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Formazione continua, la visione di Fondo For.Te.
La formazione rappresenta lo strumento cruciale per superare il 'mismatch', quel disequilibrio tra domanda e offerta di competenze nel mercato del lavoro
Fondo For.Te., necessaria una formazione incentrata sui fabbisogni professionali e sull’efficacia
La transizione ecologica e il digitale rappresentano sempre più il terreno su cui si sta giocando la competitività dei Paesi. La formazione sta diventando lo strumento cruciale per il superamento del mismatch, ovvero “lo scollamento” tra domanda e offerta di competenze sul mercato del lavoro, che costituisce un segnale per valutare lo stato di salute di un’economia e ha, soprattutto, ricadute pesanti. I costi derivanti dal mismatch, si traducono in quella che può essere considerata una “tassa” annuale del 6% sulla produttività mondiale: 8mila miliardi di dollari di Pil mancato ogni anno. Una percentuale che potrà toccare, nella peggiore delle ipotesi, l’11% fino al 2025, pari a 18.000 miliardi di dollari persi.
Questi i dati dell’indagine del Boston Consulting Group pubblicata a fine 2020, che ha evidenziato, a livello mondiale, almeno 1,3 miliardi di persone sovraqualificate o sottoqualificate. In particolare, skill gap e skill mismatch interessano un lavoratore su tre dell’area Ocse. Nell’indagine, il Future Skills Architect Maturity Index, ovvero l’indice di maturità di un Paese calcolato attraverso l’analisi delle sue performance, colloca l’Italia al trentaquattresimo posto, sotto Cile e Malesia, con una percentuale di skills mismatch pari al 38,2%: quasi 10 milioni di lavoratori “male assortiti”.
In questo quadro, la formazione è a tutti gli effetti una necessità da cui non si può prescindere: è un asset strategico per la competitività e per la crescita imprenditoriale, per l’acquisizione costante di skill e per la crescita delle persone. L’occupabilità è, infatti, oggi più che mai direttamente collegata alle competenze: la migliore sicurezza personale (anche a fronte di shock esogeni di grande portata) sta nel disporre di un ampio portafoglio di competenze.
Un tema al centro della discussione di questi ultimi mesi, di cui si è parlato a più voci, con lo sguardo non solo al livello nazionale, nel 1° Forum sulla Formazione Continua, organizzato da For.Te. a Cernobbio, dal quale sono emersi spunti di riflessione e richieste da porre al centro di un dibattito che deve essere quanto più allargato e che necessariamente deve comprendere le Istituzioni a tutti i livelli.
Dal Forum è emersa in primo luogo l’urgenza di rimettere al centro delle politiche del lavoro e delle relazioni industriali il grande capitolo della formazione degli adulti e dei Fondi paritetici interprofessionali nazionali per la formazione continua. Proprio questi ultimi sono uno dei luoghi privilegiati, così come più in generale tutti gli strumenti della “bilateralità”, per l’incontro tra la domanda e l’offerta di formazione, quale valore condiviso da datori di lavoro e lavoratori. Una condivisione fondata sul riconoscimento del valore crescente, nel mercato del lavoro, della ricerca di professionalità, attitudini, abilità, competenze e, persino, di elementi “intangibili” come la potenzialità, il talento, la fiducia, la creatività, l’adattabilità e l’attitudine al raggiungimento di obiettivi (quelle che, in gergo, vengono definite “soft skills”). Una formazione dunque incentrata sui fabbisogni professionali e sull’efficacia, più che sugli adempimenti formali. Tutto questo mediante un 'impiego diffuso del metodo concreto di apprendimento per competenze' e di una conseguente 'certificazione delle stesse'.
Solo in questo quadro, le politiche della formazione si integrano con le politiche attive per il mercato del lavoro e costruiscono possibili sinergie con le politiche passive, come il sostegno e l’integrazione al reddito. Politiche attive da ripensare a fondo, fuori, cioè, da una logica pubblicistica e superando l’idea che siano misure destinate unicamente a inoccupati, disoccupati e lavoratori a rischio di perdere il posto di lavoro. Politiche attive del lavoro (o meglio “politiche per l’occupabilità”) da estendere, dunque, anche ai lavoratori in costanza di rapporto, in termini di manutenzione continua della professionalità.
È evidente, allora, la necessità di creare una correlazione tra l’accrescimento delle competenze con le esigenze di crescita della produttività e con l’urgenza di misurare il valore del lavoro oltre la qualifica standardizzata per ora lavorata. Il tutto dentro un sistema di validazione delle competenze che non si traduca in una operazione astratta, governata dall’attore pubblico, ma funzionale a parametri che sono al cuore della funzione dei sistemi di contrattazione collettiva.
Nel corso del citato Forum, l’accento è stato posto sulla formazione continua del futuro, un futuro che è già “ora”. Guardare avanti, in una prospettiva comunque di più lungo periodo, richiede l’analisi di tre ambiti tra loro connessi: il futuro dei contenuti formativi, che struttureranno abilità, conoscenze e competenze; le tendenze delle tecnologie digitali, che stanno suggerendo nuovi metodi e strumenti didattici; la visione del sistema di supporto, orientato ad una formazione basata sull’apprendimento continuo delle persone.
Per affrontare il tema in questa prospettiva, non sono più rinviabili alcuni interventi, tra i quali:
- il potenziamento del ruolo delle Parti Sociali nel processo formativo;
- identificare un attore a livello centrale che definisca un quadro di riferimento omogeneo su tutto il territorio nazionale;
- rendere operativo un compiuto sistema nazionale di validazione e certificazione degli apprendimenti acquisiti, dando forma al “libretto formativo digitale”;
- aprirsi, con lo sguardo al futuro, alle metodologie di apprendimento ed a strategie di erogazione della formazione diverse dalla tradizionale aula;
- accompagnare il processo di trasformazione e di innovazione degli stessi Enti che erogano la formazione.
Fondo For.Te., un circuito di qualità per accompagnare lavoratori e aziende nel loro percorso di crescita economica e sociale
For.Te. è il Fondo paritetico interprofessionale nazionale per la formazione continua dei dipendenti e delle aziende aderenti, costituito da Confcommercio, Confetra, CGIL, CISL e UIL. Nato vent’anni fa, con l’obiettivo di favorire lo sviluppo della formazione continua nelle imprese e per i lavoratori del terziario, Fondo For.Te. è diventato nel tempo un punto di riferimento anche per le aziende che operano in settori diversi quali l’industria, l’agricoltura e l’artigianato. Diversi ambiti economici, oltre al terziario (commercio, turismo, servizi, logistica, spedizioni e trasporti) hanno di fatto scelto di aderire al suo circuito di qualità. For.Te. occupa oggi un posto di primo piano tra i principali Fondi Interprofessionali italiani per la formazione continua.
Sono 134.000 le aziende di piccole, medie e grandi dimensioni che aderiscono al Fondo con 1.500.000 lavoratori che hanno beneficiato dei suoi piani formativi. Nel corso di tutti questi anni For.Te. ha affiancato le imprese per accompagnarle nel loro percorso di crescita economica e sociale, finanziando la formazione continua e un aggiornamento puntuale dei lavoratori.
Aderire a For.Te. significa entrare a far parte di un circuito di qualità, che investe sulle persone e sulle competenze. Il Fondo propone opportunità di finanziamento dedicate ai diversi contesti aziendali, attraverso Conti Individuali Aziendali e di Gruppo (CIA/CdG) e la Programmazione degli Avvisi.
Le principali novità dedicate alle aziende e ai lavoratori riguardano gli Avvisi, il Competence Badge, il Digital learning e il Fondo nuove competenze. Con l’Avviso 1/22 Catalogo Voucher Formativi, Fondo For.Te. dedica alle aziende di piccole e piccolissime dimensioni un'opportunità di finanziamento focalizzata sulla velocità di erogazione della formazione, attraverso l'acquisizione di voucher formativi. Nell’ambito del digitale il Fondo ha posto una particolare attenzione alla formazione del futuro, stipulando due convenzioni con Skilla e IQC, importanti player nei settori del digital learning e della certificazione digitale delle competenze, con tecnologie blockchain. Per il Fondo nuove competenze For.Te. ha destinato uno Avviso specifico, disponibile a partire dal prossimo 15 Dicembre. Un contributo importante per le aziende e per i lavoratori che pone nuovamente al centro il ruolo dei Fondi interprofessionali, quale canale privilegiato per realizzare l’intervento di formazione.