"Almasri protetto da Londra". Spunta la rete inglese del torturatore libico

Banche, legali e aziende della City dietro al generale. L'intrigo internazionale

di Redazione Esteri

Njeem Osama Almasri

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Almasri e quella richiesta strana fatta agli 007 italiani. Il retroscena

Il caso Almasri resta un giallo. In attesa di capire gli esiti dell'inchiesta in corso e le eventuali responsabilità del governo italiano in merito alla liberazione del torturatore di migranti libico accusato dalla Corte penale internazionale di crimini contro l'umanità, emergono nuovi dettagli inediti. Li svela il Telegraph. Al momento dell’arresto del 20 gennaio scorso - sostiene il quotidiano britannico e lo riporta Il Giornale - Almasri sarebbe stato in possesso di sei carte di credito e debito emesse anche da due istituti bancari made in Britain, i passaporti di altri due Stati e il contatto con un importante studio legale cino-inglese specializzato in immigrazione nella Chinatown londinese.

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Materiale che gli è stato restituito dopo la mancata consegna alla Corte penale internazionale. "Portatemi a Londra", avrebbe chiesto Almasri - in base a quanto risulta a Il Giornale - ai nostri 007 sul Falcon 900 italiano che il 21 gennaio l’avrebbero rimandato in Libia su ordine del Viminale che l’ha espulso dall'Italia. L’aereo, partito alle 11:15 da Ciampino, atterrato alle 12:15 a Torino Caselle e ripartito alle 19.50 per l’aeroporto di Mitiga, dove è sbarcato alle 21:42, era stato accolto dalle milizie salafite. Perché farsi portare a Londra? Come se Almasri sapesse che anche lì l'avrebbe fatta franca. Il generale libico ha soggiornato indisturbato dal 6 al 13 gennaio proprio a Londra prima di volare in Italia dove è stato arrestato. La vicenda diventa sempre di più un intrigo internazionale.

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