Aiuti di Stato, si incrina il fronte Nord-europeo. Punto a favore di Meloni
Attesa per il Consiglio Ue
Consiglio europeo, molti Paesi membri non hanno digerito la scelta di Francia e Germania di inviare i rispettivi ministri dell’economia a Washington per discutere degli aiuti di Stato
C’è molta attesa per il prossimo Consiglio Europeo di Giovedì 9 e Venerdì 10 Febbraio, che la premier Giorgia Meloni sta preparando con molta cura ed attenzione, non solo perché è sua consuetudine studiare e preparare attentamente ogni appuntamento ed evento, ma anche perché in questa occasione, il ruolo del nostro paese potrebbe essere centrale, come forse poche altre volte in passato. Questione energetica e migranti sono come al solito i temi forti dell’appuntamento, ma anche gli aiuti europei e la guerra in Ucraina saranno certamente oggetti del contendere tra i rappresentanti dei 27 paesi.
In questi giorni la premier ha avuto una serie di incontri e telefonate con i principali leader europei, proprio per preparare il terreno per questo consiglio straordinario, che si preannuncia non privo di conflitti e tensioni. La scorsa settimana Meloni ha visto il premier svedese e il cancelliere tedesco Olaf Scholz. In queste ore ha sentito al telefono Emmanuel Macron (con il quale sembrerebbero rientrate frizioni ed incomprensioni, sorte con la vicenda Ocean Viking), il cancelliere federale austriaco, Nehammer, il Primo Ministro greco, Mitsotakis, e il premier olandese Rutte, che a quanto sembra è sembrato, insolitamente, assai cordiale e vicino alla premier italiana.
"E' stato un piacere parlare al telefono con il mio omologo italiano, il primo ministro Giorgia Meloni: Olanda e Italia affrontano molte sfide condivise in aree come l'immigrazione e l'economia. Abbiamo concordato di lavorare insieme nei giorni a venire in vista del Consiglio europeo speciale". ha scritto su twitter il premier olandese, Rutte, e questa certamente può considerarsi già una notizia. Non solo perchè definitivamente smentirebbe i molti che prevedevano per il nostro paese, un pericoloso isolamento in Europa con il centrodestra al governo, ma anche perché rappresenta platealmente quello che da tempo si vocifera nei corridoi di Bruxelles, e cioè che il fronte dei paesi frugali si starebbe incrinando.
Per la prima volta, a sentire gli spifferi delle cancellerie europee, infatti, pare proprio che il blocco dei paesi del nord non sarebbe più così compatto, come avvenuto in questi ultimi anni, a causa soprattutto del piano proposto dalla Von der Leyen di concedere un allentamento delle regole stringenti sugli aiuti di Stato (poi certo Olaf Scholz non è la Merkel e la sua leadership sta incontrando grandi difficoltà in patria che inevitabilmente hanno ripercussioni sul suo ruolo internazionale e sui suoi rapporti con altri paesi). Questa proposta sembrerebbe aver creato parecchi malumori non solo nel nostro paese, ma anche appunto in alcuni paesi del nord, come per esempio l’Olanda o la Svezia, che avrebbero già fatto sapere la loro sostanziale contrarietà, considerando che questo intervento sarebbe volto a favorire chi, come Francia e soprattutto Germania, hanno più ampi spazi di manovra sul bilancio dello Stato.
“Gli Stati membri hanno opinioni diverse su quella che dovrebbe essere la risposta” al piano di sussidi americano, ha spiegato Jessika Roswall, ministra svedese per gli Affari Ue, che guida la presidenza di turno. Ed è proprio su questa presunta spaccatura, che riguarderebbe anche Danimarca, Finlandia, oltre a tutti i paesi cosiddetti di Visegrad, che hanno sottoscritto nei giorni scorsi una lettera che invitava la commissione alla cautela sulla soluzione prospettata dalla Von Der leyen, che il nostro premier spera di cominciare ad aprire una seria discussione su quali invece possano essere gli strumenti adeguati europei, per far fronte ai rialzi dell’inflazione e per rispondere al mostruoso piano di aiuti all’economia varato dagli Usa, inflation reduction Act da 300 miliardi.
A questo proposito ha fatto storcere il naso a più di un paese la scelta di Francia e Germania di inviare i rispettivi ministri dell’economia a Washington, proprio per parlare di questo con l’amministrazione americana. I due paesi forti dell’Unione, che nei giorni sono tornati a parlarsi, dopo mesi di gelo, sembrano sempre più intenzionati a fare fronte comune in nome e per conto di tutta l’Europa, ma con un chiaro e prioritario interesse nazionale in primo piano. Insomma niente di nuovo sotto il sole di un'Europa sempre più divisa e spaccata sulle questioni che contano. La Meloni, che dice queste cose da anni, potrebbe allora avere maggiori spazi di manovra, per creare nuove ed inaspettate alleanze per il nostro paese, per incrinare ulteriormente il fronte dei paesi “frugali”.
Lo sforzo che la Meloni sta compiendo in queste settimane per creare le condizioni per rendere il nostro paese un hub energetico per l’Europa, sarà certamente oggetto delle discussioni del Consiglio. E la necessità di trovare risorse per un progetto che dovrebbe aiutare tutti i paesi, non solo sulla questione del reperimento di nuove risorse energetiche, ma anche su quello dei flussi migratori dai paesi africani. Proprio la Germania di Olaf Scholz ha mostrato grande interesse nel progetto portato avanti dalla premier italiana su questo aspetto. Anche perché, come discusso dalla cabina di regia creata dalla Meloni nei giorni scorsi, parte dei fondi del PNNR potrebbero essere dirottati proprio a questa finalità, anche per andare incontro al nuovo piano Repower Ue, che punta ad un risparmio del 13% di energia entro il 2030. Il lavoro fatto dal ministro Raffaele Fitto, in queste settimane, per concordare appunto una revisione del PNNR, alla luce della situazione geopolitica ed economica, radicalmente cambiata rispetto a due anni fa, sta cominciando a portare i primi frutti.
Lo spazio certamente è sempre piuttosto stretto, ma la mossa solitaria franco tedesca, potrebbe aprire nuovi spiragli per indebolire quel fronte compatto, che da anni forma una barriera invalicabile a qualsiasi proposta che possa portare a strumenti di risposta eccezionali ( come per esempio il debito comune ) per dare risposte ad una situazione eccezionale come quella attuale. Difficile che per ora si possa pensare ad un accordo sul debito comune, ma certamente esistono maggiori speranze che si possa arrivare ad un primo compromesso su una maggiore flessibilità del PNNR e sui fondi di coesione. La vera sfida sui nuovi strumenti europei per far fronte all’emergenza economica, come quello sul debito comune, sarebbe solo rimandata di qualche mese, quando una alleanza in Europa tra popolari ed Ecr ( a cui stanno lavorando da mesi la premier e il suo ambasciatore in Europa Raffaele Fitto) potrebbe portare ad una nuova chiara maggioranza del centrodestra in Europa nel 2024. E in questo caso, per la premier italiana, che è anche presidente del gruppo dei conservatori europei dell’ECR, e per il nostro paese si potrebbero aprire ben altre prospettive.