Pnrr, a rischio 2 miliardi per la sanità a causa di burocrazia e lentezza

Oltre il 40% delle risorse destinate allo sviluppo della sanità digitale rischia di rimanere inutilizzato

Economia

A rischio 2 miliardi del Pnrr dedicati alla sanità   

Dei 4,8 miliardi di euro del Pnrr destinati allo sviluppo digitale nella Sanità nel periodo 2022-2025, oltre il 40% resteranno inutilizzati a causa dei ritardi o dell’elevata complessità di execution che gli operatori tutti si troveranno a gestire. E' l'allarme lanciato da uno studio di che NetConsulting cube presenterà domani nell’ambito della settima edizione del Digital Health Summit. In particolare, potrebbero essere 2 miliardi di euro i fondi PNRR stanziati per lo sviluppo digitale della Sanità italiana che non verranno utilizzati nei prossimi tre anni

"Se davvero ci fosse un consistente rallentamento della velocità delle azioni e delle riforme intraprese come indicato nella Nota di Aggiornamento al DEF, presentata il 27 settembre scorso -  commenta Annamaria Di Ruscio, Amministratrice Delegata NetConsulting cube  - questo metterebbe a rischio la possibilità di poter utilizzare i fondi stanziati. Dalle nostre proiezioni, il rischio concreto è di perdere tra l’1,7 e i 2 mild di euro di fondi". 

Il mercato della sanità digitale 

Secondo lo studio di NetConsulting cube, il mercato della sanità digitale (con le iniezioni dei fondi PNRR) vale circa 3,6 miliardi di euro nel 2021. La componente ICT nel 2021 ha un valore di circa 1,8 miliardi di euro e si stimano crescite a doppia cifra in futuro. Il segmento dei dispositivi medici digitali (apparati medicali e robotica chirurgica connessi ed equipaggiati da sistemi per la raccolta e l’analisi dei dati, con tool di intelligenza artificiale o augmented reality) nel 2021 vale 1,5 miliardi di euro e crescerà nei prossimi anni per il rinnovo e l’ampliamento del parco installato, per la crescita prevista lato wearables e digital therapeutics. La componente del BPO (Business Process Outsourcing), continua a crescere soprattutto ma non solo sulla parte dei CUP. Nel 2022 nel complesso potrebbe raggiungere il valore di circa 4 miliardi di euro, con una crescita tra l’11% e il 14% nel triennio a venire.  

Il ruolo delle Regioni

I fondi PNRR per la sanità ammontano a 20,22 mld € (con FNC e REACT-EU) e indirizzano le riforme riconducibili alla Componente 1 (costruzione della medicina territoriale) e alla Componente 2 (Innovazione, Ricerca e Digitalizzazione del SSN). I primi Decreti hanno ripartito i primi 8 mld € tra le regioni: circa il 40% è nella voce “digitalizzazione” (ammodernamento tecnologico e digitale ospedaliero, assistenza domiciliare, telemedicina, analisi dati, competenze tecnico-professionali, digitali e manageriali del personale del sistema sanitario).

Dalle analisi realizzate da NetConsulting cube, si evince come le Regioni risultino ad oggi impegnate nella maggiore centralizzazione dei processi sanitari. Si va dal CUP Regionale al Sistema Informativo Amministrativo/contabile unico passando per i lavori infrastrutturali di centralizzazione presso il DC Regionale e per la Cartella Clinica Elettronica, con l’obiettivo di andare in sussidiarietà delle aziende ospedaliere non compliant alle disposizioni centrali, senza dimenticare il monitoraggio dei flussi informativi verso l’ente centrale per indirizzare il nuovo FSE e la costituzione del SOC per proteggersi da attacchi Cyber.

Le aziende ospedaliere si sono concentrate sull’area clinico-ospedaliera e su tutta una serie di attività, come il rinnovo della CCE, dell’infrastruttura, delle reti e TLC, l’implementazione della Telemedicina e Cybersecurity, e in generale il rinnovamento dell’area amministrativo-gestionale, finalizzate a rispondere alla necessità di modernizzazione nel controllo dell’informazione. 

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