Economia

Generali: Caltagirone e Cirinà danno battaglia sulle colonne del Messaggero

Si avvicina la sfida decisiva per il controllo del Leone e l'intervista al candidato di "Calta" fa discutere

Il 29 aprile l’Assemblea dei Soci di Generali sarà chiamata a nominare il Consiglio di Amministrazione per il prossimo triennio

Con la linea del traguardo ormai in vista, i protagonisti della volata cominciano a sgomitare per sbilanciare l’avversario, in barba ai valori del fair play. Non siamo così ingenui da pretendere che le partite decisive della finanza si disputino con i guanti bianchi: anzi, è perfettamente normale che l’importanza della posta in palio stimoli energici strattoni e colpi sotto la cintura.

Tuttavia, è impossibile non notare qualcosa di irrituale nell’intervista all’ex top manager di Generali, Luciano Cirinà, pubblicata da “La Stampa” e poi rilanciata da “Il Messaggero”. L’Italia è il Paese degli editori “impuri”, termine che usiamo non in senso valutativo – ci mancherebbe altro – ma in senso tecnico, per descrivere la realtà di un mercato nel quale Affaritaliani.it è tra i pochissimi casi di media pubblicati da editori che fanno solo gli editori, mentre il 99% delle testate giornalistiche appartiene a gruppi che hanno il loro core-business in altri campi. Anche per questo siamo abituati un po’ a tutto, eppure ci colpisce il fatto che il giornale di Caltagirone, che come noto a tutti sta dando l’assalto a Generali, rilanci l’intervista di una testata-competitor al candidato che sostiene e che peraltro è reduce da una vicenda turbolenta con l’azienda in questione: un licenziamento considerato ingiusto dall’interessato e che quindi sta preparando un’azione legale, mentre con l’altra mano prepara il rilancio di Generali stessa! 

Chissà in che modo è stata accolta questa decisione editoriale nella redazione de “Il Messaggero” e con quale dialettica nei confronti dell’editore? Quello che è certo, visto che si parla di un’intervista ripresa da “La Stampa”, è che a suo tempo il compianto Avvocato Agnelli si guardava bene dall’affidare le proprie esternazioni alle colonne del quotidiano di famiglia. Questione di stile, anche se tutti sanno che ogni mattina all’alba scattava immancabile la sua telefonata al direttore in carica, nello stesso giro di squilli che lo portava a tirare giù dal letto Boniperti e Trapattoni, i suoi riferimenti nella Juventus. Certo, stiamo parlando di un’icona della storia economica (e non solo) del nostro Paese, che aveva a sua disposizione qualsiasi microfono desiderasse. Ma, soprattutto, erano altri tempi. 

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