Cronache

Le parole dei media che hanno caratterizzato il mondo nel 2022

di Mariangela Campo

L'analisi di alcune delle espressioni protagoniste dell’anno che sta per concludersi

Il 2022 è stato un anno denso di eventi, ognuno accompagnato da parole o espressioni specifiche entrate nel dibattito pubblico

I linguisti di Babbel, la piattaforma online per imparare le lingue, hanno analizzato le parole che i  media hanno usato di più nei 12 mesi del 2022.

Un anno carico di avvenimenti, le cui implicazioni si sono percepite in tutto il mondo: dalla guerra in Ucraina all’inflazione, dall’aggravarsi della crisi climatica alle crisi politiche, soprattutto in Italia e nel Regno Unito, dalle proteste in Iran ai mondiali in Qatar e al Qatar-gate.

Questi sono solo alcuni degli eventi che hanno caratterizzato il 2022, ognuno accompagnato da parole o espressioni specifiche entrate a far parte del dibattito pubblico.

Iniziamo allora il viaggio nel tempo attraverso l’analisi di alcune delle parole e delle espressioni che sono state protagoniste dell’anno che sta per concludersi.

L’invasione e la guerra

Il 24 febbraio 2022 il mondo si è svegliato con la notizia dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, un evento senza precedenti nell’Europa del Dopoguerra. I media mondiali ne hanno dato immediatamente notizia, ma non tutti l’hanno descritta nello stesso modo.

Termini come “guerra” e “invasione”, usati moltissimo nei giornali italiani, non compaiono mai nei media russi che, probabilmente a causa delle limitazioni imposte dalla censura, hanno usato parole più neutrali come “conflitto” e “operazione militare”.

Verso la fine di marzo 2022 l'Ucraina, attraverso i suoi massimi rappresentanti, si è rivolta ai media e ai giornalisti del mondo con la richiesta di usare una serie di accorgimenti nei racconti di guerra. In una lettera aperta, ha elencato le richieste e le motivazioni di termini ed espressioni da bandire e delle parole da usare per descrivere i fatti.

“No all'uso di termini come crisi, conflitto, operazione militare accostati all'aggettivo ucraino (crisi ucraina, conflitto ucraino).

Vi chiediamo queste formulazioni: “guerra della Russia in Ucraina”, “invasione russa dell'Ucraina”, soprattutto nelle didascalie, nei titoli, negli attacchi dei pezzi, negli hashtag.

Bandita l'espressione “guerra di Putin”: “Anche se la tentazione è credere che questa guerra sia cominciata per volere del presidente russo, i sondaggi di organizzazioni come Savanta, ComRes e Vciom raccolti sulla domanda se i russi vogliono la guerra riferiscono che la maggioranza dei russi, circa il 60%, la sostiene.

Il pubblico supporto a Putin durante la prima settimana di confitto è salito in Russia dal 60 al 71%. Il fatto che molti russi non abbiano accesso alle informazioni dei media indipendenti non li solleva dalla responsabilità di prendere le distanze”, si legge.

No all'uso di espressioni come “aree detenute dai separatisti” quando si parla di Donetsk e Luhansk: “Molti media parlano degli pseudo referendum del 2014 nei territori ucraini del Donetsk, della Crimea e degli oblast del Luhansk per giustificare l'invasione russa. Questo è ingannevole. Questi territori sono stati occupati e annessi dalle forze militari russe nel 2104. La Crimea in una inequivocabile violazione delle leggi internazionali. La guerra nel Donbas è stata orchestrata e sostenuta dallo stato russo. Gli pseudo referendum non sono riconosciuti dalla comunità internazionale”.