Usa, 25 miliardi di dollari il costo dello sciopero per le tre Big dell’auto

Su Ford, General Motors e Stellantis pesano i costi degli accordi sindacali

di Daniele Rosa
Economia

Big Auto Usa, sui tre giganti di Detroit pesano gli accordi sindacali

25 miliardi di dollari circa è stato il conto, a cui si aggiungono perdite significative in Borsa, che le tre Big americane dell’auto hanno dovuto pagare dopo sei settimane di sciopero dei lavoratori. Le grandi di Detroit, General Motors, Ford e Stellantis, che insieme hanno una capitalizzazione di 140 miliardi di dollari ( ma da sola Tesla ne ha 650 miliardi) stanno presentando le trimestrali e gli impatti negativi si vedono. I forti aumenti di salari, previsti dai primi due accordi siglati ( Stellantis e Ford), non potranno che impattare “seriamente” sui costi delle imprese. General Motors ancora non ha chiuso e il sindacato UAW( United Auto Workers) ha proclamato una nuova agitazione nello stabilimento del Suv Cadillac in Tennessee. Gli accordi già firmati, oltre agli adeguamenti monetari di  adeguamento sull’inflazione, prevedono: garanzie di sicurezza sul lavoro e altre concessioni, soprattutto in vista dell'imegno sull'auto elettrica. Tutti miglioramenti sacrosanti per una classe di lavoratori che, negli anni ,aveva perso molto potere d’acquisto con i salari fermi. Ma i nuovi accordi, sopratutto nel breve, ridurranno la redditività nelle imprese, in un momento in cui, la sfida sull’elettrico, necessita di grandi investimenti.

Big Auto Usa, le azioni Ford e GM calate del 20% , Stellantis del 4%

Dalll’inizio degli scioperi le azioni Ford e GM sono calate del 20% circa. Solo 4% quelle di Stellantis meno legata al mercato Usa. A fronte di questa incertezza i due giganti hanno ritirato le loro previsioni di crescita.La sintesi delle dichiarazioni dei Ceo su questa scelta sono più o meno le stesse per tutte e due le realtà: un certo rallentamento nella produzione dell’elettrico, aspettative di crescita della domanda inferiori alle attese e ricerca di soluzioni tecniche atte ad abbassare i pressi del prodotto finale. Nel pieno della crisi Stellantis ha sofferto un po’ meno grazie ai forti marchi che possiede non solo americani come Chrysler, Dodge e Jeep, ma pure europei del peso di Lancia, Maserati, Fiat, Peugeot, Citroën, Opel, Alfa Romeo. In ogni caso sembra essere finito, almeno per un po’ il periodo d’oro dei profitti dei tre giganti automobilistici americani e , al tempo stesso, per i lavoratori sembra essersi concluso il periodo nero si erano persi, quasi in pieno, tutti i vantaggi della classe media in cui erano, o si sentivano, una volta inseriti a pieno titolo.

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