Stellantis in Cina, partenza in salita. E Tavares restituisce il prestito Sace

Prima mossa in Cina di Tavares che annuncia la salita al 75% della jv Gac. I partner replicano piccati di non sapere nulla e serve l'ok del governo di Pechino

di Andrea Deugeni
Il Ceo di Stellantis Carlos Tavares
Economia
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Stellantis punta a salire al 75% in jv con Gac Group in Cina

Stellantis sbanda in Cina, il mercato da 1,4 miliardi di abitanti dove i grandi gruppi mondiali battagliano con il coltello fra i denti per accaparrarsi una domanda crescente di quattroruote? A prima vista parrebbe un semplice incidente di percorso, superabile riallacciando i fili del dialogo con gli ormai decennali partner commerciali di Guangzhou Automobile Group (Gac). Peccato che per l'operazione che ha in mente Carlos Tavares serva il disco verde del governo cinese, sempre molto attento alle prerogative dei gruppi made in China.

I TAGLI DELL'AUTOMOTIVEMarelli ha annunciato 550 esuberi in tutta Italia tra gli impiegati e i quadri. Lo ha reso noto ai sindacati in un incontro che si è svolto in videoconferenza. Nella stessa giornata in cui il gruppo controllato dal fondo Kkr ha rivelato la propria intenzione di sforbiciare il costo del lavoro, Bosch ha comunicato a Fiom, Fim e Uilm 700 esuberi nei prossimi 5 anni per lo stabilimento di Bari, su un organico di 1.700 dipendenti.

Riavvolgiamo i nastri. In vista del varo il primo marzo del primo piano industriale Stellantis, all’interno del quale troverà ampio spazio il rilancio del business in Cina, il top manager portoghese ha fatto la prima mossa per ribilanciare la presenza in un’area dove Stellantis è strutturalmente in ritardo rispetto agli altri principali competitor. Il gruppo ha annunciato di voler aumentare la partecipazione, oggi pari al 50%, nella joint venture nel Dragone con Gac che produce veicoli a marchio Jeep, partnership messa in piedi nel marzo 2010 e in cui ora il duo Tavares-Elkann vuole salire al 75% del capitale.

Il problema, accusano gli alleati del Colosso d’Oriente, è che le due parti non hanno ancora firmato nessun accordo formale, in più Gac che ha criticato Stellantis per aver rilasciato un comunicato senza la sua approvazione ha fatto sapere urbi et orbi di aver appreso della volontà in loco del quarto gruppo mondiale nato dalla fusione fra Fiat-Chrysler e Peugeot solo dal sito corporate dei partner.

Da Stellantis, da cui non hanno fornito dettagli finanziari sull'accordo proposto, hanno replicato che l'operazione era già stata concordata, mentre i cinesi hanno sottolineato come Gac rispetterà rigorosamente la politica nazionale cinese e le procedure richieste per quanto riguarda le joint venture straniere e le questioni di cooperazione.

L'annuncio è un elemento fondamentale del piano di Stellantis per la costruzione di nuove basi per la sua attività nel Dragone, dove lo scorso settembre il gruppo aveva annunciato che avrebbe creato un'organizzazione operativa semplificata "Stellantis Jeep" per sviluppare il marchio e a cui mettere a servizio proprio la joint venture con Gac. Una strategia focalizzata sullo stabilimento produttivo di Changsha che sta attualmente preparando il lancio del modello Compass.

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Sul rafforzamento in Cina "siamo a buon punto. Ci sono delle ottime basi di negoziati con i nostri partner. Illustrerò l'intera strategia il primo marzo", si è limitato a dire il Ceo. Tutto a posto dunque? Nelle prossime settimane si capirà. La posta in gioco è strategica perché, al momento, nell’area Stellantis può contare su una quota di mercato inferiore all’1%. Proprio la maggior presa sulla Cina e sui mercati asiatici era uno dei motivi principali per cui, prima che il tavolo saltasse, John Elkann aveva bussato la porta ai cugini transalpini di Renault (legati da un’alleanza di ferro con Nissan e Mitsubishi), prima di rivolgersi invece alla famiglia Peugeot per le grandi nozze italo-francesi delle quattroruote.

Stellantis pronta a restituire in anticipo il prestito da 6,3 miliardi a Intesa-Sanpaolo con garanzia Sace

Intanto, mentre il settore automotive italiano sta accusando i colpi della frenata produttiva e della transizione ecologica innescata dai nuovi diktat comunitari sui motori endotermici (da mettere fuori produzione entro il 2030), il gruppo, dopo i rumors della scorsa estate, si prepara secondo quanto ha rivelato Bloomberg a restituire ufficialmente con un anno di anticipo, rispetto alla tabella di marcia prevista, il prestito da 6,3 miliardi di euro avuto da Intesa Sanpaolo con garanzia pubblica.

A giugno 2020, Fca aveva sottoscritto la linea di credito a tre anni garantito all'80% da Sace nell'ambito delle misure governative del Conte bis per le imprese colpite dall'impatto della pandemia. Prestito condizionato però a obblighi di investimento da parte del gruppo sul territorio nazionale e a precisi vincoli di mantenimento dei livelli occupazionali. Vincoli che ora verranno meno e al posto dei quali, con il profondo rosso nelle vendite del mercato dell’auto, i sindacati temono possano subentrare i tagli al costo del lavoro.

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