Pressioni indebite e concorrenza sleale: chi ha “protetto” la Sampdoria?

La Sace disposta a ricevere i 48 milioni di garanzia (già escussa dalle banche) tra 20 anni a tassi esageratamente bassi. E dalla politica...

di Marco Scotti
Andrea Radrizzani, Massimo Ferrero, Alessandra Ricci, Gianluca Garbi
Economia

Pressioni, condizioni folli, concorrenza sleale: chi ha “protetto” la Sampdoria?

La vicenda societaria della Sampdoria, di cui Affaritaliani.it ha dato ampiamente conto in esclusiva, si arricchisce di un nuovo capitolo. Completata l’acquisizione da parte di Andrea Radrizzani – che ha già iniettato nelle casse della società circa 30 milioni tra aumento di capitale e finanziamento soci – non sono mancate le sparata del “viperetta” Massimo Ferrero che ha definito l’imprenditore (padrone anche del Leeds) un “delinquente”. Problemi tra i due, che probabilmente se la vedranno in un’aula di tribunale. Ma secondo quanto può apprendere Affaritaliani.it che è entrata in possesso di documenti esclusivi, ci sono quattro punti fondamentali che non tornano e che necessitano di un supplemento d’indagine. Un possibile buco da 28 milioni; un debito con Sace dilazionato a condizioni e tassi fuori mercato; una indebita pressione da parte della politica perché la società non fallisse; una possibile concorrenza sleale. 

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Brevemente un riassunto delle puntate precedenti. Il “bubbone” scoppia il 17 ottobre 2022 quando il consigliere di Amministrazione Panconi dichiara in sala stampa: “Se non troviamo 40 milioni, falliamo. E l’anno prossimo ci troviamo a giocare a Vado”. Tre giorni dopo il cda riceve una comunicazione ufficiale dal Collegio Sindacale che riportava tra l’altro l’invito alla convocazione dell’assemblea “per ottenere nuove risorse finanziarie per la patrimonializzazione della società, pena il ricorso alla procedura di Composizione Negoziata della Crisi”. 



 

Nonostante le chiare difficoltà, il 20 giugno 2023 la società viene regolarmente iscritta al campionato di Serie B 2023/2024. Il 10 Agosto la Sampdoria presenta un ricorso al Tribunale di Genova per l’omologazione di accordi di ristrutturazione. Si tratta di un documento redatto con l’assistenza di Pwc che prevede la transazione dei debiti tributari con l’Agenzia delle Entrate; la cessione della società e la rimodulazione dell’indebitamento nei confronti dei creditori. Il tutto sulla base di uno scenario che, ad oggi, sembra abbastanza complesso: il ritorno immediato in Serie A. Attualmente la Sampdoria è penultima dopo otto partite con una vittoria, due pareggi e cinque sconfitte. 

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Il piano fa leva anche su un Ebitda positivo prima del player trading (cioè la compravendita di giocatori). Questo è un obiettivo più percorribile, visto che Radrizzani ha acquistato il Leeds per 70 milioni di pound e oggi la squadra ha un valore di almeno cinque volte superiore. Nel caso in cui la Samp mancasse l’approdo in serie A nelle prossime due stagioni ci sarebbe una riduzione dei ricavi per complessivi 49 milioni di euro. Il totale dei debiti al 31 maggio 2023 era di 150,90 milioni: 49,1 verso l’Agenzia delle Entrate; 71 verso creditori finanziari e 30,8 milioni verso i creditori e fornitori.



 

Con l’Agenzia delle Entrate si ottiene lo scorso 7 agosto un parere favorevole per cui la Sampdoria pagherà 17,7 milioni, con un risparmio netto di oltre 31 milioni. Da notare che la richiesta di rateizzazione fiscale presentata a dicembre 2022 dalla Sampdoria cozzerebbe con la dichiarazione di Panconi (“Senza 40 milioni falliamo”). Per quanto riguarda la ristrutturazione con creditori finanziari per 71 milioni, ci sono 48 milioni ottenuti tramite garanzia Sace per i finanziamenti Covid. Anche in questo caso c’è qualcosa di particolare. Il debito è stato dilazionato a condizioni e tassi fuori mercato: il pagamento avverrà tra 20 anni, in un’unica quota, con gli interessi fissi al 2,5%.  Su questo e altri temi anche il giornalista Paolo Ziliani si è espresso, inviando dieci domande alla Figc.

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Il tutto mentre Radrizzani ha effettuato un finanziamento da 10 milioni a un tasso del 10% e Oak Tree Capital garantisce all’Inter 275 milioni al 9%. Le tre banche che avevano concesso i finanziamenti alla Sampdoria, cioè Macquire, Progetto e Sistema, hanno escusso le garanzie. Sace (quindi lo Stato) è creditore della Sampdoria per circa 48 milioni. E ci sono due ulteriori dettagli: gli interessi decorreranno solo dal 2026 e la società può decidere di pagare solo lo 0,25% annuo, pagando la differenza alla data di scadenza ventennale. 

Tradotto: la rateizzazione in 20 anni avrebbe portato a un esborso annuale di 2,4 milioni di euro, compatibile con una società che fattura oltre 50 milioni. Nell’arco di questi 20 anni matureranno circa 21,7 milioni di interessi passivi, l’applicazione dell’IRS (attualmente al 3,22%) avrebbe portato un ulteriore ingresso di 6,3 milioni, un tasso fisso fondiario addirittura +11,3 milioni, immaginando un tasso al 3,8%. Rinunciare agli interessi del 2024 e 2025 significa salutare 2,4 milioni. C’è infine un’ulteriore clausola che lascia sgomenti: se l’attuale investitore dovesse vendere prima del 2043 (evento altamente probabile) sarà tenuto a pagare solo il 50% del debito, la restante parte si considererà dovuta solo se incasserà una quantità sufficiente di denaro. 

Inoltre, per quanto concerne la ristrutturazione con i creditori non finanziari per i 30,8 milioni ci sono quattro sottocategorie. Agenti e procuratori sportivi, pagati al 40% in tre anni, con adesione all’82%; fornitori chirografari, pagati al 70% in tre anni con adesione al 79%; fornitori privilegiati, pagati al 70% in tre anni con adesione al 95%, fornitori strategici nel cantiere di Bogliasco, pagati al 90% in tre anni con adesione al 93%. 

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Per quanto riguarda il possibile “buco” da 28 milioni di euro nel bilancio 2022 che nessuno avrebbe visto, effettivamente nello stato patrimoniale della Sampdoria, fra i crediti esigibili entro l’esercizio successivo (cioè entro il 31 dicembre 2023) sono iscritti “crediti verso imprese controllanti” per 28,2 milioni di euro. Si tratta – si legge nello Stato patrimoniale – da “crediti verso la controllante Sport Spettacolo Holding (l’azienda di Ferrero, ndr)”. In sostanza, dal 2015 in poi la perdita fiscale relativa all’esercizio (nel caso dell’ultimo bilancio si tratta di 2,93 milioni) sono stati indicati come crediti verso SSH, nell’ambito di una tassazione di gruppo (la SSH era proprietaria della Sampdoria) che però si è interrotta il 15 giugno 2023 e che quindi deve essere teoricamente risolta entro il prossimo 31 dicembre. 

Ma è difficile ipotizzare che questi soldi possano tornare alla Sampdoria. E attenzione perché questo tipo di procedure può portare a conseguenze sanzionatorie secondo la Figc. E il cda avrebbe dovuto appostare un fondo per fronteggiare il rischio di mancato incasso del credito, sulla cui entità ci sarebbero potute essere valutazioni soggettive. La svalutazione, parziale o totale, di questo credito avrebbe comportato un incremento della perdita di esercizio della Sampdoria e avrebbe messo a serio rischio la validità stessa del piano industriale.


 

Esisterebbe una possibilità residuale: il nuovo azionista potrebbe aver garantito alla Sampdoria la copertura di questa partita in caso di mancato pagamento da parte di SSH. Non vi è traccia di questa informazione e il bilancio è stato redatto limitandosi a ricordare che l’iscrizione del credito è avvenuta “sulla base delle prassi contabili consolidate”. Cosa tra l’altro complessa da comprendere, trattandosi di una discontinuità rappresentata dall’interruzione del consolidato fiscale dopo che la Sampdoria ha smesso di essere controllata da SSH

Infine c’è un ultimo dettaglio che esemplifica una differenza di trattamento tra la Sampdoria e altre società. Lo scorso 5 luglio, infatti, l’amministratore delegato di Banca Sistema, Gianluca Garbi, dichiara in un’intervista al Scolo XIX che “nessuno poteva permettersi che la Sampdoria fallisse”. Di più: nell’articolo si legge che Garbi e la banca avrebbero ricevuto “forti pressioni per dare questo supporto, da moltissime altre società, alcune impensabili, da vari organi politici e amministrativi, nazionali e locali. Noi davanti alle difficoltà e qualche non tanto velata minaccia legale non abbiamo mai abbandonato la squadra”. La domanda, che finora non ha trovato risposta è: chi voleva che la Sampdoria non fallisse? Da chi sono arrivate le pressioni? Perché Banca d’Italia non ha aperto un fascicolo che, ad oggi, non risulta? 
 

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