Al G20 di Bali è andato in scena il nuovo ordine mondiale. L'analisi

La stretta di mano Biden-Xi è il segno della svolta

di Daniele Marchetti
Biden e Xi
Esteri

La Cina sostituisce la Russia nella nuova carta geostrategica

Il G20 di Bali resterà nella storia non tanto per le tre ore di bilaterale Cina-USA (fatto comunque assai rilevante) quanto piuttosto per la foto Biden-Xi Jinping.

In quella stretta di mano immortalata e riportata da tutti i media del mondo c’è la cifra geopolitica di questo nostro tempo: la Cina sostituisce la Russia nella nuova carta geostrategica del pianeta e - notizia nella notizia - si riafferma con forza l’assetto bipolare del mondo.

Est ed Ovest: lo schema non cambia!

A Bali, contro ogni vulgata multipolare, il mondo politico che conta ha riaffermato lo storico dualismo tra la cultura occidentale qualificata e governata dall’assetto democratico e l’oriente culturalmente propenso al potere monocratico dell’uomo solo al comando.

C’è di più. In quella foto emblema del nuovo equilibrio mondiale balza agli occhi la felicità di Xi Jinping generalmente austero, serioso, gelido conforme alla severa cultura del partito popolare cinese.

Un sorriso che è tutto un programma, anzi che è il compimento di un programma politico. L'altro ieri a Bali i grandi del mondo (per il tramite dell’esponente più autorevole John Biden) hanno sdoganato la Cina innalzandola a nazione leader dell’intero oriente.

Non Basta. Nel sorriso di Xi c’è la consapevolezza di un cambio d’epoca per la Cina! Di una insperata duplice vittoria: aver sostituito il Cremlino (di cui ormai Pechino detiene il rubinetto delle lacrimanti casse dopo l’affrancamento dell’Europa dal gas russo) e, soprattutto, vedersi legittimata la politica di espansione/colonizzazione economica (e con essa l'ingerenza politica) messa in atto da anni e con modi assai aggressivi in Africa, in sud America come in altre importanti aree del pianeta.

Ma anche una foto nella quale John Biden e gli Usa tornano a rivestire i panni dell’uomo e della nazione guida del mondo in grado, persino, di scegliere e consacrare l’interlocutore con cui venire a patti non solo per Taiwan o per la soluzione degli altri fronti aperti a partire dalla guerra in Ucraina e dall’emergenza alimentare, ma per indirizzare l’intera sfera geopolitica mondiale per i prossimi decenni.

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