Tra app e scarpe è guerra di brevetti tra Adidas e Nike: si va in tribunale
Sneakers e sistemi di tracciamento sono solo due dei terreni di scontro di una battaglia che dura da decenni. Da Michael Jordan a Messi: gli ambasciatori
Adidas fa causa a Nike
Adidas contro Nike: i due colossi dell’abbigliamento sportivo che da sempre si contendono i principali atleti mondiali sono finiti davanti al giudice. Come fa notare Pambianco News, “la causa intentata presso il tribunale federale del Texas orientale sostiene che le app mobili Run Club, Training Club e Snkrs di Nike e il sistema Adapt per la regolazione della vestibilità delle sneaker violano nove brevetti targati Adidas per il monitoraggio degli esercizi di fitness, un sistema di ‘calzature intelligenti’ e svariate altre tecnologie riconducibili al marchio”. È il secondo episodio di questo tipo dopo che, a dicembre del 2021, Nike aveva portato davanti al tribunale federale dell’Oregon e presso la Us International Trade Commission Adidas, con l’accusa di aver violato i brevetti relativi al design della sua sneaker Flyknit.
Ma la battaglia tra Nike e Adidas non è soltanto una quesitone di preferenza e di marchio. Sono proprio due filosofie diverse. Intanto, la collocazione geografica di provenienza: tedesca la Adidas, americanissima la Nike, simbolo di quel sogno a stelle e strisce che fa pensare che ogni cosa sia possibile. Se il marchio delle tre strisce ha saputo legarsi all’iconografia di vari rapper, su tutti Jay-z, Nike ha saputo affermarsi come brand iconico degli sportivi più pagati: Michael Jordan, ad esempio, che ha una sua linea con Nike. Ma anche Lebron James, Tiger Woods, Cristiano Ronaldo. A proposito di Adidas, l’eterno rivale di Cr7, Lionel Messi, è da sempre un ambasciatore del brand tedesco.
Numeri a confronto
Una contrapposizione anche nei numeri. Adidas ha chiuso il 2021 con ricavi in crescita del 16% a 21,2 miliardi e un utile di quasi 1,5 miliardi. Nike chiude l’esercizio il 31 maggio. Quello dello scorso anno si è concluso con un fatturato di 44,54 miliardi, in crescita del 19% e con un’attesa di sfondare il muro dei 50 miliardi già nel 2022. È di Nike la sponsorizzazione della Lega Serie A di calcio in Italia e anche dell’Nba. Intorno al meccanismo della sponsorizzazione delle maglie gira un mercato da 1,3 miliardi di euro all’anno solo per il calcio.
Come riporta Calcio & Finanza Nike ha all’attivo 36 accordi da 320 milioni di euro complessivi versati nelle casse delle società, meglio di Adidas con 24. Basti pensare ad esempio alla Premier League, dove Nike è partner di quattro club (Brighton, Chelsea, Liverpool e Tottenham) investendo oltre 100 milioni annui solo per le due principali squadre, Chelsea (70 milioni annui) e Liverpool (35 milioni annui ma il 20% delle royalties sul merchandising). Nella Liga, i tre principali club legati a Nike Atletico Madrid, Barcellona e Siviglia ottengono di base circa 125 milioni di cui la larga parte per i blaugrana, mentre in Bundesliga invece la spesa di Nike è inferiore pur avendo ben sette squadre sotto contratto. Infine, i campionati con i minori accordi sono Ligue 1 e Serie A: in Francia c’è il Paris Saint-Germain (80 milioni annui) mentre in Italia c’è solo l’Inter, con un accordo da 12,5 milioni di base.
Adidas limita il numero di squadre, ma gli investimenti sono maggiori: in Italia la Juventus incassa 51 milioni annui, mentre in Premier ci sono Manchester United (75 milioni di sterline annui, ovvero 89 milioni di euro) e Arsenal (60 milioni di sterline, 71 milioni di euro a stagione), a cui si aggiungono le sponsorizzazioni di Leicester City e Leeds United. L’affare più importante resta il Real Madrid, con un accordo da 120 milioni più bonus, mentre è diversa la situazione in patria, dove è non solo sponsor ma anche azionista del Bayern Monaco (8,33% delle azioni) versando 60 milioni di euro come sponsorizzazione. In Bundesliga, poi Adidas compare anche sulle casacche dell’Union Berlin mentre in Francia, invece, dei quattro club patrocinati, il partner di punta è il Lione (per circa 10 milioni). Solo con le big dei principali tornei europei, la cifra base investita da Adidas si aggira sui 400 milioni di euro.
La storia dei due marchi
Anche le storie dei due colossi sono completamente diverse. Le origini dell'attuale azienda Adidas si possono far risalire al 1924 quando Adolf Dassler, figlio del calzolaio Christoph von Wilhelm Dassler, aveva cominciato a produrre scarpe da calcio a Herzogenaurach, una cittadina della Baviera. In quell'anno assieme al fratello maggiore Rudolf, fondò la "Gebrüder Dassler Schuhfabrik" (fabbrica di scarpe dei fratelli Dassler). Adolf si occupava di fabbricare materialmente le scarpe mentre Rudolf si occupava della distribuzione e della parte gestionale. L'azienda ottenne subito un grande successo e guadagnò la ribalta internazionale già durante le Olimpiadi del 1936, equipaggiando Jesse Owens.
Nel 1947, a causa di dissapori che erano già sorti durante la Seconda guerra mondiale, i due fratelli si divisero. Rudolf formò una sua azienda che chiamò inizialmente Ruda (dalle prime due lettere rispettivamente del suo nome Rudolf e del cognome Dassler) e che poi nel 1948 ribattezzò in Puma Schuhfabrik Rudolf Dassler, oggi nota semplicemente come Puma. Adolf invece chiamò la sua azienda Adidas, anch'egli utilizzando il suo soprannome, Adi, e le tre prime lettere del cognome Dassler. L'azienda fu ufficialmente registrata il 18 agosto 1949 come Adidas AG.
Nike invece proviene da un’intuizione. L'azienda nasce il 25 gennaio 1964, quando Bill Bowerman (allenatore) e Phil Knight (appassionato mezzofondista) creano il marchio "Blue Ribbon Sports" per importare scarpe sportive dal Giappone. In pochi mesi sono vendute 1300 paia di scarpe da corsa, nel 1965 le vendite raggiungono quota 20.000. Nel 1966 BRS apre il suo primo negozio al dettaglio a Santa Monica, in California; l'anno successivo, grazie all'aumento delle vendite, BRS apre nell'East Coast, a Wellesley, nel Massachusetts. Nel 1971 si ruppero i rapporti con i giapponesi che decidono di vendere per conto proprio. Il 30 maggio 1971 nasce Nike, Inc. con il logo disegnato per 35 dollari da una studentessa di grafica, Carolyn Davidson. Una “furbata” che venne parzialmente emendata quando, nel 1983, alla donna vennero donate 500 azioni Nike per un controvalore attualizzato di circa un milione di dollari.
Merita, infine, di essere raccontata la storia di come Michael Jordan divenne l’ambasciatore per antonomasia di Nike. Nel 1984, quando venne selezionato per entrare nella Nba con i Chicago Bulls, Jordan aveva in mente un solo brand di scarpe sportive: Adidas. Ma il marchio tedesco non si fidò delle potenzialità di quel ragazzotto magro e gli fece un’offerta poco soddisfacente. Nike invece si mostrò più pronta e mise sotto contratto Jordan. A un certo punto il valore del brand di Michael Jordan era superiore, singolarmente, a quello di tutta l’Nba. Un matrimonio tra i più riusciti della storia dello sport.