Superbonus, mazzata dall'Eurostat: il debito va spalmato sui prossimi bilanci

Scoppia l'ira del ministro Giorgetti che oggi deve presentare la Nadef. L'ipotesi di scambio tra crediti d'imposta e Btp

di Redazione Economia
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Superbonus, i conti tutti da rifare. L'Eurostat cambia le regole e inguaia il governo Meloni

Il governo Meloni oggi dovrà presentare la NaDef, il documento di aggiornamento di economia e finanza, un passaggio cruciale in vista della manovra finanziaria. Ma proprio in queste ore dal Lussemburgo è in arrivo una mazzata per i conti pubblici dell'Italia e questo rende molto complicata la previsione di spesa. È andata bene per il 2023, ma la decisione di Eurostat su come contabilizzare il Superbonus non è definitiva. Quella arriverà a metà 2024 e - si legge su Il Corriere della Sera - potrebbe essere disastrosa per i conti pubblici. Tanto che il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, che aspettava dall'agenzia statistica europea finalmente delle certezze sul trattamento dei bonus, ieri è andato su tutte le furie: quasi non bastassero le preoccupazioni sul quadro dei conti e dell'economia che oggi darà al Consiglio dei ministri.

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A febbraio scorso Eurostat riclassificò i crediti legati al 110% come spesa pubblica, tutta sul primo anno (90 miliardi di euro fino al 2022). Cedibilità e sconto in fattura — stabilì — facevano sì che quei crediti sarebbero stati incassati di sicuro e dunque andavano iscritti a deficit negli anni, fra il 2020 e il 2022, in cui erano stati creati. Oggi però - prosegue Il Corriere - l’agenzia di Lussemburgo rimette tutto in dubbio. Vista l’entità dei crediti d’imposta incagliati, cioè ancora non goduti dai beneficiari, c’è il rischio che una parte di essi vada persa.

 

Se così fosse, secondo Eurostat, si tornerebbe al vecchio criterio: le minori entrate sarebbero da spalmare su tutta la durata della detrazione; in sostanza, andrebbero tolte dai deficit degli anni scorsi e andrebbero ad alimentare una nuova massa di deficit in più per tutti gli anni di vita dell’attuale governo. L’ipotesi al centro del confronto sarebbe quella di uno scambio, su base volontaria, in cui le banche cedono i crediti d'imposta ricevendo dal Tesoro titoli di Stato (Btp) di nuova emissione di valore comparabile. Se mai si facesse, l'operazione non potrebbe smobilizzare somme di crediti molto vaste.

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