Etiopia-Tigray, verso una pace duratura

Josep Borrell: la pace nella regione è “uno dei rari frammenti di buone notizie nel mondo”

di Marilena Dolce
Cena ufficiale delegazione militare eritrea ad Addis Abeba
Esteri

Etiopia-Tigray, dopo la pace rientrati circa 200 mila sfollati interni

Si sono svolti in questi giorni gli incontri ufficiali ad Addis Abeba tra Ministro della Difesa etiopico e vertici militari eritrei. Nella regione del Tigray che per due anni, dal 2020 al 2022, è stata scossa da un violento conflitto è ora iniziato il processo di pace. Una condizione importante, anche se non semplice, che i media internazionali ignorano, come del resto avevano ignorato la guerra.

Eppure la pace stabilita lo scorso 2 novembre a Pretoria, firmata dai rappresentanti del governo e dal Tplf (Tigray People’s Liberation Front), è un passo fondamentale perché la popolazione della regione possa tornare a vivere nelle proprie case. Secondo dati Unhcr sono rientrati finora circa 200 mila sfollati interni.

Josep Borrell, responsabile della politica estera dell’Unione Europea, dopo il colloquio sul Tigray avuto con il segretario di Stato Antony Blinken, ha commentato che la pace nella regione è “uno dei rari frammenti di buone notizie nel mondo”.

Il mese scorso Blinken è andato in Etiopia per incontrare il premier Abiy Ahmed, ma anche Getachew Reda, portavoce del Tplf e ora governatore ad interim della regione del Tigray, dopo la cancellazione, richiesta dall’America, del suo partito dall’elenco delle organizzazioni terroriste. La nuova amministrazione, composta da 27 membri, dovrebbe garantire la transizione stabilita dagli accordi.

Durante gli incontri governativi Blinken ha fatto due annunci importanti, lo stanziamento di 331 milioni di dollari per aiuti umanitari gestiti da Usaid e il reintegro dell’Etiopia nel programma Agoa (African Growth and Opportunity Act) perché possa di nuovo accedere al mercato Usa senza pagare dazi.

Al momento della partenza da Addis Abeba Blinken si è detto fiducioso sul buon esito del processo in corso definendo i colloqui avuti con le parti, “fruttuosi” ma ricordando che l’America si aspetta che il governo etiopico proceda contro i responsabili dei crimini di guerra compiuti contro i civili.

Sul conflitto nel Tigray si è espresso anche, lo scorso febbraio, il Presidente eritreo Isaias Afwerki che, in una lunga intervista rilasciata ai media locali, ripercorrendone le cause storiche e politiche, ha spiegato i motivi per cui l’esercito eritreo è intervenuto a fianco del governo di Addis Abeba.

“Nonostante l’aiuto militare e strategico di Washington”, dice il Presidente “il TSF (Tigray Special Forces) è stato subito militarmente in difficoltà. Non sono bastati per vincere l’alto numero di soldati arruolati più o meno volontariamente né l’invio, per vie traverse, di armi e munizioni”. Infatti l’appoggio all’esercito federale garantito dal governo eritreo e dagli altri alleati ha bloccano sul nascere le previsioni ottimistiche del Tplf che ne è uscito sconfitto. Questo è il motivo per cui lo scorso 2 novembre ha accettato l’accordo di Pretoria. “Un accordo”, dice il presidente Isaias positivo se implementato in tutte le sue parti”. “Dopo aver dichiarato una guerra inutile che ha causato la morte di centinaia di migliaia di persone” continua il Presidente, “chi ha scatenato il conflitto e causato questa tragedia dovrebbe essere giudicato. Noi abbiamo collaborato con l’esercito federale etiopico, agendo come un’unica squadra. Consideriamo ciò una premessa importante per la pace nella regione”.

È di questi giorni l’incontro ad Addis Abeba tra un’alta delegazione di militari eritrei, guidata da Abraha Kassa, capo dell’intelligence e vertici militari dell’esercito federale, su invito del governo etiopico, come atto di riconoscenza per il sostegno ricevuto durante il conflitto.

Nel suo discorso ufficiale, Abraha Kassa (EDF, Eritrean Defense Forces) ha detto che nel 2020 l’intervento militare si è reso necessario per contrastare l’offensiva del Tplf contro il governo federale etiopico.

A sua volta, il Capo di Stato Maggiore delle forze armate etiopiche, (ENDF) Marshal Birhanu Jula, ha dichiarato che l’aiuto offerto dal popolo eritreo e dal suo esercito non potrà mai essere dimenticato e che rimarrà negli annali della storia etiopica.

Parole che segnano un’importante presa di distanza dalle correnti che, minando i rapporti tra Eritrea ed Etiopia, vorrebbero un Corno d’Africa diviso e instabile.

Gli incontri di Addis Abeba tra vertici militari eritrei ed etiopici, largamente diffusi dalla stampa locale, sono stati visti, infatti, come un positivo consolidamento tra i due Paesi, una condizione che rafforza la pace di Asmara del 2018 e l’accordo di Pretoria del 2022.

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