Elezioni Turchia, se alla fine l'Europa fa il tifo per il "brutale" Erdogan...
Migranti, economia, ma soprattutto la scusa perfetta per non avviare negoziati di adesione di Ankara: ecco perché l'Ue sotto sotto può tifare per il Sultano
Elezioni Turchia, Erdogan la scusa perfetta per evitare l'adesione di Ankara all'Ue
Ma siamo sicuri che l'Unione europea fa il tifo per Kemal Kılıçdaroğlu alle elezioni in Turchia di domenica 14 maggio? Forse ufficialmente, ma ufficiosamente a Bruxelles e Strasburgo probabilmente in molti sperano che alla fine la spunti Recep Tayyip Erdogan. Sì, proprio il sultano, definito più volte "dittatore" e da altri "despota sanguinario". Compreso Mario Draghi, costretto poi a fare un passo indietro dopo che da premier aveva appunto bollato come dittatore il presidente turco.
Per quale motivo l'Europa potrebbe tifare per il "mostro"? Il primo motivo è abbastanza intuitivo. Il fatto che Erdogan sia al potere, soprattutto perché negli ultimi anni ha preso una piega sempre più autoritaria, ha permesso all'Ue di eludere la questione dell'eventuale adesione della Turchia all'Unione europea. Per molti politici europei, Erdogan è stato un'utile copertura, che ha permesso all'Ue di escludere legittimamente qualsiasi discussione seria con Ankara sull'adesione. Il suo comportamento ritenuto sempre più inaccettabile, con l'incarcerazione degli oppositori politici e gli attacchi contro le norme dello Stato di diritto, ha secondo Politico dato all'Ue la scusa per evitare la questione.
Un cambio di regime potrebbe alterare questa dinamica, ma riportare d'attualità il tema dell'adesione turca sarebbe un affare a dir poco spinoso per l'Ue. Tanti paesi sono contrari, così come le forze sovraniste di tutta Europa sono profondamente ostili anche solo ad aprire un negoziato di adesione per Ankara, a prescindere da chi sia al potere. Insomma, la sconfitta di Erdogan farebbe probabilmente fiorire una serie di dichiarazioni entusiastiche da più parti, ma sotto sotto per l'Ue sarebbe un grosso problema.
Non solo per la questione dell'adesione. Uno dei principi fondamentali che guidano la politica estera dell'Ue è la promozione della stabilità nelle regioni limitrofe. Data la posizione strategica della Turchia a cavallo tra Europa e Medio Oriente, il mantenimento di un ambiente politico stabile e prevedibile nel Paese è fondamentale per la sicurezza e la cooperazione regionale. Sostenere Erdogan, in quanto leader in carica, potrebbe essere visto come un mezzo per garantire la continuità, prevenire gli sconvolgimenti politici e mantenere un certo grado di stabilità nella regione.
Migranti e relazioni economiche: con Erdogan garanzie su stabilità e pragmatismo
C'è poi la questione della crisi migratoria e dei rifugiati. La Turchia ha svolto un ruolo significativo nella gestione dei flussi migratori e di rifugiati provenienti da regioni in conflitto come la Siria e l'Iraq. L'Ue ha interesse a cooperare con la Turchia per affrontare questa crisi e prevenire una catastrofe umanitaria. Il governo di Erdogan è stato determinante nel negoziare e attuare accordi, come la dichiarazione Ue-Turchia, volti a controllare la migrazione irregolare e a fornire sostegno ai rifugiati. Riconoscendo il ruolo di Erdogan in questo senso, l'Ue potrebbe considerare il suo sostegno alle elezioni come un mezzo per sostenere questa cooperazione e prevenire una potenziale rottura nella gestione della migrazione.
C'è poi anche una profonda interdipendenza economica. L'Ue è il principale partner commerciale della Turchia e una fonte significativa di investimenti diretti esteri. L'Ue ha interesse a preservare un ambiente commerciale favorevole in Turchia e a garantire la stabilità economica. L'amministrazione di Erdogan ha attuato riforme economiche e perseguito politiche per attrarre investimenti esteri. Sostenere Erdogan alle elezioni potrebbe essere vista come una scelta pragmatica per salvaguardare la cooperazione economica e prevenire le perturbazioni che potrebbero avere un impatto negativo sulle imprese turche ed europee.
Da ricordare poi che l'Ue ha spesso dimostrato un approccio pragmatico nella sua politica estera, privilegiando la stabilità, il dialogo e l'impegno rispetto allo scontro. Nonostante le preoccupazioni sul governo di Erdogan in merito a questioni come i diritti umani, la libertà dei media e lo stato di diritto, l'Ue potrebbe optare per una posizione pragmatica che si concentri sull'impegno costruttivo piuttosto che sull'isolamento.