istituti di credito e oggi sono meno di 100. Era un sistema chiuso e oggi è apertissimo alla competizione anche di soggetti non bancari, soprattutto in servizi di pagamento o del credito standardizzato. Oggi la sfida di tutto il sistema bancario, non solo di quello italiano, si gioca sul piano dell’innovazione.

Che trend vi attendete?
Ci sarà chi saprà innovare e chi invece rimarrà indietro.  Nasceranno anche degli “animali” del tutto nuovi come illimity, specializzati e con modelli di business tecnologici, creati senza alcun tipo di legacy. Queste banche avranno bisogno di competenze diverse rispetto al passato: oggi il 70% dei nostri dipendenti non ha mai lavorato in banca.

NELLA PROSSIMA PAGINA IL FUTURO DI ILLIMITY