Tassa di soggiorno fino a 10 euro al giorno. Le associazioni: "Una batosta"

Un emendamento alla Manovra a firma Pd impone che si possa alzare la tassa nelle città che abbiamo avuto presenze turistiche 20 volte superiori ai residenti

(foto Lapresse)
Economia

Tassa di soggiorno fino a 10 euro al giorno

Un emendamento alla Manovra terrorizza il turismo: in commissione Bilancio, infatti, è stato approvato un dispositivo che rende più semplice l'innalzamento dell'imposta di soggiorno a 10 euro nei Comuni capoluogo di provincia che, in base alle ultime rilevazioni, abbiano avuto presenze turistiche venti volte superiori a quelle dei residenti. Per farlo non servirà un decreto ministeriale, ma si farà riferimento ai dati Istat sulle presenze turistiche medie del triennio trascorso. Per il 2023-2025, dunque, si considererà il periodo compreso tra il 2017 e il 2019.

L'allarme di Confindustria Alberghi

L’aumento della tassa di soggiorno varato nella Legge di Bilancio "pesa su un equilibrio ancora difficile". Lo afferma l'Associazione Italiana Confindustria Alberghi sottolineando che "il settore è stretto tra aumenti spaventosi dei costi, primo tra tutti è quello dell’energia, e la crescita astronomica del costo dei mutui accesi per resistere alla crisi Covid".
    
Già a fine 2020 il ricorso all’indebitamento bancario nel settore alberghiero, ricorda l'associazione, era di +45,6% a fronte del dato medio italiano di +34,5%. "Una situazione molto delicata per le imprese del settore: la domanda turistica sta andando bene, ma l’incremento dei costi sta azzerando i margini rendendo sempre più difficile il recupero dei due anni di fermo causati dalla pandemia -  sottolinea Confindustria alberghi - Il paradosso è che il settore dà già moltissimo ai comuni tra Imu, Tari, tassa di soggiorno ordinaria e molte imposte minori. Ma a quanto pare non basta e si pensa di poter spremere ancora le imprese.

Le 22.000 aziende del settore alberghiero sono strangolate dal carico fiscale e dagli aumenti che in alcuni casi stanno superando ampiamente il dato già impressionante dell’inflazione. Le città che sono le prime destinazioni del provvedimento, in questi mesi hanno vissuto di una domanda estera sostenuta, ma già oggi scontano l’apprezzamento dell’euro e, con la stretta sui tassi che la Bce ha già annunciato per i prossimi mesi, vedono ridurre drasticamente la propria attrattività e competitività rispetto ad altri mercati. 

Il carico ulteriore di una tassa che arriva a 10 euro al giorno a persona non può non pesare sui costi di viaggio e scoraggerà ulteriormente la domanda. Ancora una volta una tempesta perfetta sulle imprese del settore che danneggia il turismo e favorisce quelle forme di ospitalità che ancora oggi attendono di essere censite e regolamentate proprio da quei comuni che preferiscono alzare l’imposta sugli alberghi, invece di andare a recuperare le risorse che sfuggono alla tassazione. Una drammatica miopia - conclude la nota - che colpisce un settore, quello alberghiero, che contribuisce in modo sostanziale all’economia dei territori, del Paese, e all’occupazione in Italia".

La preoccupazione di Assoturismo Confesercenti

“Tassare i turisti non ci sembra una buona strategia, proprio in un momento di ripresa come questo. Si rischia di scoraggiare i visitatori, soprattutto le famiglie, offrendo loro un incentivo per ridurre la durata del soggiorno, e di spingere fuori mercato le città d’arte. L’esatto contrario di quello che dovremmo fare”. Così Vittorio Messina, presidente nazionale di Assoturismo Confesercenti, commenta l’emendamento che permette ai capoluoghi di provincia che hanno avuto presenze turistiche 20 volte superiori ai residenti di alzare la tassa di soggiorno fino a 10 euro per notte.
    
“L’imposta di soggiorno è già una gabella poco gradita, anche perché – in teoria – avrebbe dovuto essere un’imposta di scopo destinata agli investimenti per lo sviluppo del turismo, ma le risorse sono arrivate al comparto con il contagocce, e solo in alcuni territori. Con questo nuovo intervento, poi, l’imposta diventa un vero e proprio esborso, da 280 euro a settimana per una famiglia con due figli. Una stangata da evitare assolutamente – conclude Messina - anche in considerazione del fatto che l’imposta di soggiorno già costa agli ospiti delle strutture ricettive italiane più di mezzo miliardo di euro l’anno: tra questa e l’Iva su prodotti e servizi turistici, i visitatori del nostro paese sono tra i turisti più tartassati al mondo”. 

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