"Tassi in rialzo? Bene Lagarde: l'inflazione distrugge i soldi delle famiglie"

Meloni furiosa con la Bce che ritoccherà (ancora) al rialzo i tassi. "Ma l'Eurotower non ha altri strumenti": parla Nicoletta Papucci (MutuiOnline)

di Lorenzo Goj
Economia

"Tassi troppo alti? No. Sono l'unico modo per combattere l'inflazione". L'intervista

“Il rialzo dei tassi rischia di fare ancora più danni dell’inflazione”. A dichiararlo alla Camera in vista del Consiglio europeo di Bruxelles è Giorgia Meloni, la quale considera la stretta monetaria “una cura più dannosa della malattia”. Ma davvero la Banca Centrale non ha preso in carico i rischi che correrebbero i cittadini europei, vere vittime della crisi dovuta all'inflazione? Per capirne di più, Affaritaliani.it ha interpellato Nicoletta Papucci, Direttrice marketing di MutuiOnline.

Papucci, il governo sostiene che nuovi rialzi possano portare alla recessione. Lei che cosa ne pensa?

“Il governo, tecnicamente, ha ragione. Il rischio di andare in recessione esiste, ma non è detto che arrivi davvero. Ad esempio, gli Stati Uniti, pur con un rialzo dei tassi superiore a quello europeo, sono riusciti a evitarla. La Germania, invece, nonostante il suo 'motore' notoriamente forte, ne è stata colpita. Purtroppo, la realtà è che la Bce non ha altri modi per far abbassare l’inflazione. Non ci sono altre soluzioni se non il rialzo dei tassi”.

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E con la recessione l’inflazione andrebbe a ridursi?

“Potenzialmente sì. Se dovesse verificarsi questo fenomeno in Italia, con la riduzione della domanda e conseguentemente del Pil, l’inflazione dovrebbe calare”.

Per provare a fare delle previsioni, quando si abbasserà in modo significativo la corsa dei prezzi?

“Se in questo momento in Italia l’inflazione corrisponde al 6,2%, possiamo aspettarci che si abbasserà entro il 2024 rimanendo comunque sopra al 4%. Si fa sempre più largo, inoltre, la possibilità che il livello base dell’Unione Europea cambi e si assesti al di sopra dell’odierno obiettivo del 2%”.

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Ma i tassi europei sono davvero così alti?

“No. Dagli anni ’70 ai ’90, i tassi sono stati stabilmente sopra il 10%, arrivando a toccare anche il 19%. Tutto sommato, i tassi attuali sono considerabili ‘nella norma’ tenendo conto che l’Europa (come tutto il mondo) è appena uscita dalla pandemia da Covid, foriera di una crisi senza precedenti”.

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E, invece, quando si abbasseranno?

“Gli italiani, purtroppo, devono mettersi il cuore in pace. Almeno fino ai prossimi sei mesi, se non più di un anno, i tassi rimarranno alti a questi livelli se non superiori. Deve diffondersi la coscienza del fatto che non è più pensabile fare finanziamenti, come ad esempio per una casa, con la facilità degli anni passati quando i tassi erano praticamente inesistenti. Il periodo macroeconomico è profondamente cambiato e non è possibile prevedere quando si tornerà ‘ai vecchi tempi’. Basti pensare, infatti, che le richieste di mutuo stanno scendendo circa del 20% anno su anno”.

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Quanto impatterà sulle famiglie italiane il nuovo rialzo?

“Meno di quanto si pensi nell’immaginario collettivo. A colpire davvero i ‘bilanci’ delle famiglie non sono i tassi d’interesse ma l’inflazione”.

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