Pnrr, Meloni prepara il blitz: azzerare i vertici e commissariare il Formez

Un altro pezzo dell’architettura istituzionale del Recovery dovrebbe cambiare assetto a stretto giro: novità sul Dipartimento della funzione pubblica

di Ulisse Spinnato Vega
Giorgia Meloni
Economia

Pnrr, cambio di passo dal governo: le ultime indiscrezioni di Affaritaliani.it 

La macchina del Pnrr ancora nel mirino della maggioranza di governo. Un altro pezzo dell’architettura istituzionale deputata a far funzionare il Recovery plan dovrebbe cambiare assetto a stretto giro: secondo quanto risulta ad Affaritaliani l’esecutivo Meloni si prepara infatti ad azzerare i vertici e a commissariare il Formez, l’associazione in house del Dipartimento della Funzione pubblica (Dfp) che si occupa di formazione, reclutamento e “ammodernamento delle Pa”.

L’ente ha assunto un ruolo di rilievo sul fronte del rafforzamento delle amministrazioni che si misurano con la sfida del Piano di ripresa e resilienza, supportando anche gli enti locali nella difficile partita della messa a terra degli investimenti del NextGenerationEu. Nelle stanze ovattate di Palazzo Vidoni, sede degli uffici del ministro per la Pubblica amministrazione, che vigila sul Formez, si discute già da gennaio di far fuori l’attuale presidente, Alberto Bonisoli, ex ministro alla Cultura nel governo gialloverde e poi nominato a capo dell’ente di Viale Marx durante il Conte 2.

Nonostante il suo mandato termini soltanto alla fine del 2024, agli occhi del centrodestra Bonisoli ha la “colpa” di essere stato scelto per quella poltrona dal M5s, con l’interessamento particolare in tal senso dell’allora capo politico Luigi Di Maio, mentre la titolare di Vidoni era Fabiana Dadone.

Per l’attuale ministro di riferimento, Paolo Zangrillo, non sembrano contare troppo nemmeno i numeri, dato che Bonisoli ha appena presentato un bilancio 2022 da record, con i ricavi da produzione arrivati a 79 milioni di euro, quasi triplicati rispetto al 2020, e un utile pari a 2,6 milioni.

Conti che, anzi, nell’opinione del ministro, cresciuto a pane e impresa, non costituiscono un gran vanto perché comunque il Formez trae le risorse non dal mercato ma dalle pubbliche amministrazioni, per lo più socie dell’ente, che lo utilizzano come si fa appunto con una in house. L’isolamento politico e istituzionale del presidente, che fa da contraltare al suo attivismo anche mediatico degli ultimi tempi, si è manifestato plasticamente durante la presentazione del rapporto annuale del Formez, a inizio febbraio nella sede romana della stampa estera.

Zangrillo infatti ha scelto di non presenziare e non ha nemmeno vergato, come accade da prassi, la prefazione al documento. Le settimane, nel frattempo, sono passate e tutto sembrava pronto per il blitz nel Consiglio dei ministri di martedì prossimo. In realtà, stanno maturando dei ritardi “tecnici” sul nuovo decreto Pa in arrivo, il “treno” normativo che imbarcherà la disposizione circa il commissariamento.

E si lavora allora per chiudere la partita comunque entro Pasqua. L’operazione, riferiscono diverse fonti vicine al dossier, non verrebbe lasciata totalmente in mano a Forza Italia e passerebbe da un accordo tra Zangrillo e il collega Raffaele Fitto, titolare degli Affari europei, della Coesione e soprattutto plenipotenziario per il Pnrr. Lo schema adottato dal governo per l’avvicendamento sarà quello, classico, di un commissario che azzera presidente, direttore generale e Cda e che rapidamente, nel giro di uno o due mesi, traghetta il Formez verso il rinnovo degli organi di governo. Qualcuno fa il nome del potente e preparato capo dipartimento al Dfp, Marcello Fiori, ma un addetto ai lavori osserva: “Il suo passaggio dall’ente controllante a quello controllato non sarebbe il massimo sul piano formale”.

In tutti i casi a Vidoni immaginano, appunto, una parentesi commissariale di breve periodo, perché non si tratterà di un intervento “punitivo o fatto per azzerare l’ente. Ma è un meccanismo che deve correggere in corsa quello che c’è da correggere, nel segno della continuità”.

Le azioni immaginate riguarderanno probabilmente la gestione dei concorsi e l’assistenza tecnica, ma l’idea della continuità implica che alcune figure apicali odierne del Formez potranno restare o tornare in sella a valle del lavoro del commissario. Per esempio, la direttrice generale Patrizia Ravaioli, designata ai tempi del ministro Renato Brunetta e titolare di ottimi rapporti in Forza Italia e nel centrodestra, oltre che nel mondo cattolico.

I riassetti in seno all’ente, comunque, potrebbero portare a una ascesa di altre figure di rilievo interne, come Arturo Siniscalchi, vicedirettore generale vicario ai servizi, Sergio Talamo, capo della comunicazione istituzionale dell’ente e fulcro delle relazioni con le Pa, e Francesco Rana, dirigente impegnato sull’assistenza tecnica. In ogni caso, continuano i tourbillon di poltrone in ambito Pnrr, mentre la dinamica degli investimenti del Piano rimane al palo.

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