Iran, l'ambasciatore nega la repressione. Tajani: dialogo difficile

Il diplomatico si aspetta dall'Italia "un atteggiamento più costruttivo". Tajani: "Difficile se l'Iran continua con questa cieca repressione"

Esteri

Dopo la condanna di Mattarella per la brutale repressione in Iran, il nuovo ambasciatore a Roma nega tutto e difende il regime degli ayatollah

Dopo il richiamo di Sergio Mattarella sulle esecuzioni capitali e le violenze rivolto al nuovo ambasciatore della Repubblica islamica Mohammad Reza Sabouri, il diplomatico incontra la stampa e difende la linea repressiva del regime iraniano.

"Le persone contro le quali in questi tempi recenti è stata applicata la pena di morte sono persone che hanno subito un processo equo, che hanno avuto garanzie legali e i tribunali che li hanno processati offrivano loro adeguate garanzie. Solo dopo tutte le verifiche necessarie sono state condannate a morte".

"In base alle leggi e alla legislazione dell'Iran la pena capitale è autorizzata per i reati più gravi. In Iran le proteste sono ammesse, le manifestazioni sono permesse quando sono pacifiche ma laddove cambiano natura e diventano disordini violenti questo non è accettabile".

Parlando delle proteste scatenate dalla morte della 22enne Masha Amini, Sabouri ha sottolineato che "le forze dell'ordine" iraniane "nell'affrontare questi disordini non sono armati e tra loro si contano 8mila feriti e più di 50 morti".

Tra le centinaia di vittime, "non più di 300 persone" secondo l'ambasciatore, "abbiamo riscontrato che molti sono stati uccisi con armi non in dotazione alle nostre forze dell'ordine e qui c'è un grande punto interrogativo sui chi ha usato queste armi per uccidere".

"Abbiamo avuto anche alcuni episodi tristi e incresciosi. Abbiamo riscontrato che alcune delle persone che hanno perso la vita avevano reagito ai disordini schierandosi con le forze dell'ordine", ha dichiarato Sabouri.

Teheran, ha poi aggiunto l'ambasciatore, "non si sente tradita dall'Italia" dopo il rilascio di Alessia Piperno e la successiva dura condanna delle repressione in Iran da parte del governo italiano, ma "ci aspettiamo e ci auguriamo di vedere un atteggiamento più costruttivo da parte delle autorità italiane e sono qui per mantenere e rafforzare i nostri rapporti bilaterali".

"L'Iran è pronto ad accogliere il know how e la tecnologia italiana e siamo pronti a portare i rapporti al glorioso passato. Abbiamo sempre guardato all'Italia come porta di accesso all'Europa in tutti i campi, da quello politico a quello culturale".

"I rapporti politici ed economici con l'Italia sono sempre stati costruttivi e in crescita, tuttavia, a causa delle sanzioni e degli attori esterni, questi rapporti non sono stati esenti da alti e bassi nel corso degli anni. Ma le autorità di Roma e Teheran hanno sempre cercato di rimuovere questi ostacoli sulla base del mutuo interesse", ha aggiunto.

Infine, Sabouri ha respinto anche le accuse sulle violenze in carcere subite dalle detenute. Il procuratore generale ha disposto che iniziassero indagini "approfondite per verificare la veridicità" delle denunce di violenze sessuali in carcere sulle manifestanti arrestate in Iran e "anche l’Organizzazione per la difesa dei diritti umani sta svolgendo delle indagini. In base ai dati diffusi dal procuratore generale, nelle prigioni dove sono rinchiuse le detenute non hanno accesso gli uomini".

Il ministro degli esteri Antonio Tajani alle commissioni Esteri di Camera e Senato

"La repressione in Iran ci lascia sgomenti", ha detto il ministro degli esteri Antonio Tajani alle commissioni Esteri di Camera e Senato. "Chiediamo l'immediata cessazione della repressione, in linea con il Parlamento e con quanto detto dal Capo dello Stato e dal presidente del Consiglio". Tajani ha anche chiesto "una moratoria alla pena di morte".

In Iran l'autorità applica una "cieca repressione", con un "ricorso arbitrario alla pena capitale" che rende "sempre più difficile un dialogo costruttivo", conclude Tajani.

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