Superbonus, Burrelli (Anaci): "Così si lasciano indietro incapienti e deboli"

Il presidente degli amministratori di condominio: "In ballo 130-150mila lavoratori, perché non si è intervenuti prima?"

di Marco Scotti
Economia

“Così si blocca qualsiasi lavoro nei condomini: gli incapienti, i pensionati, i disoccupati non possono permettersi di pagare interventi che poi vedranno scontati nei dieci anni successivi. E sarà la paralisi”. Francesco Burrelli, presidente di Anaci, l’Associazione Nazionale degli Amministratori di Condominio, racconta ad Affaritaliani.it perché il tema intorno al Superbonus sia così complesso e perché l’allerta rimanga alta. L’Anaci raggruppa circa 8.000 professionisti che hanno in gestione quasi 400mila condomini, circa un terzo del totale in Italia. 

Presidente, facciamo chiarezza: perché è scattato questo allarme?

Già Mario Draghi aveva annunciato che questo provvedimento non era per lui l’ideale, mettendo in questo modo i mercati in subbuglio. Poi, con l’avvento del governo Meloni si è aspettato un po’ troppo a prendere questo provvedimento, viene quasi da pensare male.

In che senso?

Pensi se avessero annunciato il provvedimento la scorsa settimana, prima delle elezioni in Lazio e Lombardia, chissà che cosa sarebbe successo. E poi c’è stata un po’ troppa confusione, si è raccontato che quel provvedimento era costato 105 miliardi di euro, cioè quasi 2.000 euro a cittadini. Questa è la politica e va benissimo. Però noi ci chiediamo perché, se davvero la preoccupazione era impedire le truffe, si sia fatto il primo provvedimento anti-frode a novembre 2021 e non nell’estate del 2020, quando è nato il Dl 34.

Forse perché si spera sempre nella buona fede e, quando ci si accorge che non è così, si è costretti a punire tutti.

Certo, sono state accertate truffe per svariati miliardi. Ma quello che è stato deciso è parossistico: niente più sconto in fattura, nessuna cessione del credito, solo il tax credit in 10 anni. Ma in questo momento ci sono 90-95mila cantieri fermi, 130-150mila persone che stanno chiudendo le loro aziende. Ci sono 15 miliardi incagliati. Chi non può permettersi di pagare qualche migliaio di euro che fa: blocca la costruzione di ascensori che devono eliminare le barriere architettoniche?

Chi pagherà il prezzo più alto?

Deboli, fragili, incapienti, pensionati. Abbiamo chiesto a Meloni di essere sentiti, Forza Italia ci ha garantito che intende gestire la vicenda. Abbiamo già dimenticato che ogni miliardo del Superbonus ne originava quattro di indotto? Che su ogni euro si pagava il 22% di Iva che finiva nelle casse dello Stato? Ora si è persa la fiducia nelle istituzioni e serve trovare il modo di ribaltare questo rapporto deteriorato.

Che cosa si può fare?

Bisogna prima di tutto cartolarizzare i bonus, bisogna capire come smaltire questi crediti e farli circolare. Che cosa diciamo ai professionisti che avevamo già incaricato? È fondamentale che non vada perduto il lavoro e che non si parta con una clamorosa corsa al ribasso per cui chi fa i lavori deve prima di tutto costare poco e poi, solo in un secondo momento, mostrare di avere le competenze necessarie. Tra l’altro ricordiamoci sempre che il 70% degli italiani vive in condominio e gli stipendi medi li conosciamo tutti. Ci sono famiglie che già fanno fatica a pagare il gas, figuriamoci se sono in grado di anticipare migliaia di euro per lavori di miglioramento delle facciate o degli impianti interni. 

Quant’è il ticket medio d’intervento con il Superbonus?

Difficilissimo rispondere. Io stesso sto gestendo in questo momento dei lavori in stabili che ospitano 160 famiglie e che necessitano di investimenti anche da 4,5 milioni di euro. Il problema, tra l’altro, è che se si hanno più anni a disposizione per completare l’intervento si possono “spalmare” gli investimenti. Così invece si rischia di avere un’inflazione artificiale perché i materiali devono essere reperiti tutti subito. 

Ultima domanda: davvero l’Italia ha un parco abitativo così arretrato?

Siamo un unicum, sotto ogni punto di vista. Solo la Spagna, forse, può essere paragonata a noi. Abbiamo anche una morfologia che ci costringe a fare i conti con problemi che altri non hanno, come ad esempio i terremoti. Siamo molto indietro per quanto concerne l’efficientamento energetico, gli altri paesi sono partiti prima di noi, mentre in Italia ci si rifà ancora a leggi del 1976 o del 1991 e quindi si parte sempre dalla classe G. C’è una bella rincorsa da fare, ma quello che secondo me non hanno capito i governanti è un dato ancora più clamoroso: se venisse un terremoto come in Siria o Turchia, al di là del bilancio tragico di morti, quanto costerebbe la ricostruzione? Bisogna attrezzarsi quanto prima. 
 

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