Scatta l'embargo sui carburanti russi. Cosa succede ai prezzi

Il nuovo stop rischia di far salire ancora i prezzi dei prodotti raffinati, soprattutto del diesel

Economia

Scatta l'embargo sui carburanti russi, è rischio stangata

Da oggi scatta l'embargo europeo al petrolio russo: sono vietate le importazioni di petrolio via mare (non quelle attraverso gli oleodotti) e secondo i calcoli della Commissione Ue questo dovrebbe bloccare il 94% del greggio di Mosca destinato all'Europa occidentale.

Il nuovo stop dell'Ue, dopo il divieto di importare petrolio da Mosca entrato in vigore lo scorso 5 dicembre, rischia di far salire ancora i prezzi dei prodotti raffinati, in particolare il diesel, il cui fabbisogno in Europa era coperto al 50% dalla Russia. Inoltre, il nuovo divieto rallenta il percorso di rientro dall'inflazione. 

Il carburante non alimenta solo 16 milioni di auto in Italia, ma anche camion e navi. Su alcune tratte autostradali, denuncia Assoutenti, le ripercussioni sarebbero già evidenti, con il gasolio in modalità servito che sarebbe già tornato a superare i 2,5 euro a litro. Ritorna, inoltre, anche lo spettro della speculazione. Tuttavia, secondo gli esperti, l'Ue si è già mossa per far fronte all'addio di prodotti russi e ha riempito i suoi stock di gasolio, con flussi che hanno raggiunto il massimo dell'ultimo anno.

Contemporaneamente, l'Ue sta facendo scorte da Medio Oriente e Asia, a cominciare dalla Cina. E questi partner continueranno a rifornirci anche in futuro, provando a rispondere alla crescente domanda con la creazione di nuove raffinerie.

Tuttavia, mentre gli altri Paesi si attrezzano per soddisfare l'Ue, a un certo punto le scorte potrebbero scarseggiare, innescando un aumento dei prezzi dei carburanti.

Poi, secondo gli esperti, c'è da considerare che le nuove rotte commerciali saranno più lunghe di quelle seguite finora. E questo farà lievitare i costi di trasporto e quelli alle pompe di benzina. Ancora: Mosca non potrà più vendere petrolio all'Europa ma tra i suoi principali fornitori c'è la Cina. Quindi il petrolio russo potrebbe comunque tornare a soddisfare anche il fabbisogno italiano, ma facendo un giro più lungo, ovvero passando dalla Cina e arrivando in Italia sottoforma di prodotto raffinato cinese

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