Guerra Russia-Ucraina, la pace come bilanciamento militare
Carl von Clausewitz: “La guerra è la continuazione della politica con altri mezzi”
Guerra Russia-Ucraina, la pace come bilanciamento militare
Il negoziato per un armistizio, e ancor più per una pace, ha una base “giuridica” e una base militare. Può sembrare strano che, quando già si è arrivati allo scontro armato, si parli ancora di diritto. Ma, se esistono guerre di pura aggressione, ne esistono anche “in buona fede”. Tanto che Carl von Clausewitz ha potuto dire che la guerra è “la continuazione della politica con altri mezzi”.
Poniamo che il Paese A e il Paese B, entrambi convinti di avere ragione, siano arrivati allo scontro armato, nel quale nessuno dei due prevale nettamente. A questo punto i mediatori possono interporsi, per sottolineare i costi in termini economici e di vite umane e indicare il compromesso conveniente per giungere alla pace. Ecco la “guerra in buona fede”. Nel caso di una guerra di conquista o di pura aggressione le cose stanno invece diversamente. Quando la Germania di Hitler s’è annessa la Cecoslovacchia non c’era nessuno spazio per un negoziato sulla base delle ragioni delle parti. Hitler invadeva la Cecoslovacchia soltanto perché era il più forte. Punto.
In questo caso lo schema più facile per rappresentare la situazione è quello della rapina di strada. Se tre rapinatori fermano un onesto borghese e l’uomo non ha modo di difendersi, non c’è spazio per di nessun negoziato. Ma facciamo che il rapinato sia un notevole judoka e da solo sia capace di reagire efficacemente contro i tre, tanto che questi si chiedono se non sia meglio sottrarsi alla furia dell’energumeno. E ciò nello stesso momento in cui il rapinato si chiede se per caso i tre non possano avere il sopravvento. Così si apre uno spiraglio per la tregua, ma non perché ci sia qualcosa da negoziare: infatti il denaro è tutto del rapinato e il torto tutto dei rapinatori. Ma converrebbe ai rapinatori contentarsi di una sommetta e al rapinato di pagarla pur di levarsi di torno quei delinquenti.
Nel caso dell’Ucraina tutta la ragione “giuridica” è a favore del Paese aggredito e tutto il torto è della Russia. Dunque “giuridicamente” non c’è nulla da negoziare. Ma dal momento che la Russia infligge all'Ucraina notevoli danni e notevoli perdite umane, e altrettanto fa l'Ucraina nei confronti della Russia, si può arrivare ad una tregua, ma puramente come bilanciamento militare. Non ci sono ragioni che non siano militari.
È inutile chiedersi che cosa si stiano dicendo i negoziatori ucraini e russi, perché non c’è nulla da discutere. Se i negoziati esistono, se Putin risponde al telefono, è per la facciata, per fare contenti i pacifisti. Ma sono parole al vento. Ci dobbiamo chiedere soltanto come stiano le cose sul terreno. Se continuando la guerra i russi pensano di vincere, non accetteranno la pace. E altrettanto può dirsi degli ucraini. Soltanto se ambedue i belligeranti avranno subito grandi perdite, e saranno talmente stanchi da non poterne più, possono arrivare alla pace. Esigendo e concedendo soltanto ciò che possono esigere o concedere sulla base delle condizioni sul terreno.
Ammettiamo che l'Ucraina stia vincendo e, per avere la pace, proponga alla Russia di riconoscere formalmente l’annessione della Crimea e nient’altro. Soltanto se la Russia fosse stanchissima e delusissima dei risultati raggiunti, potrebbe accettare, raccontando poi ai russi che Putin ha vinto: ha ottenuto una nuova regione, ha annullato la (immaginaria) minaccia ucraina ed ha eliminato le pesanti sanzioni. Racconterebbe ai russi la sconfitta come una vittoria, ma nell’ambito di una dittatura si può anche imporre ai cittadini di credere che la Terra è cubica.
Ammettiamo invece che la Russia stia vincendo sul terreno. Teoricamente potrebbe chiedere tutto, inclusa l’annessione dell'Ucraina, ma questo calcolo è miope. L'Ucraina ha largamente dimostrato con la resistenza di popolo di non sentirsi e di non volere essere una provincia della Russia. Se la Russia si annettesse l'Ucraina si procurerebbe un gigantesco Afghanistan, moderno, ben armato dall’Occidente e pronto ad un’infinita, dolorosissima guerriglia. I russi non avrebbero mai pace. Hanno abbandonato l’Afghanistan dopo dieci anni, la Cecoslovacchia dopo venti, e forse abbandonerebbero l'Ucraina dopo trenta, ma dovrebbero comunque liberarla, in futuro. Riportandosi a casa montagne di casse da morto. Anche questo conta nel negoziato. Ma tutto dipende dalla reale situazione sul terreno. Che non conosciamo.