Tajani non molla la Farnesina, Ronzulli può accettare un ministero "minore"
L'ex presidente del Parlamento europeo vuole a tutti i costi il ministero degli Esteri, l'esponente di FI potrebbe "accontentarsi" di un dicastero light
Tajani e Ronzulli: ecco tutti i dubbi di Giorgia Meloni
Antonio Tajani, Licia Ronzulli, Giorgia Meloni: un tris d’assi si sta trovando ai ferri corti per decidere chi e dove siederà nella compagine dell’esecutivo che andrà presentata a Sergio Mattarella. La speranza inizialmente era di riuscire a completare l’operazione entro il 12 ottobre, ora sembra che ci vorrà più tempo, forse addirittura due settimane. D’altronde, la composizione della squadra di governo da parte di Giorgia Meloni si sta rivelando impresa più complessa del previsto. Se, infatti, Fratelli d’Italia ha ottenuto un consenso ampio e molto convincente, non può dimenticarsi degli alleati che, insieme, valgono poco più della metà dei voti ottenuti dal partito di Via della Scrofa. Ma che vogliono “pesare” molto di più nell’azione di governo, ricalcando quanto teorizzato da Enrico Cuccia quando diceva che le azioni non si contano ma, appunto, si pesano. Così la Meloni si impegna su tre fronti: il primo è trovare ministri di livello elevatissimo, inappuntabili agli occhi del presidente Mattarella e dell’Europa; il secondo è quello delle trattative con la Lega; il terzo riguarda Forza Italia. Silvio Berlusconi nei giorni scorsi ha alzato notevolmente i toni, chiedendo all’alleata di non porre veti.
E su chi sarebbero caduti questi veti? I nomi sono arcinoti, come detto. Licia Ronzulli e Antonio Tajani, con differenze sostanziali. Nel caso dell’ex europarlamentare, da Arcore è uscita la richiesta di un ministero prestigioso (la Sanità?) mentre la Meloni non vorrebbe addirittura farla sedere in Cdm. A quanto Affaritaliani.it può ricostruire, si troverà una mediazione con la concessione di un dicastero “minore”, senza portafoglio. La Ronzulli, infatti, vuole essere parte dell’esecutivo e potrebbe accettare un ridimensionamento delle sue aspirazioni. Diverso il discorso di Antonio Tajani, che ha ricevuto l’endorsement di un pezzo grosso in Europa come il presidente del Ppe Manfred Weber. Ed è proprio questo il punto: Tajani sa di essere il “garante” dell’esecutivo – che molti nel Vecchio Continente vedono come estremista e populista – e quindi vuole sfruttare questo suo indiscutibile ruolo.
Ecco perché, assegnata la presidenza della Camera con ogni probabilità alla Lega, bisognerà offrire qualcosa di altrettanto succulento a Forza Italia. Fonti accreditate riferiscono ad Affaritaliani.it che l’ex presidente del Parlamento europeo non è disposto a transigere: vuole la Farnesina. Non vuole fare “sconti” a chicchessia, men che meno a una Giorgia Meloni che, nel frattempo sta faticando a collocare ministeri chiave, su tutti l’economia dopo i no (forse definitivi, a meno che non entri in campo Mattarella stesso) di Fabio Panetta e Dario Scannapieco. Il tira e molla continua, ma la sensazione è che se alla fine su Ronzulli dovrebbe spuntarla la Meloni, con Tajani l’esito sarà diverso: agli Esteri, o niente. Ma attenzione, perché uno strappo adesso potrebbe aprire scenari complicatissimi da gestire.