Cina, trame di potere nel cerchio magico di Xi: via il ministro della Difesa

Relazioni extraconiugali e indagini per corruzione: silurati due fedelissimi del leader. Ma il cambio di Li Shangfu può favorire il dialogo militare con gli Usa

di Lorenzo Lamperti
Esteri

Xi Jinping cambia squadra: le ombre dietro la caduta dei suoi ministri Li e Qin

L'ultima volta era apparso a fine agosto al forum Cina-Africa. Poi, due mesi senza appuntamenti pubblici. Ora, dopo numerose indiscrezioni, c'è l'ufficialità: il ministro della Difesa cinese, Li Shangfu, è stato rimosso. La sua sorte è la medesima toccata all'ex ministro degli Esteri Qin Gang, rimosso a sua volta a fine luglio. Da allora era però rimasto membro del Consiglio di Stato, il massimo organo esecutivo cinese. Nella serata di martedì 24 ottobre, però, sia Qin sia Li sono stati rimossi anche dal ruolo di consiglieri di Stato. Non è tutto. Li, generale dell'Esercito popolare di liberazione, ha perso anche la poltrona nella Commissione militare centrale.

Due vicende separate l'una dall'altra, ma che unite rappresentano un caso più unico che raro per la rilevanza delle figure messe da parte, anche perché entrambi erano considerati parte della "cerchia" dei rapporti di Xi, in particolare Qin che era stato peraltro protagonista di un'ascesa lampo all'interno della macchina diplomatica e statale. Ma sono finiti invischiati in vicende discplinari dai contorni ancora opachi e incerti. Contestualmente, sono stati sostituiti anche il ministro delle Finanze Liu Kun e il ministro della Scienza e della Tecnologia Wang Zhigang. Ma in questo caso si tratta di sostituzioni programmate, ampiamente preannunciate e rispondenti a logiche politiche.

Come da tradizione, il Comitato permanente dell'Assemblea nazionale del Popolo, che ha operato le rimozioni, non ha fornito dettagli e motivazioni sulle sue decisioni. Su Qin si era parlato di una relazione extraconiugale con una giornalista televisiva (da qualcuno sospettata di avere legami con servizi d'intelligence stranieri) mentre era ancora ambasciatore a Washington: tutto da confermare. Le modalità della rimozione di Li sembrano invece confermare le indiscrezioni apparse da diverse settimane sui media internazionali a proposito di una possibile indagine per corruzione a carico di Li, collegata al suo precedente ruolo di responsabile delle forniture militari dell'esercito cinese, ricoperto fino al 2022. La vicenda potrebbe peraltro essere collegata al recente siluramento dei vertici delle forze missilistiche cinesi, annunciata a inizio agosto.

Li ha acquistato aerei da combattimento e sistemi missilistici dalla Russia, finendo sotto sanzioni degli Stati Uniti dal 2018. Una volta diventato ministro lo scorso marzo, Li ha confermato il rapporto molto profondo con Mosca, che ha visitato due volte nel giro di 4 mesi. L'ultima a metà agosto, quando si era recato anche in Bielorussia. La nomina di Li era servita anche per segnalare agli Usa di non essere disposta a cedere alle sanzioni. Rivendicando di fatto l'orgoglio della scelta dei propri uomini. A giugno, Li ha evitato l'incontro col segretario della Difesa Lloyd Austin allo Shangri-La Dialogue di Singapore. E il rifiuto alla piena riapertura del dialogo in materia di difesa è stata sin qui giustificata proprio con la mancata rimozione delle sanzioni contro Li.

Forse non a caso, è stata annunciata la presenza di una delegazione degli Stati Uniti allo Xiangshan Forum di Pechino il prossimo fine settimana, importante appuntamento in materia di difesa organizzato dal colosso asiatico. Il tutto mentre il ministro degli Esteri Wang Yi arriva giovedì negli Stati Uniti per incontrare il segretario di Stato Antony Blinken e organizzare i preparativi del sempre più probabile incontro tra Xi e Joe Biden di novembre, a margine del summit Apec di San Francisco. Al posto di Li potrebbe arrivare Liu Zhenli, uno dei pochi generali cinesi con esperienza reale di combattimento nella guerra col Vietnam del 1979.

I motivi dietro i cambi a Finanze e Tecnologia

I cambi alla guida dei ministeri di Finanza e Scienza-Tecnologia sono invece frutto anche dell'approvazione della riorganizzazione dell'apparato governativoo-statale dello scorso marzo, che prevede tra l'altro una revisione del sistema di funzionamento dei due ministeri. Alle due sessioni, il massimo appuntamento legislativo annuale cinese, erano stati confermati Liu Kun e Wang Zhigang ma era attesa a breve la loro sostituzione. I loro successori operavano già sostanzialmente in loro vece nelle ultime settimane.

Alla Finanze arriva Lan Foan, in primo in 40 anni a non essere stato prima viceministro. La rapida ascesa è dovuta alla sua esperienza da governatore provinciale, in un momento in cui la priirità del partito è impedire il contagio della crisi immobiliare sulle casse locali. Che il focus principale del governo sia quello economico lo dimostrano altre due mosse delle scorse ore. Primo: l'approvazione di un nuovo pacchetto di stimoli che prevede l'innalzamento del deficit di bilancio. Secondo: la prima storica visita di Xi alla banca centrale.

A guidare il ministero della Scienza e Tecnologia sarà invece Yin Hejun, vicepresidente dell'Accademia delle Scienze. Uno di quei tecnocrati che hanno fatto il loro grande ritorno durante l'era di Xi, tesa a perseguire l'autosufficienza tecnologica per mettersi al riparo dalle turbolenze globali e dalle tensioni con gli Stati Uniti. Un obiettivo su cui si respira sempre maggiore urgenza, dopo le ultime restrizioni della Casa Bianca. 

Tags:
cinajoe bidenusaxi jinping