Tim, rumors: il ruolo neutro di Cdp sulla poltrona di Gubitosi

Il Ceo si gioca le chance di restare alla guida della compagnia telefonica col piano di riorganizzazione che illustrerà giovedì al Cda straordinario

di Marco Scotti
Luigi Gubitosi
Economia
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La sorte del Ceo alla guida della compagnia telefonica

Mancano meno di 24 ore allo “scontro finale” di Tim: il consiglio di amministrazione straordinario richiesto da cinque componenti del board dovrà far luce sul piano di riorganizzazione strategico che l’amministratore delegato Luigi Gubitosi ha annunciato. E nella notte un’agenzia Reuters ha sostenuto che Cdp sarebbe pronta a mettersi di traverso di fronte alla richiesta di abbandonare l’attuale Ceo. Come vedremo, Affaritaliani.it può raccontare che la posizione della Cassa è più neutra e non è né quella di ultrà pro-Gubitosi né di animatore della fronda contro il top-manager.

Del board di domani abbiamo già scritto più volte anche se per il momento si tratta ancora di indiscrezioni: c’è chi dice che Tim sia disposta a mettere in vendita una partecipazione nella rete con conseguente rally delle azioni dell’ex-Sip; c’è chi sostiene che siano altri i “gioielli” in cui si potrebbe pensare a un’apertura del capitale

In questa situazione difficile da leggere con chiarezza si stanno sviluppando almeno altri due temi fondamentali. Il primo riguarda la sorte di Luigi Gubitosi, l’amministratore delegato arrivato tre anni fa in sostituzione di Amos Genish. Gli amanti del diritto fanno notare che se il cda straordinario fosse stato convocato per chiederne la testa, ci sarebbe stata una dicitura nella convocazione che facesse riferimento alla “governance”. Ma non è questo il caso.

Tim, il malcontento dei soci per i risultati trimestrali della compagnia

È però indubbio che, dopo i risultati del terzo trimestre, nessuno sia particolarmente soddisfatto. Non lo è sicuramente Vivendi, che detiene poco meno del 24% dell’aziende e che vorrebbe avere rassicurazioni sul futuro dell’ex-Sip che ha toccato i minimi a quota 0,30 euro per azione nei giorni scorsi prima del rally in seguito alle indiscrezioni sulla rete e sulla possibilità di cedere la maggioranza a Kkr.

Su Gubitosi sono circolate indiscrezioni secondo le quali sarebbe ormai pronto a lasciare il timone di Tim, tanto da aver negoziato una buonuscita da 10 milioni. L’azienda ovviamente non commenta, ma, calcolatrice alla mano, sarebbe un emolumento in linea con quanto percepito dal suo predecessore Genish (che ha ricevuto 4,2 milioni per 14 mesi al comando), ma lontanissimo da quanto totalizzato da Flavio Cattaneo che nel 2017 venne congedato, dopo 16 mesi, con 25 milioni. 

Il piano di riorganizzazione strutturale della compagnia telefonica

È comunque evidente che la partita si giochi intorno alla strategia industriale e al ruolo stesso di Gubitosi. Nella serata di ieri è circolata un’agenzia Reuters secondo la quale Cdp, secondo investitore di Tim con il 9,89% del capitale azionario, sarebbe contrario a cambi di gestione al timone mentre sarebbe solo Vivendi a fare pressione per un avvicendamento.

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Posto che un consiglio di amministrazione straordinario non è mai una buona notizia per il ceo, al momento sembra che tutti gli azionisti e non solo i francesi non siano particolarmente soddisfatti dell’andamento dell’azienda. Secondo quanto può riferire Affaritaliani.it, tra l’altro, non corrisponde al vero neanche l’opposizione di Cassa Depositi e Prestiti a un eventuale avvicendamento.

La posizione di Cdp su Gubitosi

Il che però non rende neanche vero il contrario, cioè che Cdp sia pronta a una crociata anti-Gubitosi. Ed è proprio questo il secondo tema fondamentale: il ruolo della Cassa. Semmai, si può dire che i soci guardano con attenzione alle strategie prossime e venture: nel board di Tim siede Giovanni Gorno Tempini, presidente della Cassa che nel bilancio 2020 ha dovuto iscrivere una diversa valutazione della sua partecipazione.

“Gli investimenti in titoli di capitale – si legge nella relazione finanziaria annuale – ammontano a circa 619 milioni di euro (-265 milioni rispetto a fine 2019). Il decremento è principalmente ascrivibile all’effetto della valutazione al fair value dell’interessenza in Tim Spa”. 

Tra l’altro, è difficile credere che la Cassa, cioè espressione del Mef, possa avallare una strategia che prevede la cessione della maggioranza di un asset come la rete a un partner straniero. Si rischierebbe, infatti, l’attivazione immediata della golden power e il congelamento dell’operazione. Dunque, non rimane che aspettare qualche ora per sapere che cosa accadrà in Tim. Sapendo che le acque agitate non fanno necessariamente rima con ribaltone.