Salario minimo, botta e risposta tra Cnel e Cassazione. Sei d'accordo? Vota
L’ente guidato da Renato Brunetta ha consegnato il suo “no” definitivo, affidandosi alla contrattazione. Ma i giudici romani la pensano diversamente
Salario minimo, la Cassazione contro il Cnel
Continua la polemica sul salario minimo. Da una parte c’è il Cnel, l’organismo presieduto da Renato Brunetta che – come ricorda Il Fatto Quotidiano – ha approvato un parere, con il voto contrario di Uil e Cgil, che sostiene non vi sia bisogno di un salario minimo. Il motivo è che quello è previsto da una Direttiva europea (la 2022/2041) che riguarda solo quei Paesi in cui non vi sia una sufficiente “copertura” della platea generale dei lavoratori da parte della contrattazione collettiva. Ed è proprio qui il punto: in Italia la stragrande maggioranza dei lavoratori, ricorda Il Fatto, ha una tariffazione collettiva pur senza essere iscritta ai sindacati.
E dunque, argomentano dal Cnel, il salario minimo non serve perché, in sostanza, le tutele ci sono e, tutt’al più, bisogna andare a far crescere la retribuzione degli accordi sindacali. Ma senza imporre una soglia minima. Di diverso avviso invece la Cassazione che, con la sentenza del 2 ottobre, la 27711/2023 ha di fatto smentito l’ente guidato da Brunetta. C’è infatti la Costituzione, prima di tutto, che garantisce al lavoratore una retribuzione congrua e adeguata. Ma rispetto a cosa, se non si istituisce un parametro minimo? Intorno a questa diatriba si consuma lo scontro.