Cina: morto l'ex premier Li Keqiang, "rivale" di Xi sulle politiche economiche

Scomparso per "un improvviso attacco cardiaco" l'ex primo ministro cinese, che negli ultimi anni aveva usato toni preoccupati sull'economia cinese

di Lorenzo Lamperti
Li Keqiang al fianco di Xi Jinping al XX Congresso
Esteri

Li Keqiang, ex premier cinese, muore all'improvviso a Shanghai

"600 milioni di cinesi guadagnano ancora appena 1000 renminbi (circa 140 euro) al mese. Dopo il Covid-19, il sostentamento delle persone dovrebbe essere la nostra priorità". Si tratta di uno dei suoi interventi più celebri degli ultimi anni, in cu spesso aveva fatto un parziale controcanto alla retorica ufficiale. Definirlo un rivale di Xi Jinping è probabilmente troppo, ma certamente era una figura che, a torto o a ragione, aveva assunto un'aura di una certa autonomia rispetto alle posizioni della leadership. Leadership che in realtà anche lui rappresentava, anche se il suo ruolo è apparso parzialmente e progressivamente svuotato nel corso del tempo.

Stiamo parlando di Li Keqiang, l'ex premier cinese morto venerdì 27 ottobre poco dopo la mezzanotte. Aveva 68 anni. "Improvviso attacco cardiaco", dice l'agenzia di stampa statale Xinhua. La sua morte arriva inattesa e in un momento particolarmente delicato per il governo cinese, dove solo pochi giorni fa sono stati cambiati tre ministri chiave: Difesa, Finanza e Scienza e Tecnologia. Nel caso della difesa, tutto lascia pensare che la rimozione del generale Li Shangfu sia dovuta a un'indagine penale a suo carico.  Il tutto a soli tre mesi di distanza dalla rimozione del ministro degli Esteri Qin Gang, in mezzo a voci su una presunta relazione extraconiugale con una giornalista televisiva mentre era ambasciatore negli Stati Uniti.

La morte di Li potrebbe alimentare alcune voci, visti i recenti stravolgimenti politici e visto che Li era stato accompagnato alla porta lo scorso anno. Li è diventato premier, la seconda carica più alta del sistema statale cinese nel 2013, insieme all'ascesa di Xi Jinping come segretario generale ed è rimasto in carica per 10 anni fino al marzo 2023, quando è stato sostituito da Li Qiang.

Li Keqiang e quella mano sulla spalla poggiata da Hu Jintao

Ma già a ottobre 2022 era stato sentenziato il suo pensionamento. Era scontato il suo ritiro da premier dopo due mandati (un vincolo superato da Xi ma non dagli altri ufficiali), ma molti analisti si aspettavano la sua permanenza all'interno del Comitato permanente, che riunisce le sette figuri principali nella scala gerarchia del Partito comunista. Così non è stato, visto che Xi ha scelto una squadra composta da soli fedelissimi. E Li si è fatto da parte. L'immagine rimasta di lui al Congresso è la mano posata sulla sua spalla da Hu Jintao, l'ex presidente, mentre veniva scortato fuori dalla Grande Sala del Popolo poco prima del discorso conclusivo di Xi Jinping.

Figlio di un funzionario locale della provincia non certo ricca dello Anhui, Li ha fatto carriera grazie al suo coinvolgimento nella Lega della gioventù comunista, la stessa "corrente" di Hu Jintao. Una componente a cui Xi non ha lasciato nemmeno una bandierina al XX Congresso e all'interno del Comitato permanente, escludendo anche dal Politburo (composto da 24 membri, un gradino sotto nella gerarchia del Partito) a Hu Chunhua, ex protetto di Hu Jintao e in passato indicato come potenziale successore di Xi.

Ma Xi di successori non ne ha indicati e ha appena iniziato il suo terzo mandato. Li non l'ha mai sfidato apertamente, ma negli ultimi anni aveva assunto un tono più preoccupato sulla situazione economica del paese e nel 2020 aveva anche proposto il rilancio della cosiddetta "economia delle bancarelle" nelle città cinesi, incontrando l'opposizione della leadership. E, spesso, l'oscuramento sui media statali. Come accaduto a inizio 2023, quando nelle ultime settimane da premier uscente aveva fatto una sorta di tour "di addio" ai ministeri, rinnovando gli appelli alle riforme e alle aperture economiche. 

Xi Jinping chiamato a evitare complottismi e tensioni interne

La sua morte farà scaturire presumibilmente qualche complottismo, come spesso accade anche a causa dell'opacità delle dinamiche politiche cinesi. Ma va tenuto in mente che l'influenza politica di Li (il cui ruolo di "oppositore" interno è stato spesso parecchio esagerato) era pressoché assente e non rappresentava dunque una minaccia per Xi. I segnali dai media di stato sembrerebbero peraltro confermare che la morte è stata improvvisa e inattesa. Su Xinhua è apparsa solo la notizia, con l'annuncio di una successiva pubblicazione di un necrologio, dove saranno studiate con attenzione le parole e le scelte lessicali per vedere il grado di onori che sarà concesso all'ex premier.

"Il compito immediato della leadership cinese sarà quello di trovare un necrologio che sia gradito alla famiglia di Li (cosa non sempre facile, soprattutto se la famiglia è scontenta di qualcosa), che si adatti all'agenda politica del regime e che non infiammi il sentimento popolare", ha sottolineato Joseph Torigian dello Stanford Hoover History Lab, esperto delle dinamiche interne al Partito comunista, per poi ricordare che la morte di figure considerate dei riformisti come gli ex premier Zhou Enlai e Hu Yaobang (proprio nel 1989, l'anno di piazza Tienanmen) ha causato tensioni e proteste interne.

Proprio undici mesi fa, Xi Jinping ha dimostrato di saper navigare un altro importante lutto, quello dell'ex presidente Jiang Zemin, scomparso proprio pochi giorni dopo le proteste contro la strategia zero Covid in diverse città cinesi. Ora arriva un nuovo test, che si somma alla necessità di rilanciare un'economia che ha mostrato segnali di rallentamento. E una scena politica in cui Xi è sempre più l'unico attore protagonista. Un bene in tempi buoni, un rischio in tempi meno buoni.

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