Iran, nuovi scontri manifestanti-governo: Tajani convoca l'ambasciatore a Roma

S'aggrava la situazione a Teheran: oltre 100 manifestanti schierati contro il regime rischiano la pena di morte. Si mobilita anche la politica italiana

Esteri

Proteste in Iran, Raisi: "Nessuna pietà per chi protesta ed è ostile" 

''Nessuna pietà'' per chi protesta in Iran, per chi si dimostra ''ostile'' nei confronti della Repubblica islamica: con queste parole il presidente iraniano Ebrahim Raisi, che durante un comizio a Teheran ha accusato quelli che ha definito "ipocriti, monarchici e tutte le correnti antirivoluzionarie", riaccende gli scontri nel Paese, rimarcando che "l'abbraccio della nazione è aperto a tutti, ma non mostreremo pietà per coloro che sono ostili". Il riferimento è a quelle che Teheran definisce ''rivolte'' esplose nel Paese dopo la morte di Masha Amini, deceduta a 22 anni dopo essere stata arrestata dalla cosiddetta polizia morale con l'accusa di non aver indossato correttamente il velo islamico, l'hijab.

Proteste in Iran, Boldrini: "Tajani riceva anche una delegazione della comunità iraniana" 

Le parole di Raisi, e la gravità della situazione in Iran, hanno subito indotto il governo italiano a compiere un passo diplomatico importante: il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha convocato infatti per oggi l'ambasciatore designato iraniano.

Plaude alla decisione del governo Laura Boldrini, deputata del Partito Democratico, che su Twitter scrive: "Finalmente. Avevo chiesto più volte a Tajani di convocare l’ambasciatore o il vice per condannare quanto sta accadendo in Iran. Pure nel question time del 14 dicembre scorso lo avevo sollecitato. Ora riceva anche una delegazione della comunità iraniana in Italia". 

Parole di vicinanza al popolo iraniano anche da Matteo Richetti, capogruppo di Azione - Italia Viva alla Camera dei deputati: "Ogni singolo gesto di ogni donna iraniana che chiede ciò che diamo troppe volte per scontato, come libertà e diritti civili, va sostenuto con ogni strumento. E non mi stancherò di dire che la comunità internazionale deve escludere l'Iran fino a quando non riconoscerà alle donne e ad ogni individuo questi diritti e queste libertà".

Iran, una campionessa di scacchi gioca senza velo ai campionati in Kazakistan: il simbolo della resistenza 

Nel frattempo una nuova donna scende in campo contro il regime iraniano, mostrandosi senza velo. Il suo nome è Sara Khadim al-Sharia, campionessa di scacchi iraniana, che ha deciso di partecipare al Campionato mondiale 2022 in Kazakistan senza indossare il velo obbligatorio, al centro delle proteste che da mesi vanno avanti nel Paese. A renderlo noto è il sito Iran International, che pubblica anche una foto della giovane giocatrice senza hijab.

Il suo gesto conferma come, nonostante le pressioni del governo, personaggi dello sport e dell'arte iraniana continuino a mostrare, spesso in sedi internazionali, la loro solidarietà con le proteste, sottolinea ancora il sito che ricorda che Elnaz Rekabi è stata una delle prime atlete ad apparire in una competizione di arrampicata su roccia in Corea del Sud lo scorso ottobre senza l'hijab obbligatorio.

Accolta da centinaia di iraniani al suo arrivo all'aeroporto di Teheran, la climber non è stata risparmiata dalle rappresaglie del regime che all'inizio di dicembre ha raso al suolo la casa della sua famiglia. Poi era stata la volta della pattinatrice Niloufer Mardani a salire senza velo sul podio dopo una gara in Turchia. Anche l'arciera Parmida Ghasemi lo scorso novembre era rimasta senza velo durante una cerimonia di premiazione a Teheran, anche se dopo l'atleta si era scusata dicendosi di non essersi accorta che il velo era scivolato.

Decine di artiste poi hanno pubblicato foto e video senza il velo, e la loro protesta ha portato all'arresto di molte di loro tra le quali, Taraneh Alidousti, Katayoun Riahi, Hengameh Ghaziani e Sohaila Golestani. Alcune sono state poi rilasciate, ma Taraneh Alidousti, una delle più famose attrici iraniane arrestata lo scorso 17 dicembre dopo aver criticato le condanne a morte per le proteste, è ancora detenuta nella famigerata prigione di Evin, dove sono rinchiusi gli oppositori al regime.

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