Israele, la portaerei Garibaldi vada a Gaza e porti in Italia la “brava gente”

Il valore del soccorso fonda l'identità italiana

Di Enrico Andreoli
Esteri

 Gaza e la “brava gente”

Il film “Il Comandante” nelle sale in questi giorni, narra la storia di Salvatore Todaro comandante di un sommergibile italiano che dopo aver affondato una nave salva, contravvenendo agli ordini ricevuti, 26 marinai nemici finiti in acqua.

Una volta a bordo, l’ufficiale nemico chiede a Todaro “Perché l’avete fatto?” e Todaro che risponde “Noi italiani affondiamo il ferro ma gli uomini li tiriamo su” portando così alla luce il valore del soccorso come fondante dell’identità italiana.

Questo stesso valore del soccorso risuona nella decisione del Presidente Pertini di mandare qualche nave della Marina Militare Italiana a salvare i ‘boat people’ in fuga dal Vietnam. Ricordo che il più amato dei nostri presidenti della Repubblica, era salutato come “Sandro” dai passanti che incrociava andando a prendere un caffè sotto casa ai Monti.

Di fronte alla tragedia della distruzione di Gaza, alla morte - fino ad oggi - di oltre 6.000 civili di cui 2.800 bambini, possiamo:

a) oltrepassare ogni polemica sulle responsabilità storiche di ONU, Inghilterra ed Europa,

b) porre fine alla querelle su chi sia il più cattivo e crudele,

c) interrompere la ricerca delle radici che, a voler essere precisi, si spingono fin dentro la Bibbia nel triangolo Sara-Abramo-Agar; triangolo funesto perché porta ‘de facto’ al tradimento a danno degli Ebrei. (Gen. 21, 17-18)

possiamo d’istinto “restare umani” (copyright Vittorio Arrigoni) e agire il valore del soccorso, quel valore che fa essere gli italiani della “brava gente”.

Per restare umani possiamo fare un gesto, appunto, umanitario e mandare la portaerei Garibaldi, assieme a mezzi anfibi per la logistica, scaricata degli aeroplani e caricata con un ospedale da campo, containers di medicine, desalinatori, macchinari per la ricostruzione della città e quant’altro utile per un aiuto umanitario immediato ma che comunque vada al di là dell’emergenza e del ‘buonismo’.

Israele può pure negare il gasolio per gli ospedali di Gaza ma non avrà il coraggio di bombardare un ospedale italiano.

Sullo sfondo rimane comunque il problema del destino del popolo palestinese e la ripresa del percorso verso la soluzione del 1993. Questo potrebbe essere un primo passo.

 

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