Silvestrin ad Affari: “La robaccia di ‘Love MI’? Buttiamo la nostra cultura”
Dure critiche dall’ex conduttore di Mtv Enrico Silvestrin al festival musicale di Fedez andato in onda su Italia Uno: “Asfittici e provinciali”
La musica non è ‘Love MI’. In Italia manca qualità nel settore. Aperto il dibattito. “Vuol dire Pil che non c’è. Buttarlo nel cesso. Vai a dirlo agli inglesi. Togli loro il Pil della musica britannica, quel mercato musicale, vedi come scendono in piazza”
A Milano 20.000 giovani in piazza a cantare le canzoni del festival ‘Love Mi’, organizzato da Fedez (trasmesso anche da Italia Uno), ma Enrico Silvestrin, ex conduttore di Mtv e attore, ha duramente criticato l’evento: “Stammerda andrebbe nascosta, invece viene trasmessa. Fedez è il divulgatore della merda di questo Paese”.
Silvestrin, che succede? La musica torna a far notizia…
“Dipende quale. La musica del ‘Love MI’ no. Vedo questa robaccia e mi dicono che è musica. Mi sono rotto i coglioni di vedere persone zitte, silenziose e mute che al massimo parlano per slogan deprimenti. C’è musica di gran lunga migliore di quella che si vede continuamente in Italia. Poi la gente dice: la musica di oggi fa schifo, era meglio il rock di una volta. Ma che dicono? Ditemi qual è l'ultimo disco che hai comprato? Non ti dicono niente e fanno scena muta e spariscono. Siamo un Paese chiuso, non la conoscono quelli delle nuove generazione come quelli della mia generazione.”
A me l’auto-tune usato come ho visto in piazza a Milano fa pena e come si usa in Italia in genere, così anche la musica che c’era in piazza, però...
“Ma è un degrado nostrano. Negli altri Paesi non si usa l’auto-tune così, salvo Bon Iver che ne fa un uso sperimentale, artistico, diverso. Non serve per correggere le proprie magagne di intonazione. Qua invece si usa perché non si sa cantare e allora cambia un po' la questione. L’auto-tune poi non si usa dal vivo...”
Certo c’è un problema di uniformità totale, manca la qualità, la diversità, la complessità...
“Nella musica ci sono innovatori, creatori e gente che fa benissimo il suo mestiere ma…”
Ma in questo caso Fedez, che tu critichi, non fa benissimo il suo mestiere? Per quanto faccia una musica che a me non dice niente…
“Ma stiamo parlando di un contesto localissimo che non ha alcuna rilevanza oltre la nostra chiusa provincia. Per dire, mica ci interessiamo alla Trap indiana perché non siamo indiani. Ma se ti occupi di musica internazionale sai che cosa c'è nella musica post punk australiana perché oggi ha un senso ed è una grande scena, culturalmente rilevante. Questo che abbiamo visto in piazza invece cos’è?”
Ma è un limite che va al di là dello spettacolo ‘Love Mi’ e di Fedez...
“Non va al di là ma è collegato. Se noi avessimo dei divulgatori musicali, qualcuno che ci racconti che cosa succede nel mondo, non rimarremmo a bocca aperta, stupiti, ad ascoltare, che ne so, la scena musicale di Bristol che è gigantesca”
Non c’è più un mercato musicale e un’industria vera della musica in Italia che faccia innovazione, ricerca, produca del nuovo...
“E questo è grave. Vuol dire Pil che non c’è. Buttarlo nel cesso. Vai a dirlo agli inglesi. Togli loro il Pil della musica britannica, quel mercato musicale, o fallo agli svedesi. Vedi come scendono in piazza”
Il ragazzino di 20 anni che abbiamo visto a Milano in piazza dovrebbe sapere che non esiste solo quella musica. Perché non diciamo: bravo Fedez, nel fare quella cosa lì, ma facciamo altro e la domanda è: perché gli altri non fanno altra musica?
“Ci vogliono altri punti di vista. Bisogna dare altri punti di vista. Quello in piazza è un pubblico di ignoranti perché pensano che quella sia la musica”
Fedez sa fare la sua musica. Non è che siete voi che non sapete fare la vostra proposta musicale?
“Non sto parlando di successo musicale ma di controcultura, di alternative che ti portano ad alzare il tiro sulla qualità della musica e quindi della vita”
La controcultura vuol dire nicchia, vuol dire combattere, vuol dire innovazione, dolore...
“E lo dici a me? Io lo faccio da 4 anni. Nella mia trasmissione su Twitch passo 80 artisti diversi a settimana, 80! Ho invitato tante volte tanti artisti ma sai perché non vengono? Perché non si guadagna subito. Ma dopo si, certo che guadagni. Ma c’è fretta e uniformità. Invece capisci che cosa vuol dire la libertà, sentire ed avere altre voci. Quante persone si sono rimboccate le maniche e fanno programmi su Twich? Nessuno, solo io. Questa è la scena”
Alziamo lo share del tuo programma che è molto bello, perché no...
“Ma andrà bene per me ma non va bene in generale”
Cosa bisogna fare per avere la ricchezza musicale che non abbiamo più?
"Non si fa più ricerca musicale perché oggi te la devi fare da solo. Nel momento in cui hanno spento le guide è morto tutto, come quando criticavamo MTV perché passava solo cose commerciali. Una volta spenta MTV o Videomusic hai visto che è successo?”
Chi dovrebbe darli questi punti di vista diversi?
“Le guide che non esistono più. Come il tuo negoziante che non esiste più. La musica non si vende più. Neanche c’è più il suo negozio o qualcuno che te ne parli di musica. Prima c'erano le radio, adesso non esistono più. I ragazzi sono totalmente distaccati da una radio che non parla per loro. Negli altri Paesi, a differenza nostra, le radio fanno proposte musicali, innovazione e non sono fatte da bambocci che fanno ridere ma da persone che fanno ricerca e raccontano la musica”
Cosa possiamo dire a quei ragazzi di vent'anni che cantavano quelle canzoncine nella piazza di ‘Love Mi’?
“Iniziassero ad ascoltare i corrispettivi stranieri. Iniziassero a fare paragoni già nel genere che a loro piace, ad ascoltate le radio straniere e quali sono le proposte musicali fuori dall’Italia. Viaggiate, invece che starvene nella provinciona italiana! Andate da un ragazzino della vostra età di un altro Paese e parlate di musica, invece di parlare di altro, e vedrete che non avrete argomenti! Questo perché quello che ascoltate voi lo ascoltate solo voi, non esiste fuori, non ha alcuna rilevanza e vi rende dei provinciali mentre quello che ascolta lui è nel resto del mondo, è rilevante per lui e tanti altri”
C’è un problema culturale di fondo…
“E’ molto nostro come problema… Siamo in una provincia troppo chiusa ”
Materialmente cosa proponi di fare?
“Semplice: o ti cerchi della musica oppure segui degli stronzi come me che cercano di farti da guida. Non ti puoi far guidare da un algoritmo che non avrà mai la capacità di comunicarti la passione, il lavoro che faceva il tuo rivenditore di dischi che diceva: ‘Questo lo devi sentire, è incredibile’”
Come si ricostruisce questa cosa?
“Bisogna aggredire i posti dove stanno i ragazzi, sulle piattaforme. Ma dobbiamo tutti pretendere di meglio e fare meglio. Io critico duramente ma poi faccio, divulgo. Finché ragioniamo in modo mediocre non andiamo da nessuna parte. Ho iniziato con un canale di 15 persone, oggi ho 14.000 follower. I sedicenti esperti che parlano di musica in Italia non parlano mai dell'oggi, di cosa accade oggi nel mondo, ma sempre del passato perché non sanno che cosa succede oggi. I programmi di musica sono così. Ci sono solo i giornalisti di settore che fanno il lavoro che faccio io e per fortuna ci sono ancora”
Chi non ha fame non va da nessuna parte...
“Esatto. Sono felice di aver riacceso la passione in tante persone e soprattutto questa attività che faccio è servita a me perché in me ha creato un legame con la musica che non avevo da tempo. E chi mi segue è disposto ad andare avanti anche se io non ci fossi più. Vedi Sanremo: a distanza di mesi non ci sono altre produzioni musicali. Questo vuol dire il deserto e il provincialismo, culture, vite ed economie che spariscono. E' il polso di un settore che non può esprimere questo”