I 20 migliori album pop-rock del 2022: Taylor Swift, Harry Styles, Lizzo e...
I successi più travolgenti dell'anno, tra nuovi divi e icone che ritornano - GUARDA TUTTI I VIDEO
I 20 dischi usciti nel 2022 e che proprio non si possono perdere
HARRY STYLES - HARRY'S HOUSE
Diciamo la verità, in pochi pensavano che fosse possibile per Harry Styles passare dal ruolo di star di una boy-band a quello di performer realmente rispettato. E quando il successo planetario del singolo “As it was” è esploso nelle mani degli scettici, subito questi hanno fatto illazioni sulle somiglianze con “Take on me” degli A-ha (vale la pena di cercare in Rete il magnifico mashup). Invece, “Harry's house” si inserisce nella ricca tradizione del pop d'autore, dove Styles si trova in ottima compagnia: dagli Abc ai Travis.
RED HOT CHILI PEPPERS - THE RETURN OF THE DREAM CANTEEN
A soli sei mesi da “Unlimited love”, uscito a inizio 2022, arriva anche il tredicesimo album per la band di Atnhony Kiedis, rinfrancata dal (nuovo) ritorno di Jack Frusciante nel gruppo. La promessa del titolo non è tradita: il RHCP sembrano davvero energici come da ragazzini e, oltre al loro tipico crossover funk-rock, sciorinano numeri che sembrano uscire dai migliori repertori degli anni '70 e '80. Ottime notizie per i (tantissimi) fans della band, tra i quali circolavano perplessità rispetto alle più recenti produzioni. They're back!
FLORENCE & THE MACHINE - DANCE FEVER
Il quinto album della band di Miss Welch funziona alla grande, anche grazie all'azzeccata scelta dei produttori: Jack Bayley dei Glass Animals e Jack Antonoff, amatissimo anche da altre voci femminili come St. Vincent, Lorde, Taylor Swift e Lana Del Rey. Sempre più Joni Mitchell dei tempi moderni, Florence viaggia tra folk e femminismo in una chiave sempre nuova ed avvincente, una febbre (danzereccia) dalla quale farsi contagiare con entusiasmo.
SIMPLE MINDS - DIRECTION>OF>THE>HEART
Icone degli anni '80, gli scozzesi sono incredibilmente al passo con i tempi nella sperimentazione di nuove sonorità. “Solstice kiss”, nata per lo spot del whiskey McCallums, è già entrata nel cuore dei fans, al pari dei classici della produzione storica.
EDITORS - EDM
Con il settimo album in studio in 17 anni di carriera, gli Editors si confermano come colonne portanti del rock internazionale, capace di sedurre sia i nostalgici del passato che le nuove leve, abbinando il successo commerciale al plauso della critica.
LIAM GALLAGHER - C'MON YOU KNOW
Il terzo album in studio in solista conferma la capacità di Liam di andare avanti con successo, senza più pensare al fratello Noel: anche “C'mon you know” ha debuttato al numero 1 della classifica inglese, piazzandosi in diritto tra le uscite dell'anno.
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THE WEEKND - DAWN FM
Uscito a gennaio, è ancora oggi uno dei lavori più apprezzati e freschi dell'anno. Questo anche perché, rispetto ai lavori precedenti, è più introspettivo e si lascia scoprire piano piano, ascolto dopo ascolto. Da produttore o da performer, The Weeknd è senza dubbio uno dei migliori creatori di hit del nostro tempo, degno erede di Prince.
FONTAINES DC - SKINTY FIA
Il terzo album in carriera conferma la band irlandese come protagonista della scena post-punk. Una maturazione ottenuta anche col sofferto trasloco a Londra, ma le radici irish si rispecchiano in questo lavoro, fin dal titolo, che significa “la maledizione del cervo” e rimanda appunto alla tradizione celtica.
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PAOLO NUTINI - LAST NIGHT IN THE BITTERSWEET
Ci sono voluti ben otto anni di attesa per ascoltare il quarto album dello scozzese di origini italiane, ma anche i fan più esigenti affermano che ne è valsa la pena. Brani come “Afterneath”, “Heart filled up”, “Lose it”, “Children of the star” e “Shine a Light” lo collocano nello stesso pantheon dei grandi cantautori internazionali, da Bruce Springsteen a Lou Reed.
THE 1975 - BEING FUNNY IN A FOREIGN LANGUAGE
Con il suo quinto album, la band di Manchester è certamente arrivata al picco della propria maturità. In questo nuovo lavoro, perfetta fusione di pop e rock, si sentono influenze che spaziano da Peter Gabriel ai Fleetwood Mac, ma senza nulla togliere all'affascinante originalità di ogni brano.
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EDDIE VEDDER - EARTHLING
C'era molta attesa sul terzo album solista della voce dei Pearl Jam. “Earthling” non ha certo deluso le attese, anche grazie a featuring prestigiosi come Elton John, Stevie Wonder, Ringo Starr, Chad Smith e Josh Klinghoffer.
LIZZO - SPECIAL
Con il suo quarto album conferma di non essere “solo” un'icona della body positivity, bensì la nuova stella della musica black e pop. Un risultato prestigioso, al quale collaborano nomi altrettanto prestigiosi, da Rick Rubin a Lauryn Hill. Curiosità: tra gli autori figurano anche i Coldplay, perché Lizzo ha campionato “Yellow” nel brano conclusivo, chiamato appunto “Coldplay”.
TAYLOR SWIFT - MIDNIGHTS
In Italia continua ad essere guardata con una certa sufficienza, ma a livello internazionale è una star di primissimo livello, che contende a Lady Gaga e Beyonce il trono delle performer femminili. Il suo decimo disco, oltre al duetto con Lana Del Rey, contiene 13 tracce di ottimo livello elettropop (20 nella versione deluxe), che ne fanno apprezzare il talento anche come autrice e produttrice di se stessa.
KENDRICK LAMAR - MR MORALE & THE BIG STEPPERS
Cinque anni di attesa sono davvero tanti, quando sei acclamato come vero e proprio messia del rap. Per ripagare i fan della loro pazienza, Lamar sforna un doppio album nel quale mette a nudo la sua parte più intima, simboleggiata dalla copertina che lo ritrae con la famiglia in una stanza. Una stanza molto frequentata, però, visto che al disco collaborano Pharrell Williams e The Alchemist tra i produttori, più il cugino Baby Keem, Ghostface Killah, Summer Walker, Kodak Black e Beth Gibbons dei Portishead tra i featuring.
THE BLACK KEYS - DROPOUT BOOGIE
Dopo l'omaggio al blues di “Delta Kream” (interamente composto di cover), si riparte con una serie di tracce tra il rock e il funk ad alto tasso di adrenalina, fin dall'apertura con “Wild Child”. In “For the love of money” sembra di risentire i Canned Heat, mentre il resto del disco riecheggia qua e là tracce che spaziano fino agli ZZ Top. Roba da intenditori.
YEAH YEAH YEAHS - COOL IT DOWN
Ci sono voluti nove anni di paziente attesa per ascoltare il quinto album della band newyorchese. Sulla quantità ci sarebbe da discutere (dura una mezzoretta scarsa), ma sulla qualità no. Si tratta di un ottimo concept album sulla tragedia climatica, il cui titolo è ispirato dall'omonima canzone dei Velvet Underground, per far riflettere su come il nostro pianeta sia trattato dalla stregua di una prostituta.
ARCTIC MONKEYS - THE CAR
Dopo la discussa svolta lounge di “Tranquillity Base Hotel & Casino”, si volta pagina con un disco nel quale appaiono evidenti riferimenti prestigiosi che spaziano da David Bowie ai Japan, passando per i Blue Nile e persino per i Beatles e Burt Bacarach. Sonorità esaltate dalla collaborazione con l'orchestra di 18 archi per la quale la band si è trasferita a Londra. Immancabili, a livello di testo, i giochi di parole e i doppi sensi che rappresentano una sorta di marchio di fabbrica.
NOISEWORKS - EVOLUTION
Ritorno a sorpresa per la band australiana, che non pubblicava album da ben 31 anni. L'ultimo era stato “Love versus money” (1991), che comunque non aveva saputo replicare il successo del disco d'esordio “Noiseworks” (1987) e del successivo “Touch” (1988). Jon Stevens oggi ha 61 anni, ma la sua voce è ancora rock e graffiante come ai tempi belli, ovvero quando gli INXS lo assunsero come sostituto dell'insostituibile Michael Hutchence.
SUEDE - AUTOFICTION
Alfieri del Brit-pop negli anni '90, raffinatissimi negli arrangiamenti con il ritorno sulle scene negli anni 10 e ora di nuovo in pista con “il nostro disco punk”, come lo ha definito Brett Anderson. Una duttilità decisamente notevole, che si traduce in sonorità degni dei migliori dischi di Siouxsie e dei Cure. Paragoni che da soli valgono i massimi voti in pagella.
JOHNNY MARR FEVER DREAMS PTS 1-4
Preceduto dagli EP “Fever Dreams PT 1” e “Fever Dreams PT 2”, il quarto album in studio dell'ex-Smiths ci restituisce un “guitar hero” più in forma che mai. Ormai da tempo il suo sound si è distanziato dagli anni d'oro con Morrissey virando verso uno stile che ricorda New Order, Simple Minds e Depeche Mode. Un percorso che continua con il passo giusto.