Tim, il bond da 750 milioni rende oltre il 7%. Un successo la riapertura
Sulla rete è in arrivo un parere legale che potrebbe aiutare il cda
Tim, rendimento super per il bond. Ecco dove finiranno i proventi della raccolta
Tim ha realizzato con successo l'emissione di una tranche da 750 milioni di euro di titoli. Il gruppo di telecomunicazioni è tornato sul mercato del debito. Nella serata di ieri la società ha comunicato di aver concluso con successo la riapertura del bond quinquennale al 7,85% emesso a luglio. Il prezzo di 750 milioni - si legge su Milano Finanza - è oltre la parità, a 102, il che implica un rendimento del 7,37%. Per Tim, quindi, il costo di finanziamento è inferiore all'emissione originaria. Tim ha reso noto che, come per i bond di luglio, "i proventi raccolti con l'emissione saranno utilizzati per rimborsare le scadenze a breve termine, per scopi societari di carattere generico, e/o per pagare costi e spese relative all’emissione".
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La data di regolamento è stata fissata per il giorno 28 settembre 2023, a partire dalla quale i titoli della nuova tranche saranno quotati presso il mercato Euro MTF della Borsa di Lussemburgo. Tim ha reso noto infine di prevedere che le agenzie di rating Moody’s, S&P e Fitch confermino il rating assegnato ai Titoli, rispettivamente pari a B1, B+ e BB-. Il gruppo continua a consolidare la sua presenza sul mercato dei capitali, confermando il forte interesse degli investitori istituzionali. Sulla rete è in arrivo un parere legale che potrebbe aiutare il cda.
Si tratta di alcuni pareri legali di alto profilo che, secondo quanto apprende l'Adnkronos, indicherebbero che per il via libera alla cessione della rete non ci sarebbe bisogno di alcuna assemblea (né ordinaria né straordinaria). La stessa Vivendi aveva ipotizzato la necessità di una assemblea straordinaria chiamando in causa la motivazione di un cambio dell'oggetto sociale che, in una società di capitali, richiede appunto il via libera di una assemblea di questo tipo. Forte di una minoranza di blocco in tal caso Vivendi, se in disaccordo, potrebbe fermare l'operazione.
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Tuttavia a giudizio degli esperti cui il gruppo telefonico ha chiesto un parere, il passaggio assembleare per la decisione su NetCo non sarebbe necessario tout court. Lo stesso board (che peraltro ha votato all'unanimità per il negoziato in esclusiva con Kkr) assumerebbe la decisione in autonomia.