Iran nega le cure al Nobel per la Pace. Onu, beffa del Paese capo dei diritti

La volontà di impedire all'attivista di ricevere cure mediche stride pesantemente con la presidenza del Forum sociale per i diritti umani

di Redazione Esteri
Narges Mohammadi
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Iran nega le cure mediche al premio Nobel per la Pace "perché non indossa il velo"

L'Iran si oppone al trasferimento dell'attivista Narges Mohammadi, premio Nobel per la Pace. La donna si trova rinchiusa nel carcere di Evin a Teheran da circa due anni e - a quanto si apprende - non avrebbe diritto alle cure mediche per essersi rifiutata di indossare l'hijab, che - in un messaggio letto dalla figlia e pubblicato sul sito del Nobel - Mohammadi ha descritto: “un mezzo di controllo e repressione imposto alla società”.

Poste dunque le polemiche delle Ong e della gran parte dell'Occidente sulla legittimità della pena che sta scontando Mohammadi, a sconvolgere del tutto ora è l'accanimento del Paese degli ayatollah contro l'attivista che soffre di gravi problemi cardiaci e polmonari. Secondo quanto riportato dalla famiglia dell’attivista - riporta Lifegate - dopo aver rilevato due vene con gravi ostruzioni e alta pressione polmonare, con un’angiografia coronarica e una scansione polmonare urgentemente necessarie, “il direttore della prigione ha annunciato che, secondo gli ordini delle autorità superiori, era vietato mandarla all’ospedale senza velo e il suo trasferimento è stato annullato“. Per ora, non ci sono stati commenti da parte delle autorità iraniane.

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Per questo motivo, la famiglia di Mohammadi ha lanciato un appello internazionale, dopo aver riferito che “per due giorni e due notti, un gruppo di donne di Evin ha protestato nel cortile della prigione per mandare Narges Mohammadi all’ospedale”.

Iran, il Paese che presiede l'Onu per la tutela dei diritti umani, si macchia di una grave violazione

L'accaduto stride pesantemente con lo status - raggiunto da poco - di "Paese che tutela i diritti umani" a giudicare dalla nomina ratificata all'Iran per la presidenza del Forum sociale del Consiglio delle Nazioni Unite di Ginevra. Come riporta Il Tempo, infatti, nel solo mese di ottobre 2023 all’interno delle carceri iraniane sono stati uccisi almeno 78 prigionieri, con un aumento del 65% rispetto a settembre, quando sono state registrate 27 esecuzioni.

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Secondo i dati raccolti dall’organizzazione per i diritti umani Hengaw, nella maggior parte dei casi i detenuti morti erano accusati di crimini legati alla droga (35), altre 33 persone di omicidio, 4 di stupro e 6 per circostanze ignote. Senza dimenticare la repressione delle proteste in seguito alle uccisioni delle giovani Mahsa Amini e Armita Garawand. E il regime degli ayatollah dallo scorso 7 ottobre è finito di nuovo sotto la lente di ingrandimento di una larga parte della comunità internazionale per la complicità che ha avuto con Hamas nell’attacco a Israele.

«Mi auguro che l’Unione europea, in segno di protesta, diserti l’iniziativa», ha detto l’europarlamentare leghista Anna Cinzia Bonfrisco in riferimento al Forum dell’Onu in corso a Ginevra. Ancora più tranchant il commento di Nicola Procaccini (FdI) che ha definito la presidenza di Teheran «disumana».

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